Rubrica di educazione a cura di Richard Kermode.
«Ho verso il “subito” e il “per sempre” uguale diffidenza. Le amicizie e gli amori istantanei, come le amicizie e gli amori eterni presuppongono una trasformazione e una violazione di sé radicale; nella rapidità, l’irrompere dell’altro che invade e sovverte ogni cosa non può che bruciare. Dall’altra parte, le relazioni e le amicizie eterne pretendono una costante immobilità e un costante tentativo di accomodamento che sabotano la naturale trasformazione di sé. È mia convinzione che, nella vita, nulla possa realmente durare e che ci angosciamo per questa terribile condizione umana. L’amore termina e diciamo che si trasforma in qualcosa di migliore. L’amicizia si esaurisce e, per commercio abitudinario, vogliamo credere che si possa avere una costanza fatta di consuetudine. Le cose in realtà finiscono, il che non significa che ciò che è stato vissuto è falso, o caduco, o illusorio».
Parole di Saviano, apparse sul Corriere del 10/10; i corsivi sono miei. Rischio di farmi male, però mi permetto due appunti.
Forse il logos biblico indica una pista: l’essere fatti a immagine e somiglianza di Dio. Un rilancio: Saviano… e la tua passione per la giustizia? Anche quella in realtà è destinata a finire?
So long!
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