Don Bosco mistico

Era un sacerdote santo e santificante, donava la gioia e la grazia del Signore e questo faceva sì che anche i giovani più difficili si convertissero. San Domenico Savio ne è l'esempio più lampante, ma molti altri percepirono e cambiarono grazie a questo padre, che li amava...

Don Bosco mistico

 

Nonostante molto sia stato già scritto su san Giovanni Bosco, può sembrar paradossale notare come di lui resti ancora da svelare l’essenziale. È un vuoto, che si è riproposta di colmare – peraltro riuscendovi egregiamente – la dottoressa Cristina Siccardi con l’ultima sua opera, la cinquantesima in ordine di tempo, uscita proprio in questi giorni in tutte le librerie, Don Bosco mistico Una vita tra cielo e terra, edita da La Fontana di Siloe (Torino 2013, pp. 408, € 24,50) marchio della Lindau: «La bibliografia su don Bosco è certamente voluminosa – ci spiega l’autrice – ma vi è stata una sorta di separazione tra prima e dopo il Concilio. Prima le fonti erano quelle di tre autori ed, in particolare, di dom Giovanni Battista Lemoyne, che ebbe la possibilità di vivere a fianco di don Bosco per molti anni», offrendo poi garanzia di genuinità ed autenticità nelle pagine della biografia del Santo in 19 volumi.

«Dopo il Vaticano II proseguequeste fonti tanto importanti sono state invece dimenticate ed abbandonate», concentrandosi piuttosto sull’aspetto umano, sociale ed educativo dell’opera di don Bosco, trascurando tuttavia l’ambito soprannaturale: «Quanto ha portato a compimento, i suoi progetti, sono stati sempre guidati e sostenuti dalla mano di Dio ed, in particolare, di Maria Vergine, che lui sognava costantemente».

In effetti, il sogno fu una delle dimensioni caratteristiche della vita di don Bosco… Fu proprio uno di questi sogni a preannunciargli, a soli 9 anni, quale dovesse essere la sua missione. Vide «la Madonna e Gesù, che gli mostravano belve feroci, lupi e pantere, poi trasformate in agnelli», ad indicare come lui dovesse cambiare i cuori dei giovani più ribelli e pericolosi, rendendoli persone per bene e timorate di Dio. Sognò anche quanto avrebbe edificato a Valdocco: l’oratorio, il Santuario di Maria Ausiliatrice, i laboratori per la formazione di artigiani e professionisti. Sognò la nicchia in S.Pietro, ove poi sarebbe stata effettivamente posta la sua statua. Sognò infine cosa sarebbe stato di molti dei suoi giovani. Di alcuni previde la morte, che preannunciò non ai diretti interessati, bensì agli «amati ragazzi», affinché «fossero tutti predisposti con l’anima ad esser pronti a partire per il Paradiso». Ai fanciulli parlava senza paura «di inferno, utilizzava il linguaggio tradizionale della Chiesa – afferma la Siccardi. – Era un sacerdote santo e santificante, donava la gioia e la grazia del Signore e questo faceva sì che anche i giovani più difficili si convertissero. San Domenico Savio ne è l’esempio più lampante, ma molti altri percepirono e cambiarono grazie a questo padre, che li amava».

Pregavano i suoi ragazzi, S.Messa quotidiana, S.Rosario: si santificavano così, non con i trattati di pedagogia di quegli anni, che spesso anzi introdussero il liberalismo e il relativismo assecondando con il piano della massoneria, impegnata non solo a perseguitare sacerdoti, Vescovi e lo stesso, Pio IX, bensì anche ad infiltrarsi nella Chiesa. Molti i miracoli riconosciuti, soprattutto eucaristici, attribuiti a San Giovanni Bosco e citati nel volume: una suora testimoniò di aver visto chiaramente, durante una S.Messa, Gesù Bambino insanguinato nell’ostia elevata dal Santo.

E poi ancora conversioni e guarigioni, nel corpo e nello spirito: un ragazzino dichiarato morto fu da lui risvegliato, chiamandolo in nome di Nostro Signore. Si confessò, poi, posto da don Bosco di fronte all’alternativa di tornare in vita o andare in Paradiso, scelse subito e senza esitazione la seconda strada. Del resto, la fedele sequela con cui il fondatore dei Salesiani si rivolse sempre a Dio è testimoniata anche dalla frase, che pose a sigillo della sua esistenza e che Cristina Siccardi felicemente ripropone: «Tutto passa, ciò che non è eterno, è niente».

 

 

Mauro Faverzani

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