È, innanzitutto, una crisi del principio di autorità che pone con urgenza una domanda: come reinventare la scuola? È necessario perciò ritrovare il senso del sapere e della cultura. Non serve solo imparare a leggere e scrivere ma capire quello che si legge e si scrive.
del 12 settembre 2011
 
           La scuola e l’educazione sono in crisi da tempo. E non solo in Italia. Nono­stante le riforme approvate dai singoli Stati - quando vengono varate - tutta l’Europa mostra i segni di un sistema ormai inadeguato se non addirittura disintegrato: gli studenti contestano, le famiglie delegano alle istituzioni il compito di educare i figli, gli insegnanti sono la­sciati da soli e, per di più, né la comunità né lo Stato riconoscono il loro ruolo.           È, innanzitutto, una crisi del principio di autorità che pone con urgenza una domanda: come reinventare la scuola? In Francia, sulle colonne del quotidiano Le Monde, lo storico, filosofo e sociologo Marcel Gauchet, docente al “Centre de re­cherches politiques Raymond Aron” presso la “École des Hautes Études en Sciences Sociales”, ha lanciato nei giorni scorsi una serie di riflessioni-provocazioni utili a un confronto anche nel nostro Paese. «La scuola non ha altri mezzi per svolgere la sua funzione se non l’esercizio dell’autorità - afferma Gauchet nel suo intervento - che non significa l’uso della forza o un obbligo istituzionale a imparare, ma si basa soprattutto sul rapporto di fiducia tra l’insegnante e i suoi allievi: e questo oggi è andato perduto; i docenti, infatti, sono la­sciati al loro carisma, lavorano senza una “rete” e senza un chiaro mandato istituzionale; la società, e la loro stessa “amministrazione” li ha abbandonati». «D’altra parte - prosegue lo studioso francese - , anche l’autoritarismo è morto, e proprio qui comincia il problema dell’autorità! Il modello è stato per lungo tempo quello di un’autorità trasmessa dal potere religioso o militare - spiega - ma adesso non è più così».           Insomma, è su questo fronte che bisogna lavorare di più. Un secondo spunto offerto da Gauchet è questo: «Si è affermata la società della conoscenza ma abbiamo perso di vista la verità della conoscenza. È necessario perciò ritrovare il senso del sapere e della cultura. Non serve solo imparare a leggere e scrivere ma capire quello che si legge e si scrive». Il problema educativo non può essere risolto, dunque, solo affidando le soluzioni agli esperti agli “addetti ai lavori”, sostiene Gauchet, ma è una questione «che riguarda il più alto grado della vita pub­blica e che coinvolge il futuro stesso delle nostre società, non solo i genitori e gli studenti».           Rinnovare la scuola è, insomma, una sorta di missione collettiva. «Anche se - e qui il giudizio di Gauchet sulla realtà che stiamo vivendo si fa ancora più duro ­abbiamo l’impressione di una società senza guida. Non c’è più “cervello” per cercare di capire cosa sta accadendo: reagiamo, gestiamo, ci adattiamo. Ma ciò di cui abbiamo veramente bisogno è ri­trovare il senso del sapere e della cultura». Altro punto fondamentale del pensiero dello studioso parigino riguarda la funzione da attribuire alla scuola: «Non è una questione economicistica e nemmeno “utilitaristica” - dice - non si può dire, cioè, che si devono insegnare solo le materie che servono, perdendo di vista l’aspetto umanistico.           Si deve imparare, invece, a pensare. È solo con il pensiero che possiamo avanzare, a tutti i livelli. Questo è l’approccio più efficace. L’illusione del momento, invece, è credere che solo le materie “pratiche” siano le più “efficaci”, abbandonando la dimensione umani­stica ». Marcel Gauchet contesta infine lo slogan, apparentemente libertario, che spesso domina il pensiero di genitori, insegnanti e studenti: «Fai ciò che vuoi». «Dietro a que­sto slogan - sostiene - c’è una premessa ni­chilista: non vi è alcuna utilità nel sapere».  Anzi, è esattamente il contrario. Come ribaltare, dunque, questa mentalità? 
Fulvio Fulvi
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