In occasione del VII anniversario della morte di Giovanni Paolo II e del I anniversario della sua beatificazione, Włodzimierz Rędzioch ha intervistato mons. Sławomir Oder, postulatore nel processo di beatificazione del Papa polacco.
del 08 maggio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
 
          Monsignor Sławomir Oder è nato a Chełmża in Polonia nel 1960 ed è stato ordinato sacerdote 28 anni dopo a Pelplin, ma la maggior parte della sua vita sacerdotale l’ha vissuta fuori dalla sua Patria, a Roma. Nella capitale della cattolicità, ha studiato alla Pontificia Università Lateranense dove ha conseguito il dottorato in utroque iure; ha lavorato come educatore nel Seminario Maggiore e nel Tribunale di Appello del Vicariato di Roma di cui è diventato Vicario Generale.
          Non ha mai dimenticato la Polonia, così presso la Congregazione delle Cause dei Santi ha seguito i processi di beatificazione dei Polacchi: rev. Stefan Frelichowski, rev. Władysław Korniłowicz e madre Elżbieta Czacka.
          La vita di questo giovane sacerdote polacco è cambiata radicalmente quando il card. Camillo Ruini, vicario del Papa per la Diocesi di Roma, gli assegnò il compito di postulatore nel processo di beatificazione di Giovanni Paolo II.
Per mons. Oder è stata “l’avventura della vita” che l’ha arricchito come sacerdote e come uomo.
          In occasione del settimo anniversario della morte di Giovanni Paolo II e del primo anniversario della sua beatificazione ho incontrato mons. Oder per ricordare gli anni intensi del processo, ma anche per parlare del culto del nuovo Beato e della eventuale prossima, canonizzazione.
Come ha vissuto il 2011, anno della beatificazione di Giovanni Paolo II?
          L’anno 2011è stato per me un anno molto particolare: il 1° maggio si è svolta la cerimonia della beatificazione di Giovanni Paolo II e il 22 ottobre si è celebrata la prima festa liturgica del nuovo Beato. Così l’anno scorso, dopo sei anni d’intenso lavoro, ho raggiunto un traguardo importante: finalmente la Chiesa ha potuto offrire al popolo di Dio e al mondo questa splendida figura del nuovo Beato. Ma l’anno 2011 ha segnato soltanto la prima tappa perché il processo non si è fermato. Dal punto di vista teologico, “santo” o “beato” cambia poco. Cambia, invece, l’estensione del culto: per il beato il culto proposto è locale, nel caso del santo il culto è universale. Cambia anche il coinvolgimento dell’autorità pontificia: il pronunciamento sulla santità, cioè la canonizzazione, coinvolge l’infallibilità del Pontefice.
Questo vuol dire che il processo non viene rifatto per canonizzare un beato?
          Per quanto riguarda la canonizzazione, non viene rifatto il processo per accertare l’eroicità delle virtù perché tale eroicità è stata già accertata. Per poter raggiungere il traguardo di canonizzazione la prassi della Chiesa richiede un secondo miracolo che deve avvenire già dopo il giorno della beatificazione.
Torniamo agli anni del processo: Quali momenti salienti del processo di beatificazione Le sono rimasti impressi nella mente?
          Sicuramente il momento in cui il Cardinale Vicario per la Diocesi di Roma mi ha affidato questo incarico. E’ stato il giorno della visita di Benedetto XVI nella basilica di San Giovanni, il suo primo incontro con il clero di Roma. Nello stesso giorno il Pontefice ha reso nota la sua decisione di dispensare l’attesa per l’apertura del processo. E’ stato un grande segno di fiducia del Cardinale nei miei confronti. Io sono vicario giudiziario e già allora lavoravo come presidente del Tribunale di Appello del Vicariato di Roma. Questa nuova realtà si è aggiunta al mio lavoro quotidiano. Era una grande sfida professionale ma anche personale perché dovevo completamente riorganizzare la mia vita.
          Il secondo momento importante è stata l’apertura del processo, il giorno della solennità dei santi Pietro e Paolo con la presenza dei rappresentanti delle Chiese locali, tra cui la Chiesa di Roma e la Chiesa polacca, ma anche i rappresentanti delle Chiese sorelle come il Patriarcato di Costantinopoli. Il carattere ecumenico dell’apertura del processo corrispondeva con uno dei tratti più significativi del pontificato di Giovanni Paolo II, cioè la dimensione ecumenica.
