GxG Magazine Domande a Padre Vincent Mwagala Attualità

Intervista a Padre Vincent Mwagala. "Ho 37 anni, vengo dalla Tanzania. La mia esperienza di fede inizia sin dall'infanzia, grazie alla mia nonna paterna. La vocazione sacerdotale invece l'ho avuta all'età di 13 anni. Sono qui a Lampedusa da quattro anni come vice parroco".

GxG Magazine Domande a Padre Vincent Mwagala Attualità

da GxG Magazine

del 31 agosto 2011

 

Domande a Padre Vincent Mwagala

Vicario parrocchiale di Lampedusa1.       Rev. Padre Vincent, ci racconti un po’ di lei, da dove viene, quando è nata la sua vocazione?Mi chiamo Padre Vincent Mwagala, ho 37 anni, vengo dalla Tanzania. La mia esperienza di fede inizia sin dall’infanzia, grazie alla mia nonna paterna. La vocazione sacerdotale invece l'ho avuta all’età di 13 anni grazie al mio parroco, Padre Anthony Chonya. Sono qui a Lampedusa da quattro anni come vice parroco. I primi di luglio di quest'anno rientrerò in Tanzania per svolgere la mia missione a Iringa, la mia diocesi di origine.2.       Lei si trova a svolgere il suo ministero in una delle isole più vicine alla costa africana, una terra difficile, di confine. Ci può presentare la sua comunità?La comunità di Lampedusa è una tipica comunità isolana con un cuore grande come il mare. Io personalmente non definirei questa terra difficile, bensì un luogo dov'è possibile sperimentare la vera umanità, dove si sente ancora il bisogno della condivisione, sia nella gioia, sia nel dolore.3.       Cosa significa vedere arrivare numerosi barconi carichi di immigrati? Quali sensazioni prova?Quando vedo arrivare così numerosi i barconi carichi di immigrati, sento dentro di me diverse cose: da una parte vedo quanta disuguaglianza c’è ancora nel mondo; mentre gli scienziati vanno nello spazio in cerca di una possibile vita, c’è chi rischia la vita nel deserto e in mare in cerca di un pezzo di pane. Dall’altra parte vedo il mondo come una donna che soffre le doglie del parto, dal quale verrà una nuova umanità unita.4.      I cristiani sono chiamati a praticare la carità verso i fratelli. Come si può declinare questo aspetto con la politica migratoria? I cristiani devono praticare la carità verso i fratelli anche perché se non fosse così non lo sarebbero. A mio avviso si può benissimo declinare quest'aspetto con la politica migratoria, comunque dipende da che cosa s’intende per “politica”; se s'intendono le decisioni prese da poche persone spogliate dell’umanità, allora non è possibile una gestione cristiana. Ma se per “politica” intendiamo la giusta gestione della polis è possibile. 5.       Quanto pesano le guerre sul fenomeno migratorio? Quanto invece la ricerca di una migliore situazione economica?Le guerre pesano moltissimo su questo fenomeno migratorio. Si sa che dinanzi alla guerra nessuno può rimanere immobile; ecco perché è impossibile bombardare i dittatori a favore dei civili, come si dice, e non aspettarsi l’arrivo dei profughi. Pesa anche la situazione economica; come ho già detto ci sono delle popolazioni sul pianeta che non hanno il necessario per sopravvivere. Per loro, migrare è una necessità.6.       Qual è l’aiuto più efficace che si potrebbe dare alle popolazioni che vogliono lasciare il loro Paese?Ci sono tanti aiuti che si potrebbero dare alle popolazioni che vogliono lasciare i loro Paesi. Primo, penso sia ripristinare il senso della condivisione e dell'empatia. Secondo, sgridare i potenti che praticano le ingiustizie, in forma di guerra e sfruttamento. Ognuno di noi si senta responsabile e faccia qualcosa a favore di quelle popolazioni. Io penso si possa aiutare quelle popolazioni a riscattarsi, specialmente economicamente, lavorando con delle organizzazioni non governative che, ad esempio, si dedicano all’istruzione dei giovani, il futuro di quei Paesi.7.       L’integrazione, soprattutto degli immigrati musulmani, è possibile? Se sì, per lei come si dovrebbe declinare?Secondo me è possibile integrare anche gli immigrati musulmani, se l’intenzione non è un’assimilazione dell’altro. Purtroppo in occidente l’islam è conosciuto nel terrorismo. Ci vuole uno sforzo in più per capire che le due cose non stanno insieme, che ci sono dei gruppi che hanno manipolato la religione a fini ideologici. Ci vuole una piena e reciproca conoscenza mettendo da parte ogni forma di pregiudizio.8.       Secondo lei l'arrivo di queste persone straniere quanto può influire sui comportamenti degli abitanti dell'isola? Mi scusi, lei ha usato una delle parole che non mi piacciono, può darsi che sono esagerato! Per me dire che uno è “straniero” è come se si volesse sottolineare la stranezza dell’altro. Forse basterebbe dire l’arrivo di queste persone. Sì, il loro arrivo influisce moltissimo sui comportamenti sociali, affettivi, politici e aggiungerei anche economici degli abitanti dell’isola. In tutti questi aspetti l’isola ha risposto al fenomeno con molta tenacia. I lampedusani nel loro piccolo hanno esteso l’affetto anche a chi è arrivato dall’altra sponda del mare. Politicamente, non parlano solo dei problemi dell’isola ma anche dell'immigrati per i quali chiedono l’attenzione della comunità internazionale. Economicamente pagano un prezzo altissimo perché è un'isola che vive quasi esclusivamente di turismo, le notizie negative bombardate dai mass media non li aiutano. Nonostante tutto questo il popolo di Lampedusa vive una profonda solidarietà. Alla mia comunità dico: non possiamo che seguire il Gesù compassionevole, quel Gesù che dinnanzi al dolore dell’uomo si commuove.

Cristiano De Marchi

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