Giovanissima ragazza incinta, un aborto alle spalle, cerca un aiuto per dire "no" alle pressioni di sua madre, che non vuole quel bambino. La compagnia e la decisione del fidanzato sono un primo aiuto, poi...
Grazia è una giovane mamma originaria del Centro America alla sua seconda gravidanza. Arriva da noi in lacrime dicendoci: «Non mi sono presentata all’appuntamento che avevo preso per oggi per interrompere la gravidanza in atto». Piange e piange. «Non so dire il perché di queste mie lacrime, so che non riesco a trattenerle».
Arriva da sola, Grazia, ma presto viene raggiunta dal fidanzato. A lui, Marco, quelle lacrime danno un grande fastidio. «Stai ancora piangendo? Abbiamo litigato per questi tuoi timori e, ora, non fai che irritarmi maggiormente. So che ti preoccupi di cosa dirà tua madre; io non lo voglio sapere e, devo aggiungere, che non ne terrò conto. Smettila!»
Entrambi dicono di essere già passati per questa sofferenza di interruzione di una precedente gravidanza. Volevano la nascita di quel bambino, due anni fa, ma la famiglia di Grazia si era tutta coalizzata perché venisse interrotta. Così è stato, purtroppo e, dopo, solo una grande sofferenza.
Aggiunge ancora Marco con rabbia: «So benissimo perché tua madre non ti appoggerà quando le dirai del nostro bambino; lei non mi sopporta, non mi stima, non crede in me e, tu, continui a stare dalla sua parte. Non mi sento sostenuto da te! È come se tu dovessi scegliere, ogni volta, da che parte stare. Vorrei che stessi dalla mia, Grazia, senza tentennamenti. Deciditi!»
Eccoli lì, ciascuno arroccato sulla propria posizione. Non si guardano. Mi accorgo che ciascuno rimugina su quelle che credono le loro ragioni: Grazia sul rifiuto della madre nei confronti di Marco che, in verità, ha compiuto un reato per cui sta scontando una pena e Marco sulla rabbia che questo giudizio negativo gli provoca. Insiste: «Ho combinato dei guai ma Grazia sa bene che ora sono cambiato, totalmente cambiato; la lezione mi è servita. Poi, lei lo sa, se non mi viene contro, il mio rancore nei confronti dei suoi, passa».
Non passano, però, le lacrime di Grazia e Marco ancora soggiunge: «Ho ben capito che il tuo pianto viene dal non sentirti compresa. Pensi proprio che a me non importi nulla della tua fatica di comunicare a tua madre che stai aspettando un figlio nostro?»
Grazia, per la prima volta, lo guarda. Riesce anche ad avvicinarglisi e a prendergli una mano. Dice: «Marco, non è facile per me parlare con la mia mamma. So benissimo che cosa sognava per me. Dire ‘il principe azzurro’ non è niente. La sua bambina avrebbe dovuto avere tutto ciò che lei non ha avuto e, ora, infrangere tutte le sue aspettative, mi mette un’agitazione non da poco. Puoi capire?»
Anche Marco, ora, sembra più tranquillo: «Grazia, noi lo sappiamo. Se stiamo insieme diventiamo una roccia. Ci vogliamo bene e abbiamo tanti progetti. Io finirò la mia riabilitazione e, sono sicuro, che chi mi sta seguendo in questo percorso mi troverà anche una possibilità di lavoro. Tu, forse, ti dovrai fermare un po’ con la scuola ma, vedrai che ce la farai a superare l’esame di maturità. Riuscirai a occuparti anche tu e, in futuro, potremo sposarci per vivere a pieno il nostro essere famiglia».
Marco non riesce a ignorare la sua parte interna che fa fatica a riconciliarsi con quella parte di sé che lo porta a dover lottare ogni giorno per recuperare stima e fiducia in sé stesso e negli altri, per fare fronte in modo responsabile agli errori passati. Durante questo travaglio della coppia, io sono stata all’angolo pronta a porgere soccorso in caso di necessità e da questo angolo ho preso nota del desiderio di Marco sul voler essere di sostegno e di riferimento per Grazia. Sono le risorse di cui spesso non ci accorgiamo che, però, risultano preziose per il contenimento delle ansie e per la progettazione del futuro.
Ora è il mio turno; fino a qui sono arrivati da soli, ma è tempo che si accorgano di non esserlo così totalmente. «Mi fate uno spazietto? Mi fa un grande piacere constatare che vi siete resi conto delle vostre fragilità ma anche dei vostri punti di forza. Il primo grande passo l’avete fatto da soli ed è un passo importante, che vi permette di far nascere vostro figlio. Per me è una grande gioia; siete giovani e inizia oggi un cammino che vi porta a essere genitori, un cammino che può essere arduo ma che si può fare insieme perché risulti meno pesante. Vorrei offrirvi il nostro aiuto per vivere meglio tutto ciò. Normalmente facciamo un progetto comune che vi propongo: Colloqui di sostegno psicologico per Grazia che recupererà la forza di assecondare i propri desideri; il percorso personalizzato nel nostro consultorio familiare con le visite dello specialista, gli incontri per la preparazione alla nascita; tutto ciò che serve a una donna gravida e al suo bambino, con pannolini compresi. Chiederemo che le venga assegnato, Grazia, il Fondo Nasko regionale e, se non ci sarà, ci saremo noi con gioia».
Gli sguardi di tutti noi si incrociano e si vive un bel momento di liberazione reciproca. Insieme abbiamo sconfitto la negatività dell’aborto e l’atmosfera si è rasserenata. Anche questo bambino nascerà e, la sua nascita, porterà vita al loro rapporto di coppia che si farà carico del ruolo genitoriale, aprendo strade non immaginate e pensate. Il nostro compito sarà di star loro vicini professionalmente ma anche con il nostro accompagnamento per sconfiggere definitivamente l’incomprensione e la solitudine, cattive consigliere.
Paola Bonzi
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