Intervista a don Sergio Bergamin e a don Jacek Trykoszko, i salesiani che hanno avviato il 12 settembre scorso la presenza del carisma di don Bosco in Moldavia.
del 16 ottobre 2005
 
Prima di tutto, vi chiediamo di presentarvi un po'... 
D. Sergio
Mi chiamo Sergio Bergamin. Sono nato a San Martino di Lupari in provincia di Padova. L’incontro con don Bosco posso dire che è avvenuto in due fasi: prima a Castello di Godego (TV) dove ho incontrato dei salesiani entusiasti che hanno saputo creare un vero clima di famiglia. Ho cominciato a vedere la presenza di don Bosco nei loro volti, nel loro stare con noi nei diversi momenti della giornata. Abituato a vedere la figura del prete lontano dalla mia vita di adolescente, dai mie piccoli problemi, lì ho trovato persone che mi sapevano ascoltare e capire nei miei sogni. Poi negli studi a Nave (BS). In un momento in cui tanti valori sui quali stavo impostando la mia vita sono andati pian piano in crisi, perché non trovavo attorno a me la corrispondenza con quanto avevo nel cuore, Dio mi ha rivelato il cuore stesso dell’azione di don Bosco. Mi si è rivelato in modo nuovo, quello slogan che spesso avevo sentito: “Segni e portatori dell’Amore di Dio a giovani”. Ho scoperto  che il primo soggetto dell’amore di Dio ero io. Più entravo in questa realtà più mi ritrovavo a vivere con entusiasmo questo dono. É come se Dio avesse acceso la mia vita: mi sono ritrovato immerso in uno stupendo piano d’amore. Ho visto il volto di un don Bosco vivo, capace di portare un soffio di vita nuova attorno a me. Poi sono stato a Alberoni (VE), Udine, Tolmezzo, Gorizia, Chioggia… fino al momento in cui don Roberto Dissegna, l’Ispettore di allora, dopo la celebrazione di un funerale mi chiese: ”Sei disposto ad andare in Romania?”. Ero a Chioggia da un anno e mi è parsa strana questa sua proposta… Ma poi ho risposto semplicemente: “Sono pronto a fare la volontà di Dio”.
Questa è stata l’obbedienza che ha cambiato il corso della mia storia. Posso dire che in questa realtà ho sentito la bellezza del carisma di don Bosco. Sono stati 9 anni di una ricchezza straordinaria. Ho imparato a toccare con mano la povertà e a condividerla. Ho visto nascere e crescere un’opera salesiana che è diventata punto di riferimento per molti giovani e ragazzi. La miseria e l’abbandono sono diventati un grido che toccava profondamente la mia anima e mi spingeva ad entrare nel cuore stesso di questo grido.
Assieme alla comunità abbiamo toccato con mano la “provvidenza di Dio”, a chiedere e ad ottenere… Sentiamo che tutto è frutto di questo Dio che Ama davvero i giovani. Un piccolo episodio. Quando abbiamo cominciato ad accogliere i ragazzi di strada in una casa vecchia e appena sistemata, il numero si è fatto subito molto alto. Venivano sporchi e senza scarpe. Non sapevamo come fare. Cosi con Vinci (ora don Venceslao) ci siamo trovati a pregare a chiedere scarpe per questi ragazzi. Dopo pochi giorni ci arriva un messaggio che c’era un camion di scarpe pronto per noi. E così tantissimi altri piccoli episodi...
 
