3 incontro del Cammino MGS Biennio
“Hey bro!”
Quante volte mi è capitato di chiamare così, qualche mio amico: “Hey, bro! … Fratello!”. Non ci avevo mai pensato in profondità sul motivo per cui, tra amici, ci chiamiamo fratelli. Anche se non siamo fratelli veri e propri.
Domenica scorsa ho avuto invece una illuminazione, mentre vivevo il momento formativo al terzo e ultimo incontro del Cammino MGS Biennio. Abbiamo parlato di cosa significa essere fratelli. Ma te lo spiego dopo.
Adesso ti racconto invece quello che abbiamo vissuto. Come al solito siamo arrivati sabato pomeriggio a Mestre e dopo un primo momento di accoglienza ci siamo divisi nei vari gruppi di lavoro. Gruppi che ci aiutano a formarci come animatori, capaci di servizio. Io, come al solito, sono andato nel gruppo Arte e Teatro. Un laboratorio dove, aiutati da una educatrice più grande, che si occupa di teatro, ci ha aiutato a tirar fuori le nostre emozioni imparando l’arte di recitare. Per le attività con i ragazzi, il teatro, la recitazione, aiuta tantissimo a raccontare storie, a trasmettere messaggi importanti, anche divertendosi. Ma più che altro aiuta noi stessi a vivere e trasmettere emozioni. Per questo mi piace il teatro. Posso dire che è un importante servizio per l’umanità.
Come sempre, la cosa più bella di questi incontri è la possibilità di incontrare nuove persone, nuovi amici. Ridere e divertirsi assieme. Come nella serata che abbiamo passato giocando a squadre, una serata divertentissima.
Ancora una volta, poi, la veglia della sera, è stata molto bella. Ci hanno mostrato attraverso la figura di Van Gogh e il dipinto di Klimt, l’importanza di trovare delle persone che ci custodiscano, che si prendano cura di noi. Abbiamo vissuto anche un bel momento di adorazione, davanti a Gesù, facendo dei gesti molto significativi, che mi hanno fatto emozionare: ci siamo inginocchiati, poi ci siamo presi per mano e abbiamo pregato tutti rivolti verso l’altare. Per me è stato un momento “magico”... mi sono sentito parte di un unico gruppo di persone, anche se la maggior parte non le conosco nemmeno. Ma fare quei gesti, soprattutto prenderci per mano tutti insieme, mi ha fatto capire qualcosa di più sull’essere
Chiesa di persone, unite nella fede.
Ed eccoci ora a parlare dei “bro”, dei miei fratelli. Tutta la domenica mattina, infatti, è stata dedicata all'approfondimento di questo tema. La prima attività che ci hanno fatto fare è stata quella di metterci a gruppi di tre, a caso (mi sono trovato con due ragazze che non conoscevo) e legarci con due fasce tra di noi. Essere fratelli, in fondo, è proprio questo: avere un legame con una persona diversa da te, ma vicina a te, con cui passare il tempo della tua vita. Ma c’è di più… girando tra i diversi “stand” abbiamo affrontato questo tema guardando alla figura di Abramo (in lui siamo fratelli nella fede) e a quella di don Bosco (interessantissimo conoscere come si relazionava lui, da piccolo, con i suoi fratelli), mentre nell’ultimo stand abbiamo visto cosa significa essere fratelli tra noi. Ecco, questi tre momenti mi hanno aperto gli occhi. Noi siamo tutti fratelli tra noi, realmente, anche se non di sangue, siamo uniti, legati, da una fede, da un carisma, da un’ideale… ed è bellissimo. Ma questo essere fratelli chiede a ciascuno di noi, a me, di essere sempre presente per l’altro, di aiutarlo nei momenti di difficoltà, di essere disposto a “dare la vita” per chi mi vuole bene.
Come dice papa Francesco, poi, siamo “Fratelli tutti”, anche con chi ha un credo diverso dal nostro, anche con chi è di un’altra nazione. In Dio, siamo tutti - in fondo - fratelli tra noi.
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