Vieni, Santo Spirito di Dio, illumina e risveglia dal torpore spirituale le nostre anime, le nostre persone, le nostre relazioni.
Signore Gesù, Pastore e Giudice della Chiesa e del mondo, ti chiediamo la grazia grandissima di essere svegli, pronti, e con le lampade accese in attesa del tuo ritorno, come portatore di pace, fede, speranza e di ogni conforto.
O Padre, ti affidiamo l’avvicendarsi della storia personale, del mondo intero e della Chiesa tutta: fa’ che ogni uomo e ciascuna donna giungano a dirti di cuore «Sia fatta la tua volontà».
Il Signore Gesù parla con amore di Fratello e di Padre, ripetendo senza stancarsi: «Vegliate».
Cosa significa l’esortazione, l’imperativo a «vegliare», per un giovane, per un adulto che vive nel 2020?
Probabilmente, e doverosamente, il primo argomento che ci viene in mente è quello sanitario. Chi non ha pensato almeno una volta «Posso ammalarmi dall’oggi al domani!»; «Una volta che sono gravemente ammalato e senza i miei cari, come posso cavarmela?». Preoccupazione necessaria, che porta al dovere, per se stessi e per gli altri, di adottare tutte le precauzioni del caso. Probabilmente, non si tratta di essere schiavi del terrore, ma responsabili di fronte a se stessi e ai propri fratelli. Assolutamente non negazionisti, ma evangelicamente «pronti».
Ma occorre dire con forza che non basta guardare solo alla salute fisica!
Per secoli i cristiani, durante le guerre, le calamità, le pestilenze non si sono fermati, non si sono arresi. Anzi hanno moltiplicato la preghiera e le opere di carità.
Ho bene in mente una serie di dipinti che raffigurano san Carlo Borromeo che va a visitare gli appestati durante la terribile epidemia pestilenziale del 1576-77.
A febbraio di quest’anno, lo storico Andrea Riccardi ha scritto sulla Stampa un articolo molto arguto e condivisibile, che poi mi pare soprattutto costruttivamente “fastidioso”.
«Le chiese non sono solo “assembramento” a rischio, ma anche un luogo dello spirito: una risorsa in tempi difficili, che suscita speranza, consola e ricorda che non ci si salva da soli». Carlo Borromeo, durante il tempo della peste a Milano (epidemia mortale combattuta allora a mani nude), visitava i malati, pregava con il popolo e fece scalzo una folta processione per la fine del flagello. Riccardi cita san Carlo, ma, per stare temporalmente più vicini a noi, oggi potremmo parlare dei cristiani che in Nigeria, Egitto, Burkina Faso, Iraq, Pakistan, Indonesia, Sri Lanka vanno a Messa a Pasqua o a Natale rischiando qualche bomba piazzata sotto le panche. Eppure, ci vanno, e ogni anno siamo qui a fare la conta delle stragi e dei morti. Eppure, in quelle zone la fede cresce, i seminari brulicano di giovani, gli oratori sono pieni di bambini.
Grazie, Signore, perché ci doni anche oggi numerosissimi esempi e testimonianze di carità, di fantasia apostolica, di coraggio: vanno controcorrente (rispetto allo spirito del mondo), ma pensano, vivono, amano secondo il Vangelo.
don Paolo Mojoli sdb
Versione app: 3.26.4 (097816f)