          Poi è venuto il lavoro processuale: la raccolta di documenti e gli incontri con i testimoni. Tra i testimoni c’erano le persone che, insieme con il Papa, hanno contribuito al cambiamento della storia contemporanea. Dal punto di vista umano ho vissuto la bella esperienza di poter incontrare questi grandi protagonisti della storia.
          Un momento molto emozionante è stato quando, poco dopo l’apertura del processo, sono stato chiamato in Francia per conoscere l’evento, che poi la Chiesa ha riconosciuto come miracoloso: la guarigione della suora Simon Pierre. Ho vissuto quel momento con grande commozione.
          Non nascondo le emozioni con cui ho vissuto le varie tappe processuali: la consegna della Positio, il riconoscimento del miracolo e la promulgazione del decreto sull’eroicità delle virtù.
          Ma il momento più gratificante per me è stato il momento dello scambio della pace con il Santo Padre durante la Messa di beatificazione. Da un lato vedevo la grande gioia di Papa Benedetto XVI che sin dall’inizio voleva accompagnare questo processo con la sua benevolenza, con la discreta preghiera e con varie omelie ed interventi che erano il suo indiretto contributo a questo processo.
          Dall’altro lato, subito dopo la Messa, quando ho lasciato piazza San Pietro ho visto l’entusiasmo della gente da tutto il mondo, la Chiesa in festa, allora ho sentito una grande gratitudine nei confronti di Dio e una grande soddisfazione personale.
Che cosa Le ha dato “indagare” sulla santità di Giovanni Paolo II?
          Il processo di beatificazione è diventato per me l’avventura di guardare da vicino una storia sacerdotale, perché Giovanni Paolo II è stato Pontefice, cardinale e vescovo, ma è rimasto sempre un sacerdote, ha vissuto tutta la sua vita con lo spirito sacerdotale. “Indagare” su Giovanni Paolo II mi ha permesso di accostarsi ad un esempio splendido di sacerdozio, che mi ha entusiasmato, ha rafforzato la mia vocazione e mi ha dato molti stimoli per una crescita personale.
Secondo la prassi stabilita, il culto del Beato Giovanni Paolo II doveva essere limitato all’Italia e alla Polonia. Ma abbiamo notizie di richieste provenienti da altre parti del mondo per autorizzare il culto del Beato. Cosa può dire a proposito?
          E’ vero che la beatificazione ha questa sua caratteristica: riguarda la Chiesa locale, ma fin dall’inizio la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha dato la possibilità agli Episcopati locali di chiedere alla Congregazione stessa di poter celebrare la festa del nuovo Beato, tenendo conto della dimensione mondiale del culto di un personaggio come Giovanni Paolo II. Tanti Episcopati hanno approfittato di questa possibilità e hanno iscritto nel calendario delle Chiese locali la festa del Beato Giovanni Paolo.
Si sta verificando anche il grande fenomeno del culto delle reliquie del Beato Giovanni Paolo II. Ogni giorno migliaia di fedeli pregano sulla Sua tomba a San Pietro. Ma abbiamo anche il fenomeno dei pellegrinaggi nei luoghi dove si trovano le Sue reliquie…
          E’ un fenomeno che è nato spontaneamente. Inizialmente con le richieste da parte delle singole persone che chiedevano un santino con la reliquia ex indumentis del Beato. Da quando è stato permesso il culto è possibile dedicare le chiese al Beato Giovanni Paolo. Diversi vescovi hanno chiesto delle reliquie per averle nella diocesi, in qualche chiesa o seminario. Poi, per continuare in qualche modo idealmente lo stile del pontificato – lo stile itinerante del pellegrino dell’amore e della pace – le sue reliquie hanno cominciato a pellegrinare. La prima “uscita” delle reliquie è stata per la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid dove sono rimaste come segno. In seguito la reliquie sono partite per il Messico.
Come si è svolto questo pellegrinaggio in cui Lei ha partecipato personalmente?
          Il pellegrinaggio in Messico si è svolto da ottobre fino al mese di dicembre scorso in tutte le diocesi del Paese. Ho partecipato personalmente ad una parte di esso. E’ stata un’esperienza commovente, perché il popolo messicano lo viveva come se si trattasse di una nuova visita di Giovanni Paolo II. Dopo il Messico anche alcuni vescovi della Colombia hanno chiesto la presenza delle reliquie. Attualmente le reliquie si trovano in Nigeria.
