«Grazie a Dio sono una radical chic pentita»

Nel diario “Confessioni di una radical chic pentita” (UomoVivo) leggerete di come Serena Di abbia perso la fede a causa delle angherie di una professoressa di sinistra, di come abbia rincorso l’ideale della donna emancipata, tutta dedita alla carriera per rinunciare alla sua famiglia e vita privata. L'autrice spiega invece alla Nuova Bussola come sia finita ad occuparsi della figlia e del marito lasciando il giornalismo a cui pensava di dover sacrificare ogni cosa.

«Grazie a Dio sono una radical chic pentita»


 

di Benedetta Frigerio, tratto da lanuovabq.it

 

Nel diario “Confessioni di una radical chic pentita” (UomoVivo) leggerete di come Serena Di abbia perso la fede a causa delle angherie di una professoressa di sinistra, di come abbia rincorso l’ideale della donna emancipata, tutta dedita alla carriera per rinunciare alla sua famiglia e vita privata. L'autrice spiega invece alla Nuova Bussola come sia finita ad occuparsi della figlia e del marito lasciando il giornalismo a cui pensava di dover sacrificare ogni cosa.

 

Siccome Costanza Miriano lo ha già riassunto nella prefazione ci limiteremo a citare le sue parole per poi parlare direttamente con l’autrice di questo diario “Confessioni di una radical chic pentita” (ed. Berica, collana UomoVivo): “E’ una minuziosa diagnosi della malattia – un’ideologia cieca ed esasperata (quella radical chic, ndr) – che affligge moltissimi insegnanti della scuola italiana. È una storia familiare. È una storia di amici persi e fidanzati scaricati. È un concentrato di intuizioni fulminanti sulla questione femminile e sulla ancora più importante questione centrale, la ritenzione idrica. È scritto benissimo, davvero...È soprattutto una storia di un meraviglioso incontro con Dio…”. Leggerete insomma di come Serena Di (diminutivo del cognome) abbia perso la fede a causa delle angherie ricevute da una professoressa di sinistra, di come abbia rincorso l’ideale della donna emancipata, tutta dedita alla carriera e capace di rinunciare alla sua famiglia e vita privata, il che le costò, al contrario di quanto promette il progressismo femminista, molta libertà, nell’affanno continuo di adeguarsi alla massa accettando non poche umiliazioni per piacere al mondo. La storia la lasciamo al lettore mentre Serena parla alla Nuova Bussola Quotidiana di come poi sia finita ad occuparsi di sua figlia e di suo marito per cui ha lasciato le redazioni giornalistiche e televisive a cui pensava di dover sacrificare ogni cosa.

 

 

Serena, non si è mai chiesta come mai Dio abbia permesso che la sua fede fosse messa duramente alla prova quando era ancora una fede bambina?
Me lo sono chiesta a lungo e poi ho capito che la fede viene messa alla prova tutti i giorni, a prescindere da quante rughe abbiamo sul viso, l’importante è che non invecchi lei, la fede, che rimanga sempre una fede bambina. Bambina ma non debole.

 

Certo, ma lei era un'undicenne. Perché il Signore non le ha teso la mano mentre la sua professoressa la prendeva di mira meschinamente?
Lo ha fatto ma io quella mano non ho voluto vederla, come non ho voluto vedere tutte le altre mani tese che cercavano di rialzarmi, i miei genitori ad esempio, ho rifiutato il loro aiuto e mi sono chiusa in me stessa. E come ho scritto nel libro non possiamo bastare a noi stessi.

 

Nonostante la sua fuga dalla religione frequentò un collegio cattolico dove "prese" solo ciò che le serviva. Possibile che Dio non si sia fatto mai presente in un contesto simile?
Lo ha fatto. In molti momenti che lì per lì non sapevo decifrare, si è mostrato attraverso le parole e i gesti di alcuni dei miei professori, attraverso i buoni frutti del mio studio e del mio impegno e anche attraverso un inaspettato e profondo dolore per la morte di Papa Giovanni Paolo II. Pur considerandomi distante dalla fede in quei giorni, sentii il bisogno di salire su un treno in direzione Roma, alle 3:00 del mattino, per rendere omaggio alla sua salma. Ma nonostante la profonda emozione non ero ancora del tutto pronta a riconciliarmi con il mio passato e con Dio.

