Rubrica di Giacomo Poretti (del trio Aldo, Giovanni e Giacomo) sui dieci comandamenti.3. Buone feste!
Ed eccoci al comandamento più amato, più seguito, più venerato: «Ricordati di santificare le feste». Al punto che alcuni credenti, non proprio ortodossi per la verità, forse neanche tanto credenti per la verità, ma noi chi siamo per giudicare del resto, avrebbero proposto agli organi ecclesiali una riforma radicale delle Tavole della legge, ove al posto dell’inutile e prolisso Decalogo, il fedele possa riferirsi al solo terzo comandamento, concentrando così il meglio del proprio anelito spirituale.
Questa corrente ha addirittura stilato un calendario alternativo a quello Gregoriano, in vigore, secondo loro, da troppo tempo. Prima festa dell’anno rimarrebbe comunque Capodanno, che altro non è che il prolungamento dell’Ultimo dell’anno. Desiderio dei riformatori sarebbe prolungare i festeggiamenti fino al 5 gennaio. In questo modo - attaccandosi alla Befana - si combinerebbe un ponte fantastico.
Ogni città, poi, dovrà festeggiare non solo un patrono, ma anche un vicepatrono, che dovrà cadere obbligatoriamente di venerdì. Ma per non incorrere nelle sanzioni previste dalla legge anti-discriminazioni, si propone di rendere festivi tutti i santi del calendario. Lo spirito dei riformatori è quello di estendere il più possibile il sentimento della gioia e dell’ebbrezza che tanto viene sacrificato dalla nostra civiltà della rinuncia e della fatica. Gli eventuali problemi derivanti dalla scarsa produttività, con conseguente flessione del Pil, verranno affrontati da un’apposita commissione parlamentare.
Si propone altresì di aggiungere una festività, il 27 dicembre, per consentire la completa digestione dei pranzi pantagruelici dei giorni 25 e 26. Le Regioni a statuto speciale hanno completa autonomia in materia e teoricamente potrebbero rendere festivi anche il 23 e il 24, per consentire il necessario approvvigionamento di materie prime quali mascarpone, cappone e agnolotti.
Qualche falco in seno al movimento riformista vorrebbe addirittura modificare il nome delle festività: 6 gennaio, Festa della vecchia carampana; 25 dicembre, Giornata nazionale del Pil; 15 agosto, Festa del melone alla vodka; Pasquetta verrebbe ribattezzata Giornata della coda in Tangenziale, con buffet a ogni autogrill. Culmine di tutte le feste del calendario riformato sarà naturalmente Halloween, che verrà festeggiato per tutto il mese di novembre.
Certo non sarà facile giudicare la liceità teologica delle nuove proposte, perché oggi è diventato difficile comprendere la differenza di significato tra «festeggio per celebrare un’alleanza» (con Dio) e «devo proprio dipendere da Dio per far baldoria?».
Giacomo Poretti
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