Non solo oratori: con la fine della scuola anche le società sportive di base si preparano a rispondere all'esigenza delle famiglie. Verter Tursi: “Certo, portare avanti dei progetti ha dei costi. E le stesse famiglie si mostrano spesso in difficoltà”
Campi estivi Uisp, un’opportunità per circa 70 mila ragazzi
Non solo oratori: con la fine della scuola anche le società sportive di base si preparano a rispondere all’esigenza delle famiglie. Verter Tursi: “Certo, portare avanti dei progetti ha dei costi. E le stesse famiglie si mostrano spesso in difficoltà”
ROMA – Non solo gli oratori. A gestire il tempo di bambini e ragazzi finalmente liberi dalla scuola sono anche migliaia di realtà laiche, legate all’associazionismo sportivo, che annualmente effettuano una trasposizione dell’attività sportiva invernale al periodo estivo, venendo così incontro anche alle esigenze delle famiglie. Su questo campo si sta cimentando da anni la Uisp. Con lo slogan “La scuola si ferma, la Uisp è in movimento”, infatti, l’Unione italiana sport per tutti torna ad animare l’estate di migliaia di ragazzi italiani.
”Quella delle famiglie è un’esigenza a cui noi cerchiamo di rispondere già da 20 anni – afferma Verter Tursi della Uisp -. Vorrei dire che siamo stati tra i precursori delle iniziative educative per i minori e molti, negli anni, ci sono venuti dietro. E’ questo un motivo di oggettiva soddisfazione per noi. E non c’è dubbio che in questi 20 anni abbiamo potuto notare una sempre crescente domanda da parte delle famiglie”.
I numeri che la Uisp riesce a snocciolare sono di grande valenza sociale e attestano un movimento radicato sul territorio e fortemente presente nella vita di tantissimi ragazzi. Sono tra i 60 e i 70 mila, infatti, i bambini e le bambine che l’associazione riesce a coinvolgere con i propri campi estivi, bambine e bambini seguiti sul campo da circa 7 mila tra volontari e operatori.
E sempre Tursi a spiegare l’attività svolta dalla Uisp: “In generale il problema della gestione dei ragazzi arriva fino ai 15 anni di età. E per rispondere a queste esigenze ci siamo da tempo attrezzati. Le nostre società sportive rappresentano il corrispettivo dell’oratorio. Ovviamente nelle nostre iniziative c’è un po’ di tutto: si va dal progetto organizzato e gestito direttamente dal nostro Comitato territoriale alle iniziative realizzate in collaborazione con l’ente pubblico, a cui chiediamo magari una pubblicizzazione o la semplice fruizione di strutture sportive. Poi c’è la partecipazione a veri e propri bandi per l’aggiudicazione di attività di interesse pubblico”.
Nello specifico, la Uisp presenta normalmente un doppio binario sui cui far viaggiare la propria attività con i più giovani. “In effetti, su questo piano noi proponiamo 2 ‘pacchetti’ – continua Tursi -. Partiamo dai ‘Primi passi’, per i bambini fino a 6 anni, e poi passiamo al “Gioco sport avventura”, per ragazzi fino ai 16 anni. Non c’è dubbio che il grosso dell’attività si svolge per le bambine e i bambini tra i 7 e i 14 anni. Per questa fascia di età noi formiamo specifici operatori, prevalentemente esperti e diplomati in scienze motorie. D’estate, come detto, questi 2 filoni si allargano, anche per rispondere alle esigenze delle famiglie, e arrivano a coinvolgere tra i 60 e i 70 mila bambini!”. Questi numeri, facenti riferimento ai soli tesserati, vanno ovviamente ampliati con quei ragazzi che la Uisp prende in carico con l’aggiudicazione annuale di questa o quella iniziativa pubblica estiva.
Numeri comunque importanti, che richiedono un grosso sforzo organizzativo. Ancora Tursi: “abbiamo persone formate all’interno dei nostri percorsi. Poi possiamo contare sui volontari. Ogni anno, per esempio, interagiamo con le scuole medie superiori e organizziamo corsi con le ultime classi per fare in modo che i ragazzi più grandi, durante l’estate, facciano un’esperienza concreta di lavoro con i bambini, assieme agli operatori adulti. Poi c’è l’accesso ai bandi del servizio civile, anche se da questo campo, negli ultimi anni, stanno arrivando risorse umane sempre più esigue”.
Ma cosa si chiede ai vostri campi? “I campi estivi sono contesti fortemente educativi. E’ successo, con i dovuti distinguo, ciò che nel corso dei decenni è accaduto per gli asili nido: partiti per essere delle strutture a sostegno delle famiglie, col tempo sono poi diventati dei servizi educativi a tutto tondo. Ecco, i campi sono inizialmente partiti come esigenza di ‘parcheggiare’ i bambini al termine della scuola, ma oggi occorre capire che si tratta di servizi educativi veri”.
Servizi che le famiglie dimostrano di apprezzare, ma che a volte fanno fatica a sostenere. “Soprattutto con i bambini più piccoli stiamo sperimentando nuove metodologie. Ma portare avanti dei progetti ha dei costi, per fronteggiare i quali chiediamo una compartecipazione. Ma attualmente stiamo constatando una certa difficoltà da parte delle famiglie a far fronte a costi anche non esorbitanti. E sono diverse quelle che rinunciano”.
Redattore Sociale
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