 

Ci sono momenti in cui ha intuito che la fede non era contro la ragione e la libertà, come l'avevano persuasa a pensare? Se sì, cosa le impedì di cedere?
Non solo lo intuivo ma ne avevo continuamente prova ogni giorno attraverso i miei studi in collegio. Il mondo lì fuori però mi urlava altro e io quel mondo volevo abitarlo senza esclusioni. Quando il mondo vuole lottare con te bisogna essere armati di una “fede bambina”, ho finito per conformare la mia identità e la mia volontà a quella degli altri.

 

Come mai si è sposata diventando mamma sebbene avesse rincorso per una vita l’ideale della donna in carriera?
Mi sono sposata in Chiesa a conversione già avvenuta, abbracciando pienamente, in fede e coscienza, il sacramento del matrimonio. Il cammino di fede con mio marito mi ha permesso di avere uno sguardo nuovo sul mondo e sulla maternità anche prima del matrimonio.

 

Perché accettò di frequentare l’uomo che poi divenne suo marito, nonostante portasse il rosario al polso (l’oggetto che le creò tanti problemi durante l’infanzia)?
Nonostante fossimo apparentemente agli antipodi mio marito ha saputo rendersi attraente ai miei occhi e soprattutto agli occhi della mia anima fin dal primo momento. Abbiamo semplicemente iniziato a parlare, a lungo, civilmente e quando ho capito che in lui non c’era il desiderio di fare proselitismo ho iniziato ad ascoltarlo anche con il cuore. La gioia della sua fede, la sua pazienza e tenerezza con il tempo hanno fatto vacillare le mie certezze e ho deciso di accompagnarlo in un cammino di fede che anche lui stava compiendo.

 

Come si spiega la sua conversione avvenuta, come descritto nel libro, quasi in un istante?
Sì, la conversione vera e propria è avvenuta durante una confessione, una confessione che avevo rimandato per vent’anni. Essendo la confessione un sacramento e guardando al potere del sacramento con occhi di fede mi sono spiegata tutto il resto. Il cammino per arrivare a quel confessionale e a quella confessione, piena, libera e inaspettata, è stato invece lungo e meditato.

 

Quanto c’entra suo marito con l'istante in cui riconobbe Dio?
Io lo chiamo un po’ l’uomo della provvidenza, le sue preghiere sono state importantissime, le ha fatte a lungo in segreto,

 

Dopo la conversione ha cominciato a leggere altro rispetto a quanto consigliato dalla cultura di massa. Si capisce che fu un suo bisogno viscerale. Come mai?
La letteratura, come anche la filosofia è ricca di autori cristiani incredibilmente talentuosi, spesso accantonati o ridotti a mera etichetta: “Letteratura per ragazzi” (come se fosse un titolo offensivo). Penso a J.R.R. Tolkien, a C.S. Lewis, G. K. Chesterton ma anche a Guareschi, D’Avenia, i libri della collana UOMOVIVO di Berica Editrice che hanno contribuito a ispirarmi, senza dimenticare le tante e belle storie di conversione come quella del filosofo Fabrice Hadjadj. Una pagina di un qualsiasi libro di Costanza Miriano è un’illuminazione sulla questione femminile. Una riga del vangelo o un’enciclica riescono ad indurre a meditazioni profonde, chiunque ami la cultura non può prescindere, né svilire il pensiero cristiano.

 

Che effetto ha fatto il suo cambiamento sulla sua famiglia, sugli amici ed ex colleghi?
 Inaspettatamente l’hanno tutti accolta benissimo. Sono stata inondata da messaggi di stima e affetto, alcuni commoventi. Amici ed ex colleghi, fedeli e atei mi hanno dimostrato il loro appoggio e la loro vicinanza, la dimostrazione che le nostre paure sono spesso infondate e a volte contribuiscono ad alzare dei muri che ci impediscono di assaporare la bellezza che c’è nell’incontro con gli altri, anche con quelli che la pensano in maniera diversa da noi.

 

 

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