«Quello che è rimasto è “solo” un sorriso. Ma non un sorriso qualsiasi, il sorriso di Don Bosco!»... Una lettura del passaggio dell'urna di Don Bosco in Triveneto.
Di tutto il gran movimento che ha creato l’arrivo dell’urna di San Giovanni Bosco in Triveneto, delle mostre, delle bancarelle caricate e scaricate dai un furgoni, delle migliaia di foto visionate, delle varie “twittate” riprese e condivise nei social network, di tutto un periodo durato un mese nel quale ogni giorno c’era qualcosa da fare… Quello che è rimasto è “solo” un sorriso. Ma non un sorriso qualsiasi, il sorriso di Don Bosco!
Quando mi sono trovato catapultato in tutto ciò, io Don Bosco nemmeno sapevo chi fosse… Il “Santo dei giovani”, un “tizio che ha inventato l’oratorio”, una “brava persona” certo, ma sinceramente per me era solo uno dei tantissimi Santi che madre Chiesa ha deciso di annoverare tra le sue fila. Anzi, mi sono presentato a lui con una certa diffidenza, con un distacco forse, dovuto alla mancata conoscenza di un ambiente, quello salesiano, che da fuori appare molto spesso in modo completamente opposto rispetto a ciò che è realmente. E soprattutto, quando guardavo un dipinto di Don Bosco, la classica immagine appesa in ogni stanza di qualsiasi opera salesiana, notavo come non sorridesse mai: mi guardava con un certo distacco e mi giudicava severamente, quasi mi rimproverava! “Don Bosco mi guarda sempre male!”, dicevo.
L’arrivo dell’urna nelle nostre zone non rappresentava molto, non toccava nessuna corda del mio cuore. Eppure vedevo persone contente, che attendevano con ansia l’avvenimento, che aspettavano da anni di vedere arrivare al proprio paese la reliquia di San Giovanni Bosco e che facevano chilometri per vederla. “Ma cosa ci sarà sotto?”… Allora, mosso più da curiosità che da altro, ho deciso di entrare nell’allegro comitato d’accoglienza all’aeroporto di Venezia e poi, non contento, di tornare di fronte alla Reliquia pochi giorni dopo a San Dona’. Sentivo che il mio atteggiamento stava cambiando, che di fronte a quella statua un piccolo rimescolamento interiore era inevitabile, un senso di dolcezza che difficilmente avevo provato nella mia vita di “persona che frequenta la parrocchia e gravita attorno ad attività pseudo-religiose”. Un’affermazione in particolare, fatta da due persone diverse, a San Dona’, mi ha colpito: “Non aver paura di chiedere qualcosa di grande a Don Bosco!”. Ci ho pensato e ho deciso che, forse, era il caso di pormi da solo davanti all’urna e provare ad aprirmi, tanto “male non farà!”. E quale migliore occasione di una veglia notturna?
Così in quel di Mestre, alle due e mezza di notte (e con una sveglia che sarebbe suonata alle sette!), dopo aver pregato e fatto la mia “grande richiesta”, mi sono avvicinato a Don Bosco, prima di uscire dalla Chiesetta. L’ho guardato in volto e lui che ha fatto? Ha sorriso! Ecco, in quel momento ho capito che, forse, lui mi aveva sorriso ogni giorno prima d’allora… non appeso ad un muro, ma attraverso le persone che ho incontrato grazie a Lui; però io ero un pochino troppo prevenuto per capirlo. L’esperienza del passaggio dell’urna in Triveneto, la mia curiosità iniziale e il lento cambiamento avvenuto dentro di me, la decisione di aprirmi veramente, hanno avuto come premio un sorriso! Un sorriso che mi diceva “Sì, stai tranquillo. Io ci sono, sei nella grazia del Signore… Lui ha ascoltato il tuo desiderio grande e non ti lascerà solo!”.
E allora, infine, cosa rimane di tutto il tumulto creato dal passaggio dell’urna di Don Bosco in Triveneto? Un sorriso donato e, chissà, quanti altri sorrisi regalati a molte altre persone che si sono accostate a Lui. Un modo per confermare a ognuno di noi che Dio non ci abbandona, che trova il modo di toccare sempre le corde del nostro cuore, magari quando non ce lo aspettiamo, magari quando non Gli siamo così vicini, magari quando nemmeno ci speravamo! Il sorriso di Don Bosco è infatti espressione umana e visibile del sorriso trascendente di Dio, è espressione della Sua bontà e della Sua misericordia, di quell’amore che prova verso di noi e che riversa continuamente, attendendo solo una nostra apertura a riceverlo. Dunque il sorriso di Don Bosco e, più in generale, il passaggio dell’urna nelle nostre terre, può essere proprio quella chiave necessaria per aprire le porte del cuore all’amore del Signore!
Stefano Piovesan
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