Se avete voglia di mangiare, non dite: «Ho fame». Ma pensate ai 400 milioni di giovani che oggi non potranno mangiare. Si tratta di prender coscienza, e di non più accettare.Non più accettare di essere felici da soli.Voi che siete il domani, pretendete la felicità per gli altri, costruite la felicità degli altri.
del 01 gennaio 2002
Se avete voglia di mangiare, non dite: «Ho fame». Ma pensate ai 400 milioni di giovani che oggi non potranno mangiare. Perché nel mondo metà della gioventù ha fame. Se siete raffreddati, non dite:«Dio mio, come sono malato». Ma pensate a tutti quelli che soffrono, agli 800 milioni di esseri umani che non hanno mai visto un medico. E specialmente, oggi, ai 15 milioni di lebbrosi che il mondo ha maledetto e 12 milioni dei quali si trovano senza cure, senza soccorsi, senza amore. Il loro delitto? Sono malati. D'una malattia che oggi è conosciuta come estremamente poco contagiosa e perfettamente guaribile. Ma questa malattia si chiama la lebbra. Essa causa vergogna e paura. Grazie alla scienza, la malattia scompare. Ma la vergogna persiste. E la paura -la vera lebbra - continua la sua opera di termite... Per scoprire, curare, salvare i dodici milioni di malati ancora prigionieri della nostra assurda paura, per guarire i benestanti da questo insensato terrore, talvolta criminale, ho dato inizio nel 1954 alla Giornata Mondiale dei Lebbrosi che si celebra ogni anno l'ultima domenica di gennaio. Volete aiutarmi? Un giorno, in Asia, fui chiamato presso una lebbrosa che stava per morire... Era giovane - 22 anni - di statura sotto la media. La vidi, impotente, svincolarsi a piccoli sussulti dalla sua atroce vita. Appena morta, fui preso dallo strano capriccio di pesarla. Caricai sulle braccia quell'esile pugno d'ossa, ancora tiepido, e lo portai sulla bilancia. La lebbrosa di 22 anni pesava 20 Kg... Ora sapete di che cosa è morta... Poiché mi sono mostrato inorridito, sconvolto, mi si disse: «È così da che mondo è mondo. Non lo potete cambiare: è impossibile». Impossibile? La sola cosa impossibile è che voi, che io, possiamo ancora dormire e ridere sapendo che ci sono sulla terra donne di 22 anni che muoiono perché pesano 20 kg... «Ma è un'orribile eccezione - penserete nel tentativo di togliervene il pensiero - Suvvia!». Lebbrosi? Nel secolo 20° del Cristianesimo ne ho trovati in prigione, in manicomio, rinchiusi in un cimitero dissacrato, interrati nel deserto, con filo spinato, riflettori e mitraglie. Lebbrosi? Ho visto le loro piaghe brulicare di mosche, i loro tuguri infetti, le farmacie vuote e i guardiani col fucile. Ho visto un mondo inimmaginabile d'orrori, di dolore e di disperazione... Come può durare tutto ciò? Lasceremo morire, imputridire 15 milioni d'esseri umani, mentre li si può curare, salvare, guarire? Ecco la domanda. È a questa domanda che voi risponderete: tu risponderai, non un altro, tu non un'altra! Portando a questo grande appuntamento di solidarietà umana il vostro concorso e il vostro amore. E naturalmente senza ritenere alla sera di questa giornata di aver compiuto il vostro dovere. Ce n'è per un anno! No, non è un giorno all'anno che si deve amare.
Allora, oltre ai nostri poveri amici, il vostro amore sincero e coraggioso vorrà lottare per altre angosce, per altri obblighi, per altri dolori... Se avete voglia di mangiare, non dite mai più: «Ho fame».
Ora, voi mi avete capito. Non si tratta di asciugare con gesto vago una lacrima: è troppo presto fatto. Neppure di avere un istante di pietà: è troppo facile. Si tratta di prender coscienza, e di non più accettare. Non accontentarsi più di girare attorno a se stessi - e a quelli che sono dei suoi - nell'attesa della sua piccola porzione di Paradiso. Rifiutarsi di concedersi una piccola siesta ben pensante, quando tutto urla e si dispera attorno a noi. Non più accettare questo modo di vivere che è una rinuncia perpetua dell'uomo. Non più accettare un Cristianesimo negativo che i piccoli borghesi dell'Eternità asfissiano in un labirinto di formule e di interdetti. Non più accettare di essere felici da soli. Davanti alla miseria, all'ingiustizia, alla viltà, non rinunciate mai, non venite a compromessi, non battete mai in ritirata. Lottate, combattete. Partite all'assalto! Impedite ai responsabili di dormire! Voi che siete il domani, pretendete la felicità per gli altri, costruite la felicità degli altri. Il mondo ha fame di grano e di tenerezza. Lavoriamo.
Raoul Follereau
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