D.Jacek  
Mi chiamo Jacek Trykoszko, sono nato a Bialystok in Polonia (nord-est). Da giovane facevo parte di una comunità che si occupava di persone diversamente abili. Attraverso i campiscuola vissuti con i nostri bambini e giovani ho conosciuto i salesiani di cui eravamo ospiti. Subito vidi la loro grande apertura al mondo giovanile. E io sentivo il profondo desiderio di dedicare la mia vita ai giovani. È così che don Bosco mi ha trovato. Sentii mio lo stile di lavoro dei figli del Santo Educatore ed Amico dei giovani e sono entrato nel noviziato.
Durante il seminario il Signore mi ha fatto fare delle bellissime esperienze. La maggior parte dei miei compagni vivevano le attività pastorali nelle parrocchie, alcuni negli oratorii (le realtà tipiche salesiane in quegli anni stavano pian piano rinascendo dopo il periodo del regime). Io spesso dividevo il pane, le gioie e i dolori con i tossicodipendenti e con i giovani del carcere minorile. Ricordo soprattutto gli indimenticabili momenti durante il tempo di Pasqua e Natale. Era bello stare con quelli che per vari motivi si trovavano privi di tutto: la fede, la famiglia, la libertà…
Il mio tirocinio l’ho fatto a Faenza (in Italia). Lavoravo nel convitto e nei week-end davo una mano all’oratorio. Devo dire che ho fatto un’esperienza molto valida imparando tantissimo dai confratelli tra i quali vivevo e con i quali realizzavo il progetto pastorale.
Dopo l’ordinazione sacerdotale i superiori mi hanno destinato all’oratorio di Lodz, Olsztyn, Suwalki. E alla fine la proposta della Moldavia…
 
Come è nata l'idea di portare il carisma di Don Bosco in Moldavia?
Leggendo gli scritti di don Bosco, ad un certo punto ci si rende conto che il suo sogno non si fermava a Torino, al Piemonte, all’Italia…
Dopo alcuni anni di Romania sentivamo che il lavoro era tanto, i ragazzi molti… ma sentivamo anche che l’ideale di don Bosco era ancora più grande. Certamente noi non avevamo il coraggio di proporre nuove opere, anche se continuavamo a presentare situazioni della Romania che chiedevano la presenza di don Bosco. Arrivavano segnali da diverse parti del paese. Preti che chiedevano, laici che desideravamo la nostra presenza per occuparci dei giovani. Poi, sotto la spinta del Nunzio apostolico di Bucarest, che conosceva i salesiani, è arrivata anche la richiesta del Vescovo della Moldavia.  Era una richiesta sorretta anche da tanti religiosi già presenti sul territorio.
Possiamo dire che Dio si è servito di queste persone per aprire i nostri orizzonti.
 
Cosa ti è passato nella mente, nel cuore quando i superiori ti hanno chiesto di andare in Moldavia?
D. Sergio
Puoi pensare... dopo 9 anni vissuti a Costanza (Romania), impegnati molto nelle costruzioni, vedevo finalmente la possibilità di dare tutto il mio tempo ai giovani. Proprio allora mi è stato chiesto di… entrare in un mondo nuovo, una lingua nuova, volti e strutture nuove…! Ma avevo anche nel cuore quello che sempre mi sono detto: “L’opera è frutto di una comunità che vive il carisma di don Bosco”.
Ho cercato sempre di non legarmi alle opere di Dio, ma a Dio che lavora nella mia storia con la disponibilità quotidiana a ricominciare! Da una parte provavo una profonda sofferenza per i tanti rapporti costruiti, dall’altra sentivo la gioia di essere nel nuovo progetto di Dio. Partendo ho cercato di staccarmi da tutto… Partire con nel cuore il desiderio di “portare l’amore di Dio per i giovani”… E mi sembra di sperimentare ogni giorno l’entusiasmo dei primi tempi!! Non  c’e’ spazio per le nostalgie! Sentivo poi di non partire da solo. Ci sono delle Ispettorie, c’è la congregazione che parte con noi.
D. Jacek
Il mio superiore don Jan Nieweglowski prima del Natale 2004 telefonandomi mi ha chiesto: “Sai il russo?”. “L’ho studiato a scuola”, ho risposto. “E l’italiano?”. “Riesco a comunicare”. “Allora”, concluse il superiore, “c’è bisogno di andare in Moldavia. Hai 2 settimane per darmi la risposta”.
Siccome l’idea di andare in missione non mi era estranea, la mia risposta non poteva essere che “Ci vado!”.
Subito mi resi conto che la mia risposta avrebbe portato molti cambiamenti nella mia vita. Bisognerà scambiare certezze per incertezze... Quello che c’è già per quello che non c’è ancora, che deve avvenire, arrivare.
Dall’altra parte ho sentito nel profondo del mio cuore una grande gioia che nasceva dal fatto che Dio mi vuole da un’altra parte, che mi vuole affidare la Sua missione.
 
