«Il cristianesimo non è opera di persuasione, ma di grandezza». Si assiste oggi a un paradosso nella vita della Chiesa: mentre tutta la società è dominata da un «pansessualismo» pervasivo, invece nella vita pastorale della Chiesa si parla e si educa con difficoltà all'Amore e alla sessualità.
del 30 agosto 2011
 
Tra analfabetismo affettivo e desiderio di grandezza
I love Sharon            I love Sharon campeggia scritto sullo zainetto di Marco, un ragazzino di prima media presissimo dalla sua compagna di classe: biondina, a modo, tutta lemming e occhioni da cerbiatta. Il suo inno all’amore Marco lo scrive ovunque: nel diario, sui quaderni, perfino nella brutta copia di un tema in classe. Un amore totale! A undici anni? Copia i grandi, dicono i genitori. Sono parole che sente dagli adulti, ribattono gli insegnanti.  Amori poveri           A pensaci bene Marco, così come i suoi coetanei, come tutti i giovani e gli adulti appartiene al popolo dell’amore sempre, dell’amore facile, dell’amore comunque… dell’Affettivo Assoluto. Una sorta di brodo culturale in cui tutti siamo immersi, in cui la parola Amore copre un campo di significati e panorami interiori tra i più vasti e variegati. Il “mondo fuori” chiama Amore qualunque forma di coinvolgimento con l’altro da sè, dalla passione sessuale all’innamoramento di due adolescenti, dall’amicizia più sincera all’interessamento per gli animali. Qualche studioso in tonaca lo chiama analfabetismo affettivo, di cui sarebbero affetti adulti e giovani generazioni ormai incapaci di rientrare in contatto con le proprie emozioni, inabili a comunicarle e ad entrare in contatto con altri.  Leggere e scrivere l’amore           Potremmo dire che questo nuovo tipo di analfabetismo, rilevato da sociologi e psicologi, significa un'incapacità di leggere e di scrivere. Incapacità di leggere le proprie emozioni e i propri sentimenti, che fa sì che essi siano rimossi oppure che esplodano incontrollatamente; incapacità di interpretare il proprio mondo interiore e di dargli un senso all'interno di un quadro complessivo di significato. Incapacità di scrivere nella trama della propria esistenza e della storia ciò che si sente nel proprio intimo, che rimane dunque inespresso o male espresso, incomprensibile e irrealizzabile.  La necessità di punti di riferimento           È questo il problema decisivo per la formazione della persona: la necessità di un quadro di riferimento interpretativo del vissuto emotivo e affettivo, che possa costituire un contesto di senso capace di integrare l'esperienza, di renderla comprensibile e costruttiva.La verità della sessualità si annuncia infatti già nell'affetto e diventa accessibile alla ragione mediante la prassi, nell'orizzonte dell'amore. Si trovano qui due livelli di significato: uno perenne e un altro unico e irripetibile. Il primo riguarda il «senso oggettivo», di cui il corpo non è esso stesso autore, quello che è stato pronunciato dalla parola del Dio vivo; il secondo, di carattere «soggettivo», è quello di cui l'uomo stesso è autore, mediante la necessaria e continua «rilettura» della verità originaria. Non tutto nel linguaggio amoroso può essere creativo: nell'esperienza amorosa si danno gesti corporei che hanno un significato intrinseco non manipolabile. Educare alla grandezza           Scrive s. Ignazio di Antiochia «Il cristianesimo non è opera di persuasione, ma di grandezza». Si assiste oggi a un paradosso nella vita della Chiesa: mentre tutta la società è dominata da un «pansessualismo» pervasivo, invece nella vita pastorale della Chiesa si parla e si educa con difficoltà all’Amore e alla sessualità. Questo forse per colpa di un passato recente in cui se ne trattava forse in termini unilateralmente negativi. Ciò provoca un'autocensura molto diffusa e un ambiguo rimando alla coscienza individuale. Influisce certamente il peso del puritanesimo, una corrente che dal XVII al XIX secolo dominò il cristianesimo europeo e nordamericano, di matrice protestante, ma con influssi considerevoli anche nel Cattolicesimo. Il suo spirito fondamentale può essere espresso mediante una serie di equazioni che propongono dapprima un'identificazione tra Dio e morale, poi tra morale e proibizioni normative, e infine tra queste norme morali proibitive e repressione sessuale. Così ne risulta quell'identificazione tra religione e repressione sessuale che ancora domina l'immaginario pubblico e che viene sfruttata dai mezzi di comunicazione ogni volta che si vuole denigrare la predicazione della Chiesa e costringerla al silenzio. Amore e Santità           La Chiesa, nella rivelazione che Cristo ha fatto dell'amore e nella storia di santità che ha vissuto e che vive nei suoi santi e nelle sue sante, può presentarsi all'uomo come «esperta nell'amore», per echeggiare un'espressione di Paolo VI. Essa può parlare all'uomo della grande vocazione all'amore, come dono di sé, che compie la vita. Può indicare così un vero itinerario educativo all'amore che, a partire dal fondamentale riconoscersi figli, si sviluppa nel diventare sposi e spose capaci del dono di sé nell'amore fedele, unico e indissolubile, per arrivare a essere anche padri e madri. Di questo amore la Chiesa conosce la grammatica e la sintassi, che non le sono certo esclusive, perché stanno scritte nel cuore degli uomini e delle donne. Il maestro di tavola
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