Il contropiede della castità

Dopo le confessioni del calciatore Kakà: Anna Bernardini De Pace e don Sigalini a confronto. «È più facile oggi un incontro fisico di uno progettuale e ciò può indurre a scelte imprudenti o tragiche per il proprio futuro».

Il contropiede della castità

da Attualità

del 19 giugno 2007

Già il fatto che Kakà, il più ammirato calciatore del momento, rilasci un'intervista sulla sua scelta di arrivare casto al matrimonio, è un po' fuori dall'ordinario. Ma che anche Anna Bernardini De Pace - il più noto avvocato matrimonialista d'Italia, immagine, se ce n'è una, di donna di successo, per di più esperta nelle contorsioni delle coppie di oggi - spenda parole per difendere il valore della castità, sembra fin troppo.

 

Avvocato, ma sta diventando reazionaria?

«No, sono e resto piuttosto un'anarchica. Ma se ho apprezzato le considerazioni di Kakà e perché penso che riguardino un problema serio. È molto più facile, oggi, fare un incontro fisico che un incontro spirituale, progettuale. E una situazione fisica positiva, se dietro non c'è dell'altro, può indurre a scelte imprudenti e tragiche per il proprio futuro. Con il rischio di incontrare presto, nella vita matrimoniale, il disgusto. Quello vero. Che nasce sempre dai comportamenti delle persone, non certo dal minore o maggiore benessere fisico. I problemi fisici, se non sono irrimediabili, si risolvono. Quando c'è un'intimità vera e di pensiero tra due persone, non è difficile affrontarli. Sono i problemi psicologici e comportamentali che non si risolvono mai, o quasi».

 

Ma castità per lei cosa vuol dire?

«La castità non può essere certo una violenza, qualcosa di imposto, ma dev'essere un impegno comune, un progetto, un modo di essere. Direi che è l'affermazione di determinati valori, che devono essere condivisi e che consentono alle persone di sperimentare e di rafforzare una cosa preziosissima, che è la volontà».  

 

In che senso?

«Ci pensi: cosa vale di più nella vita di ognuno della volontà? Oggi, negli anni 2000, c'è una crisi profondissima di volontà: le persone non sono più capaci di affidarsi alle proprie forze, di mettersi davvero in gioco, ma si affidano al destino, alle raccomandazioni o alle speranze da 'gratta e vinci'. La castità e un mettere alla pro va le proprie capacità e le proprie forze».  

 

Sarà conscia dell'irrisione che suscitano considerazioni come le sue...

«Lo so, perché oggi il valore prevalente è quello del sesso, e non può che essere deriso colui che al sesso si sottrae. Però in tutto questo c'è una grande incomprensione del valore e anche del sapore della castità. Per esempio di come la fedeltà di una coppia sia non solo una scelta eroica, ma anche altamente erotica».

Uno psicologo da rivista femminile le direbbe semmai che è il tradimento a ravvivare ciò che è morto.

«Invece è molto più elettrizzante il rapporto se tu dici no alle occasioni che ti capitano per confermare quel rapporto. Negarsi agli altri, alle tentazioni, è un grande modo per sperimentare, toccare con mano il valore e anche l'erotismo che una coppia porta in sé. Abituarsi a dire di no è qualcosa di fecondo».

 

Ok, abbiamo visto che non è reazionaria. Ma di finire un po' sulle posizioni cattoliche non la inquieta?

«Non sono per niente clericale, baciapile o cose del genere. Ho studiato dalle suore e ho litigato con tutte su questi discorsi, nelle mie battaglie femministe. Ma non mi sono fermata a certe posizioni, che allora avevano un senso, oggi meno. Penso poi che certe proposte della morale cattolica sapessero allora come oggi di muffa e di vecchio per il modo in cui venivano e vengono comunicate. Se invece uno ha la capacità di guardare dentro a certe cose, magari grazie all'esperienza personale e professionale, ecco che si possono illuminare di luce nuova valori che prima erano considerati senza senso».

 

Il teologo

Facciamo ancora questa proposta, aiuta i giovani a puntare pi√π in alto

 

«I ragazzi cercano esperienze intense ma pure poetiche, per sognare. Però nessuno li educa a desiderare cose grandi, assolute»

 

«Ben venga l’esempio di un grande calciatore. Perché penso che la proposta della castità vada fatta con maggiore decisione, senza troppi timori reverenziali ». Monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina, già assistente generale dell’Azione Cattolica e una vita spesa a contatto con i giovani, guarda con simpatia alle uscite della superstar del calcio brasiliano. Entrando un po’ nello specifico. «Ovviamente bisogna chiarire bene cos’è la castità, cioè che non è un semplice fuggire da qualcosa di bello o piacevole, non è una privazione fine a se stessa, per il gusto di mortificarsi, ma è preparare il cuore a una vita di dono. Una preparazione che tocca per forza anche la corporeità».

Per tanti genitori o educatori, un discorso «alto» sulla sessualità con adolescenti o giovanissimi sembra una battaglia persa in partenza.

«È difficile, certo. Oggi praticamente tutto – cultura, senso comune, mass media – portano nella direzione opposta, ma sbaglia chi pensa che certi discorsi siano destinati a non passare. Glielo dico per esperienza. Proprio oggi che fare esperienze sessuali a una certa età è diventato facilissimo, senza grandi traumi, paradossalmente cresce anche il numero di giovani disillusi, che si chiedono 'beh, tutto qui?', che percepiscono presto l’inganno. E cercano una risposta più profonda, cosa che non trovano in pressoché nessuna agenzia educativa. Perché nessuno ha il coraggio di andare contro il cattivo senso comune».  

Quindi affrontare i risolini di compatimento o il disprezzo, nel parlare di castità, può dare ancora dei frutti.

«Sicuramente. Anche perché – pure questo va ricordato e sottolineato – un ragazzo o una ragazza di oggi non sono alla ricerca di pura 'fattualità'. Cercano anche e soprattutto cose grandi, alte, assolute. Esperienze emotivamente intense, ma anche poetiche, che facciano sognare... E come, dico spesso a tanti giovani, la castità è proprio quella via che impedisce ai sogni di Dio di diventare degli incubi. Se vuole un riferimento un po’ prosaico, mi rifaccio spesso anche al libro Jack Frusciante è uscito dal gruppo, che non è certo dalla parte della castità, ma in cui si legge della scommessa bellissima di due protagonisti: dobbiamo far vedere a tutti che ci vogliamo bene senza andare a letto assieme».  

Tra luoghi comuni e fraintendimenti, cosa rende più difficile parlare in un certo modo di sessualità, e farsi intendere, ovviamente?

«Penso la convinzione che amore ed erotismo siano due cose diverse, disgiunte, che si possono vivere in modo del tutto indipendente. Una banalità che cela una profonda mistificazione».

Quale, invece, un vantaggio immediato, in una scelta di continenza rispetto al «carpe diem»?

«La capacità di distinguere due realtà opposte ma che nei rapporti, negli incontri si incrociano e si confondono spesso: amore ed egoismo. La castità aiuta anche a vagliare le vere intenzioni di una persona, aiuta una coppia a scoprire ciò che di strumentale o superficiale c’è nel loro stare insieme. Aiuta ad evitare ad entrambi amare sorprese». 

Andrea Galli

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