C'è «di che essere sorpresi ancora una volta della forza di volontà dei filippini, la voglia di risorgere dalle macerie che per la maggior parte di loro arriva dalla fede». Sono le prime parole di padre Giulio Mariani, missionario del Pime a Manila...
C'è «di che essere sorpresi ancora una volta della forza di volontà dei filippini, la voglia di risorgere dalle macerie che per la maggior parte di loro arriva dalla fede». Sono le prime parole di padre Giulio Mariani, missionario del Pime a Manila.
Come vedete voi missionari, da stranieri ma anche da uomini di Chiesa con lunga esperienza filippina questa ennesima tragedia dell’arcipelago?
Direi che la visione condivisa è quella di un’ulteriore prova che fa emergere lo spirito del popolo filippino, che da una parte sembra rassegnato a queste periodiche catastrofi, ma dall’altra non si dà per vinto e cerca di riemergere dalla disperazione, unirsi e ricostruire. Dico questo anche se tra di noi c’è chi sostiene che la gente sia troppo fatalista e si aspetti forse troppo dalle autorità. Indubbiamente, però, pochi Paesi al mondo devono subire una tale catena di disastri naturali e il fatalismo ne è una conseguenza.
Qual è la sua impressione riguardo a prevenzione e soccorsi?
Questo è stato certamente il tifone più previsto e seguito, nel senso che servizi meteorologici, protezione civile e autorità locali hanno fatto il massimo per preparare la popolazione a un evento non nuova come tipologia, ma certamente eccezionale. Anche in questo caso, tuttavia, lo sforzo governativo non è bastato a convincere chi non ha voluto lasciare le proprie abitazioni in balia degli elementi o dei ladri. Penso di potere dire che i soccorsi si sono attivati, ma devono fare i conti con una situazione di gravità eccezionale. Inoltre, la situazione del dopo-tifone, sta dimostrando come le Filippine mancano dei mezzi per trasportare gli aiuti, forse per intervenire in modo più tempestivo in certe situazioni. Dimostra anche come le scorte di viveri, acqua, medicinali siano sempre troppo poche. Forse si può parlare di limiti strutturali o di imprevidenza, ma non solo in questo caso.
In generale, come il Paese sta affrontando il dopo-Haiyan/Yolanda?
La gente, il settore privato, stanno rispondendo molto generosamente, nello stile di condivisione tipico del popolo filippino. Anche la Chiesa, con diverse iniziative, sia attraverso le diocesi, sia attraverso la Caritas locale. La mobilitazione nelle parrocchie si è avviata e sono certo che – come in eventi accaduti in passato – non farà mancare il proprio sostegno alle popolazioni colpite da questa tragedia.
Di Stefano Vecchia
Tratto da http://www.avvenire.it
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