GxG Magazine Mi offro io Mappamondo

"Sono Paul Bhatti, fratello di Shabbaz, assassinato fuori dalla sua casa con 35 colpi di arma da fuoco di grosso calibro. Il “commando” ha bloccato la sua macchina, c'era solo lui e l'autista; per una volta non c'era la scorta. Poche righe per spiegare la morte di un innocente, la morte di un martire".

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da GxG Magazine

del 31 agosto 2011

 

Mi offro io

Incontro con l'on. Dott. Paul Bhatti, fratello di Shahbaz BhattiMinistro per le minoranze religiose del Pakistan e consigliere del Primo Ministro Vittorio Veneto, casa delle Giuseppine, 9 aprile 2011 Pakistan: Paese a maggioranza musulmana 95%, 5% restante sono minoranze, di cui il 2,5% cristiani.            Sono Paul Bhatti, fratello di Shabbaz, assassinato fuori dalla sua casa con 35 colpi di arma da fuoco di grosso calibro. Il “commando” ha bloccato la sua macchina, c'era solo lui e l'autista; per una volta non c'era la scorta. Poche righe per spiegare la morte di un innocente, la morte di un martire.  Da dove è cominciato tutto? Facciamo un passo indietro..Shahbaz, io e la mia famiglia (papà, mamma, cinque fratelli ed una sorella) siamo originari di un piccolo paese che si chiama Kushpur. È un villaggio molto particolare. Infatti il 98% della popolazione residente è cristiana. Questa città è stata fondata dai cappuccini belgi ed il suo nome significa “felicità”. Ed è un paese felice, benestante quasi, dove comunque si respira un clima di armonia. Siamo stati educati in scuole cristiane. Shahbaz però non ha voluto seguire a pieno questa strada. Mentre io studiavo fuori del Paese, lui ha voluto frequentare la “scuola pubblica”, insieme ai musulmani. Ed è lì che ha conosciuto l'intolleranza. Nella culla di Kashpur non si respirava quel clima pesante che invece caratterizzava la vita dei cristiani in altre parti del Paese. Una sorta di isola felice. Un piccolo esempio: a mensa le posate erano separate, le minoranze non potevano usare quelle dei musulmani.Shahbaz ha 16 anni. E decide di combattere con tutto se stesso la discriminazione. Crea un'associazione e fa di tutto per mescolarsi con la maggioranza. Ma non è facile. Lui però non si arrende, è un combattente! Viene proposta una legge: carta d'identità diversa per i cristiani. Inizia la lotta: protesta, sciopero della fame. E la legge non passa!           La vera lotta di Shahbaz però riguarda un'altra legge: quella sulla blasfemia. È terribile, infatti basta che un musulmano accusi di blasfemia perché un appartenente alla minoranza possa essere ucciso. Perché la pena è la morte. E se il giudice non condanna... beh, viene ucciso pure lui!Nel 1985 Shahbaz fonda un'altra associazione, per i diritti dei cristiani contro l'ingiustizia. La sua lotta per aiutare gli accusati di blasfemia si basa su due piani: sostegno economico della famiglia e sostegno legale. Un'altra nube all'orizzonte: si propone di rendere legge la Sharia, la legge islamica. E lui non può permetterlo, è molto preoccupato. Allora si attiva, gira tutto il Pakistan (che è grande ¾ volte l'Italia), contatta di persona tutti i senatori (tutti non cristiani) e riesce a farla bocciare. Un Miracolo!            Nel 2002 lascia l'associazione per crearne una nuova: Alleanza di tutte le minoranze religiose, per combattere con tutti e per tutti i diseredati. Comincia a sensibilizzare i Paesi ricchi (Usa, Ue, Italia, Canada...).Chiede una cosa al suo governo: cambiare la legge sulla blasfemia, troppo pericolosa per i non musulmani. E succede un fatto grave: un musulmano litiga con un cristiano, dicendo poi che quest'ultimo ha offeso Maometto. Viene bruciato il villaggio, ma arriva Shahbaz. Si lega alla ferrovia, nessuno lo riesce a spostare. Arriva il Presidente della Repubblica ed interviene. I responsabili vengono presi e condannati. Una svolta epocale. Diventa ministro. Riesce a mettere al governo quattro rappresentanti dei cristiani. Ed iniziano le minacce. Gli viene affidata la scorta, ma lui non vuole ritirarsi, anzi, deve andare avanti. Viene a Bruxelles e poi in Italia, parla con me (Paul) e gli dico che deve stare attento, sono preoccupato.Pochi giorni dopo la morte di nostro padre, morto di malattia, viene barbaramente ucciso.Al funerale ci sono tutti, ministri, il Presidente. Tutti piangono, la folla è immensa, si sente orfana. Ed ora chi lo sostituisce?           C'è il sostegno degli accusati di blasfemia da portare avanti, gli orfani da aiutare, le scuole nei posti di frontiera, per eliminare l'ignoranza.Sono un medico, lavoro qui a Postioma (Tv). Mi sono laureato a Padova.Io mi offro. Devo fare qualcosa per la mia comunità. Mi viene allora affidato lo stesso portafoglio di mio fratello, vengo eletto presidente dell'associazione da lui fondata. Quali sono i miei obiettivi?Combattere contro l'ingiustizia religiosa, favorendo il dialogo interreligioso. Combattere contro l'odio, l'omicidio. Combattere il terrorismo, frutto dell'ignoranza. Se ho paura? No. Perché se vedi il male non puoi non renderti utile. In più la fede mi sostiene. La mia non è forse come quella di Shahbaz. Lui era sempre a Messa, pregava molto, leggeva la Bibbia.Amava tantissimo i genitori, in particolare il papà, con cui viveva. Era molto triste per la morte del padre (morto di Alzheimer e accudito da Shahbaz con amore), appena un mese prima della sua. Ed ora sono seppelliti insieme. Una curiosità: Shahbaz è il ministro più povero di tutti i tempi. Ecco la sua dichiarazione dei redditi: una macchina, pagata per metà da me. La casa era in affitto, pagato per metà da me. Come mai? Perché dava tutto, e proprio tutto ai poveri. Non sempre l'ho capito. Ora sì, cercherò di seguire le sue orme.  A noi, cristiani, è chiesta una cosa semplice.            Pregare per Paul, invocare Shahbaz, invocare il suo nome. È un martire dei giorni nostri. Paul si espone ad un grande rischio, dobbiamo fargli sentire la nostra vicinanza. Dobbiamo creare un ponte, dare il nostro apporto. Restiamo in ascolto, amiamo questo popolo.  Dal testamento spirituale di Shahbaz Batthi           “Ricordo un venerdì di Pasqua quando avevo solo tredici anni: ascoltai un sermone sul sacrificio di Gesù per la nostra redenzione e per la salvezza del mondo. E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese islamico. […]  Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo.”

 

Cristiano De Marchi

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