Il cardinale Bagnasco al convegno di "Scienza e Vita"

Difendere i valori umani, a partire dalla vita. Bisogna “difendere i valori costitutivi dell'umano” e “tra questi la vita umana, dal suo concepimento alla sua fine naturale, è certamente il primo”. Così, il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, aprendo...

Il cardinale Bagnasco al convegno di 'Scienza e Vita'

da Iniziative in tour

del 21 novembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

           Bisogna “difendere i valori costitutivi dell’umano” e “tra questi la vita umana, dal suo concepimento alla sua fine naturale, è certamente il primo”. Così, il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, aprendo il 18 novembre pomeriggio a Roma il Convegno nazionale dell'associazione 'Scienza e Vita'. Due giorni di incontri per l’organizzazione che ha anche presentato il manifesto dal titolo: “Scienza e cura della vita: educazione alla democrazia”. Il servizio di Debora Donnini:           “Una società è veramente umana soltanto quando protegge senza riserve e rispetta la dignità di ogni persona dal concepimento fino alla sua morte naturale”. Lo ha ribadito il cardinale Angelo Bagnasco citando Benedetto XVI e specificando che non si tratta di voler imporre la fede e i valori che ne scaturiscono direttamente, ma solo di difendere i valori costituivi dell’umano e che per tutti sono intellegibili come verità dell’esistenza, perché appartengono al Dna della persona. Valori che non possono essere né parcellizzati né negoziati, fra cui la vita umana è il primo. Questo è il ceppo dell’etica della vita su cui germoglia l’etica sociale. L’appello centrale del cardinale Bagnasco è dunque quello di recuperare “la natura relazionale della persona”:          “Il punto non è far entrare la società nel privato ma si tratta di recuperare la natura relazionale della persona in modo che la società possa e debba concepirsi e strutturarsi non solo come erogatrice di servizi ma come comunione di destino”.          Il discorso del presidente della Cei parte da una critica al nichilismo, che porta ad una svalutazione della vita, e all’individualismo il cui grande pericolo è proprio quello di perdere la dimensione comunitaria. Al centro vi è una difesa della ragione che “quando viene cancellata dall’orizzonte, anche la fede si indebolisce”. Necessario anche riscoprire il senso del dolore:          “La cultura contemporanea deve riconciliarsi con il dolore e la morte se vuole riconciliarsi con la vita perché i primi fanno parte della seconda e quindi dobbiamo recuperare la capacità di portare il dolore insieme”.          Fa eco all’intervento del porporato, il co-presidente dell’Associazione 'Scienza e Vita', Lucio Romano. La vulnerabilità, dice, è condizione sostanziale dell’essere umano insistendo sulla dimensione di reciprocità della persona:          “L’essere umano è costitutivamente relazionale: nell’essere con l’altro ed essere per l’altro evidentemente declina la sua vita in termini di etica della responsabilità. Altrimenti saremmo tutti soggetti individualisti e di conseguenza relativisti”. 

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