Hai delle paure, delle preoccupazioni?
D. Sergio
Quando siamo entrati in Moldavia in giugno, per un incontro con il Vescovo, passando il confine mi è sembrato di incontrare un mondo tutto diverso, dove si respirava “aria di comunismo”. Domande, interrogativi, cosa facciamo… mi è sembrato di incontrarmi con un muro! E mi è nata una certa ansia che è stata alimentata anche dai primi incontri… Il Vescovo ad un certo punto ci ha presentato la realtà in modo crudo… Ma poi, incontrando i primi ragazzi e giovani anche solo saltuariamente, mi è rinata la speranza. Ho sentito una potenza più grande che lavorava accanto a noi… E che certamente avrebbe portato i suoi frutti. Ogni giorno nella preghiera sentiamo che siamo nelle mani del Padre che pensa alla sua opera.
D. Jacek
La mia più grande preoccupazione è quella di essere sempre uno strumento disponibile e utile nelle mani di Dio. E un’altra che segue la precedente è quella di non perdere mai l’amicizia, lo stretto legame con il Signore perché so che senza di Lui sono nessuno.
 
Cosa rispondete a chi dice che non serve andare lontano perché la missione è anche qui (in Italia, in Polonia)?
Tutto il mondo è un grande campo della missione del Signore e non importa dove siamo, dove viviamo e dove lavoriamo. L’importante è compiere la Sua volontà. Egli ci manda dove c’è bisogno. Non siamo noi a decidere dove e che cosa dobbiamo fare.
Ma sentiamo anche che Dio ci chiede costantemente di uscire da noi stessi per andare  ad incontrare il fratello là dove si trova. Certamente i volti che incontriamo non ci lasciano tranquilli… Ci hanno colpito alcune frasi dei giovani animatori di Costanza: “Adesso tocca a noi!!”.
 
La Moldavia... com'é? Raccontateci le vostre prime impressioni...
La Moldavia è un paese dove si respira l’aria “del passato”. A prima vista tante cose belle, nuove (case, macchine, negozi…). Una bella facciata che nasconde una grande miseria (materiale e soprattutto morale). Tanta gente guadagna pochissimo ed è costretta a sopravvivere
Venendo in questa nuova realtà abbiamo voluto non portarci dietro nulla. La macchina, i mezzi per le nostre attività… Ogni giorno prendiamo l’autobus per andare a scuola… Se dobbiamo andare a fare delle spese chiediamo. Dobbiamo farci da mangiare, lavarci la biancheria e stirarla… Ma tutto questo ci aiuta a capire la gente.
Abbiamo cominciato anche ad andare per i paesi a celebrare la messa… Abbiamo incontrato gente povera ma “dignitosa”. Volti di bambini che non chiedono. Una realtà che si sta risvegliando da un lungo periodo di ateismo e di assenza di valori autentici. Si coglie ancora la paura… Lungo la strada… polizia... polizia… sempre pronta per qualsiasi motivo a fermarti… per chiedere soldi.
 
Cosa si aspetta la gente da voi? La gente ha capito chi siete?
Per il momento abbiamo trovato una bella accoglienza nel mondo cattolico. Non sappiamo cosa si aspetta la gente da noi anche perché non conosce don Bosco. Possiamo dire che quelli che ci stanno facendo una grossa propaganda sono i religiosi: le Suore della Provvidenza e le suore Salesiane (non le figlie di Maria Ausiliatrice) che hanno aperto un centro di accoglienza per i ragazzi di strada. Con loro sta nascendo una bella collaborazione. Nei primi giorni in cui eravamo qui, è passato il Vescovo di Lecce. Quando ha saputo che eravamo a Chisinau, ha lasciato la cena per venire ad incontrarci e rallegrarsi della nostra presenza… dei figli di don Bosco.  Ha voluto darci la sua benedizione!
 
