Dodecalogo dell'animatore

Avere un po' di ansia missionaria, non stancarsi se a volte c'è da «allacciare le scarpe» ai ragazzi, dare nome e cognome nella vita ai componenti del proprio gruppo...

Dodecalogo dell'animatore

da Quaderni Cannibali

del 21 maggio 2007

VOLERE BENE A CRISTO

Anche se l'animatore è timido, imbranato, questo amore traspare, ed è la prima qualifica per essere testimoni e non tanto «maestri».

 

VOLERE BENE AI RAGAZZI

Volere bene non significa tanto fare «smancerie» o semplice «simpatia» nei loro confronti (nel senso che oggi tu mi piaci, mentre domani se mi fai arrabbiare, può darsi che mi diventi antipatico). Il volere bene è soprattutto un atto di volontà.

È una posizione a priori: indipendente da chi sei ti voglio bene.

Ma per educare occorre avere la confidenza dei ragazzi. Se vogliamo bene a loro saremo ricambiati.

Evitate però di essere eccessivamente possessivi: i ragazzi non sono una vostra proprietà, quindi non dovete essere gelosi se un altro animatore è particolarmente in confidenza con uno di loro. Cercate piuttosto di meritarvi la sua attenzione, ma senza denigrare il vostro amico.

Non siate inoltre troppo protettivi e attenti, evitate cioè di fare gli animatori-mamma: ricordate che ogni ragazzo ha già i suoi genitori e voi non potrete né dovrete mai cercare di sostituirli!

 

AVERE UN PO' DI ANSIA MISSIONARIA

È positivo che qualche volta «siamo tesi» e «stiamo male» per loro!

 

NON STANCARSI SE A VOLTE C'È DA «ALLACCIARE LE SCARPE» AI RAGAZZI

Il gesto di «allacciare le scarpe» ad un ragazzo implica il chinarsi, il mettersi in ginocchio di fronte a lui. È simbolo di atteggiamento di servizio: ci ricorda che è sempre il ragazzo al centro del processo educativo. E ci rammenta che bisogna fare un po' di fatica e di sacrificio...

 

STARE VOLENTIERI CON I RAGAZZI

Cioè non fare sentire loro che siamo lì temporaneamente come «in prestito», e che abbiamo una cosa più importante da andare a fare da un momento all'altro.

 

NON AGIRE MAI A TITOLO PERSONALE

Non aspettarti la riconoscenza da nessuno, che se poi c’è tanto meglio. Tu però non lavorare per essa.

 

DEDICARE TEMPO AI RAGAZZI

(NON È MAI TEMPO PERSO)

Dedicare tempo significa «dare valore» al ragazzo. Al di là della personalità e della comunicatività che un animatore possiede, i ragazzi stanno volentieri con chi dedica loro tempo.  Ne subiscono spesso il carisma e lo imitano, lo cercano.  Anche negativamente.  Se leggiamo la storia personale di alcuni ragazzi «sbandati» vediamo che quasi sempre sono stati ore ed ore, con persone «sbandate», che hanno delicato loro «attenzione». Un'attenzione pericolosa e negativa, ma sempre tale rimaneva. Inoltre non usare mai la satira, le frasi cattive che irritano, l’accenno a regioni, paesi o difetti personali.

 

DARE NOME E COGNOME NELLA VITA AI COMPONENTI DEL PROPRIO GRUPPO

Impara presto e bene tutti i nomi dei ragazzi.

Per educare è essenziale conoscere chi vogliamo educare, la sua storia, da che famiglia proviene, la sua cultura, la sua personalità, per sapere sempre come agire nei suoi confronti.

 

ESSERE UN PO' SPRINT, GIOIOSI...

I ragazzi guardano soprattutto al «vestito» che indossiamo quando stiamo con loro.  Se noi siamo contenti non possiamo che essere «contagiosi». E poi quello che conta è lo spirito.  Se siamo «sprint» siamo giovani a tutte le età, viviamo la vita e non ci «lasciamo vivere», siamo spinti a creare amore intorno a noi ed avere anche la forza di rischiare per rendere grande un ideale.

 

NON VERGOGNARSI

Non sentirsi a disagio nel fare cose strane come balli, imitazioni di animali, ecc..., o ad essere uno dei pochi che compie la scelta di stare con i ragazzi, andando un po' controcorrente.

 

AVERE VOGLIA DI MIGLIORARSI

Nel canto, nel ballo, nell'imparare nuovi giochi, nuove tecniche espressive, aumentare le proprie competenze ecc. Se l'animatore rappresenta un fondamentale strumento educativo, più lo strumento è efficiente, «lustro» e qualificato, e più il suo uso sarà sempre più incisivo! Attenzione però a non esagerare! Va bene migliorarsi, ma non essere invasivi ed egocentrici.

 

PENSARE CHE È MEGLIO FARE TROPPO CHE PENTIRSI DI NON AVERE FATTO

L'animatore non deve essere una presenza passiva, che subisce le iniziative e le attività. Non abbiate paura a «lanciarvi», anche se qualche volta non centrerete alla perfezione l'obiettivo.  Una cosa è certa: chi non agisce non sbaglia mai...!

 

(Da Scuola per animatori, LDC)

http://www.elledici.org

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