Non c’è il rischio di interpretare male il culto delle reliquie?
          Il rischio esiste ma bisogna ricordare sempre che non si tratta di un aspetto magico: le reliquie sono un segno della presenza del santo in mezzo a noi, il segno storico e concreto. Non è una realtà magica ma un richiamo ai valori della persona, al suo insegnamento. Devo dire che tutte queste esperienze dei pellegrinaggi mi hanno lasciato molto edificato, perché la gente è stata preparata con lo spirito degno, con la catechesi, con la proposta dell’insegnamento del Papa.
Vorrei tornare un attimo alla sua visita in Messico. Quale Chiesa e quale religiosità ha visto in quel Paese?
          Ho trovato una Chiesa viva, gioiosa, piena di speranza. Una Chiesa con tanta religiosità popolare, ma non per questo meno autentica e profonda. La visita delle reliquie è stata un’occasione per rinnovare un ardore per l’Eucaristia, per l’ascolto della Parola di Dio e soprattutto un invito alla conversione. Mi hanno informato che il passaggio delle reliquie è stato segnato da tantissime conversioni e confessioni. Questo è segno che l’interesse per le reliquie del Beato non è basato solo sulla curiosità umana, ma sull’ascolto dello Spirito che parla alla Chiesa e ai fedeli.
Qual è il ruolo della Postulazione dopo la beatificazione di Giovanni Paolo II?
          La canonizzazione non richiede la riapertura del processo sulla eroicità delle virtù, tutto questo aspetto che era molto impegnativo ormai appartiene alla storia. Il mio lavoro consiste ora nella “vigilanza” per poter identificare un miracolo e procedere alla canonizzazione. Nel frattempo la figura del postulatore è diventata punto di riferimento per tutto questo movimento spirituale legato al desiderio di conoscere di più il messaggio della vita e della santità di Giovanni Paolo II.
          Il beato Giovanni Paolo II diceva che ogni dono è un impegno. Perciò adesso ben volentieri partecipo a varie iniziative per poter dare un contributo alla conoscenza della figura del Beato e dei suoi insegnamenti. Per me è un dovere quello di condividere con gli altri tutto quello che ho ricevuto in questi anni vissuti come postulatore, gli anni che per me sono stati una vera grazia.
Potrebbe dirci qualcosa circa i miracoli attribuiti a Giovanni Paolo II segnalati alla Postulazione?
          Posso dire che il fenomeno che si è verificato prima della beatificazione non si è fermato. Al mio ufficio continuano ad arrivare molte lettere e testimonianze delle grazie ricevute. Alcune sono molto interessanti e significative. La mia attenzione si concentra su alcuni casi. Ho chiesto la documentazione per poter approfondire un caso e se l’esito dovesse essere positivo allora si potrà partire subito con il processo sul miracolo. Per il momento sono ancora in attesa e non voglio entrare nei dettagli.
Cosa può rispondere alla gente che chiede quanto tempo ci vorrà per la canonizzazione del Beato Giovanni Paolo II?
          In questo caso non ci sono i limiti stabiliti dal Codice di Diritto Canonico. Qui si vede chiaramente che il vero protagonista del processo è il Signore. Quando il Signore riterrà opportuno per dare alla Chiesa questo segno, questo segno arriverà in modo inequivocabile e sapremo con certezza che è arrivato il momento di proclamare Giovanni Paolo II santo della Chiesa.
Come viene accertato un miracoloa attribuito all’intercessione di Giovanni Paolo II?
          La prima verifica viene fatta da me nella Postulazione, ovviamente in collaborazione con gli esperti. Una volta accertata la bontà del caso, viene istituito un processo canonico durante il quale viene raccolta tutta la documentazione, poi si prepara la cosiddetta positio e tutto passa alla Congregazione dei Santi. All’interno della Congregazione la consulta medica stabilisce se, dal punto di vista delle scienze umane, l’evento è spiegabile o non. Invece la commissione teologica deve accertare il nesso di causalità tra l’invocazione dell’intercessione del Beato e l’effetto ottenuto con una manifestazione della Grazia Divina.
Quando tutto passa al Santo Padre?
          Il Santo Padre, su richiesta del Prefetto della Congregazione dei Santi, autorizza la pubblicazione del decreto che riconosce il miracolo e che apre la strada alla canonizzazione.
Włodzimierz Rędzioch
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