E i giovani?
Da alcuni anni alcuni salesiani di Torino con dei giovani vengono d’estate per vivere dei periodi con i giovani del luogo. Da due anni i salesiani di Bacau, hanno fatto dei piccoli corsi per animatori.
Si parla già di “animatori”. Certamente in loro c’è la grossa attesa di poter condividere un protagonismo nuovo nella Chiesa. Sono giovani pronti a dare una mano a costruire qualcosa di bello… hanno tante qualità da mettere a disposizione. Alcuni di loro abbiamo cominciato ad incontrarli al sabato nel momento della catechesi…
 
Cosa significa cominciare un'opera salesiana nuova? Quali sono i primi passi da fare...?
Ogni opera nuova ha i suoi passi… che sono i passi che Dio ci fa fare. Spesso ci chiediamo: “Ma che opera vuole Dio da noi?”. Ci verrebbe spontaneo guardare all’esistente per “copiare”… Ma siamo certi che Dio non si ripete. Ci diciamo ogni giorno che la cosa più importante è avere il cuore di don Bosco… Il  resto lo farà Lui. Già abbiamo cominciato a “costruire” quest’opera negli incontri con i sacerdoti, comunicando loro la nostra passione per i giovani.  A noi basta trovare la nostra “tettoia Pinardi”…
Riguardo i passi da fare... Il primo, e crediamo il più importante, è quello di essere una vera comunità che vive lo spirito di famiglia. Tra di noi i giovani devono vedere  don Bosco!! Non è facile. Ogni giorno ci confrontiamo con le nostre differenze… uno polacco… uno italiano… scopriamo i nostri usi, costumi. Ma anche qui c’è l’aspetto bello della universalità del dono di don Bosco.
 
Quali sono i vostri sogni?
D. Sergio
Chi mi conosce sa certamente che a me piace sognare. Mi piace sognare un mondo dove i giovani sono “il colore” della società. Mi piace vedere, sorridere i ragazzi, i giovani… Sogno un oratorio che ha le dimensioni della città… ma forse sogno troppo!!
D. Jacek
I miei sogni sono molto concreti: concordare e realizzare l’opera salesiana secondo il nostro carisma e secondo le aspettative e le esigenze della chiesa locale.
 
...e i vostri prossimi progetti concreti?
Per il momento sono quelli di trovare un terreno o un luogo dove avviare l’opera e nello stesso tempo cominciare a parlare il “russo” per poter parlare la lingua della gente… Pensiamo già di avviare un piccolo gruppo (sacerdoti, suore) che comincino a guardare alla realtà dei giovani in modo nuovo. Abbiamo già parlato di una mini-festa dei giovani da fare in primavera (qui l’inverno è molto duro) e di una consulta diocesana di pastorale giovanile.
 
Per andare in Moldavia, avete comprato il 'biglietto di sola andata'?
D. Sergio
É la domanda che spesso ci fa la gente: “ Ma quanto pensate di fermarvi?”.
Il pulmino che ci ha accompagnato… se n’è ritornato a Costanza.!! Certamente è una scelta senza ritorno!
D. Jacek
Cominciare un’opera nuova vuol dire impegnarci nel lungo periodo. Starò a lavorare e a servire la gente in Moldavia fino al momento che il Signore mi vorrà da un’altra parte.
 
Cosa direste ad un giovane che è affascinato dalla vocazione missionaria?
D. Sergio
Che è  bellissimo! ...il resto te lo dice Jacek
D. Jacek
Se senti qualcosa dentro, se scopri in te l’amore che ti spinge a servire gli altri, buttati con coraggio e porta l’amore del Signore dovunque c’è bisogno. È inutile aspettare che venga qualcun’altro a realizzare il progetto del Signore, a cambiare le cose che ancora non vanno nel mondo. Certo che se non risponderai tu Dio troverà qualcun altro al tuo posto, ma tu perderai qualcosa di molto importante: la possibilità di crescere, di ampliare il tuo cuore. Qualcuno ha detto (probabilmente Madre Teresa di Calcutta) una frase sul buon Samaritano molto bella, che mi piace tanto: “Non chiederti che mi succederà quando mi fermerò davanti al bisognoso, ma chiediti invece che cosa capiterà a quell’uomo quando non mi fermerò e lo lascerò senza dargli una mano”.
 
Di che colore è 'il cielo' lì in Moldavia?
C’è già un po’ di luce, ma il cielo è ancora abbastanza chiuso e coperto dalle nuvole.
 
E di che colore sono gli occhi dei giovani?
Abbiamo guardato a fondo nei loro occhi e abbiamo visto …”il colore della speranza”!!!
don Igino Biffi (a cura di)
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