Esiste un modo di essere, proprio delle giovani generazioni di oggi, che si può dichiarare, senza dubbio, cronico: un modo di essere dettato dall'indecisione. Sì, avete letto bene: l'indecisione. Come se l'incertezza, l'esitazione, il tentennamento, la titubanza facciano parte del DNA dei giovani e ne determinino scelte e stili di vita.
del 01 dicembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
           Esiste un modo di essere, proprio delle giovani generazioni di oggi, che si può dichiarare, senza dubbio, cronico: un modo di essere dettato dall’indecisione.Sì, avete letto bene: l’indecisione. Come se l’incertezza, l’esitazione, il tentennamento, la titubanza facciano parte del DNA dei giovani del terzo millennio e ne determinino scelte e stili di vita aleatori, instabili, fragili.
È come se un virus avesse intaccato la loro psicologia, la loro stessa voglia di vivere, la loro visione del mondo.
Valori effimeri e scelte importanti
          Certo il carpe diem, il volere tutto e subito contraddistinguono l’universo giovanile contemporaneo secondo cliché che tratteggiano una figura di adolescente o giovane, il quale adotta il cellulare, per esempio, o il web o l’i-pod come strumenti identificativi inequivocabili e vitali della sua generazione, basata su un culto di valori effimeri e solo apparenti. Ma rispetto e di fronte a scelte importanti che esigono una fedeltà d’impegno, coerenza e forza d’animo, i giovani d’oggi sembrano vacillare, declinare le responsabilità, cadere dalle nuvole, non sapere che pesci pigliare. Come se la loro vita, per quanto riguarda la direzione che essa deve prendere una volta adulti, dipendesse dal caso, dal bisogno effimero, e non da una scelta ponderata, sentita, meditata, che sia coinvolgente e fortemente motivata.
Una società che li disorienta
          La cultura e la società in cui i giovani sono immersi tendono a disorientarli in modo sorprendente, ad alienare in essi stimoli più profondi, che non vadano oltre l’epidermide o il soddisfacimento dei sensi. La cultura odierna sembra fatta apposta per indurre i giovani a rinviare risposte e reazioni profonde. Questa anomalia esistenziale fa a pugni, non è compatibile con scelte di vita feconde, coinvolgenti, importanti, impegnative. I giovani, allora, non riescono a dare un senso profondo alla loro stessa quotidianità, non maturano ideali di vita sani e radicali sul piano dell’affettività, della piena realizzazione della persona, della vocazione religiosa, accontentandosi di restare in attesa, lasciando che il virus dell’indecisione sia la bussola e la costante della loro esistenza. I rapporti con gli amici, le dinamiche affettive, le scelte personali non sono nutrite di orizzonti più ampi, che includono, per esempio, la dimensione del rapporto con il divino, o ideali di vita che implichino valori come la rinuncia, l’impegno, il rispetto, il perdono. Si affaccia una miopia di prospettive, che non vanno al di là del puro gioco e divertimento.
Scelte radicali
          Nonostante l’indecisione detti legge nei comportamenti giovanili, una grande fetta di giovani, all’opposto, e all’occorrenza, si lascia affascinare da scelte radicali o esigenti, come l’entrare in seminario, o in convento, da scelte di vita che riflettono in profondità sulla vocazione. Quest’ultima esercita ancora un grande appeal nei giovani, e non ha un volto solo religioso, ma concerne anche uno stile di vita, che sul piano laico conserva un senso di responsabilità matura, un codice etico inflessibile. D’altro canto esiste, e lo confermano tante analisi sociologiche, un disagio giovanile che si lascia irretire dall’indecisione, dall’abbassamento delle attese, dalla scarsa percezione del futuro. Oggi è difficile che un giovane faccia dei progetti inerenti la sua vita personale e si dia da fare per concretizzarli, con il porre i primi mattoni. La ricerca del benessere materiale è la prima molla su cui anche i giovani si mettono in gioco. Ma in modo sballato. La vita interiore, le relazioni umane passano in secondo piano e dunque anche le loro scelte di vita diminuiscono di livello e d’intensità. Se l’obiettivo è solo l’i-pod di ultima generazione o il programma “figo” per copiare e masterizzare, c’è ancora un lungo cammino da fare… E intanto l’indecisione, la precarietà, l’incertezza mangiano le loro energie.
E gli adulti?
          Se i giovani hanno questa tendenza a declinare responsabilità, a vacillare di fronte a scelte importanti, a lasciarsi condizionare da una cultura votata all’effimero e all’apparenza, occorre che gli adulti stessi, che hanno la responsabilità di educarli, seguirli e prepararli al futuro facciano un personale esame di coscienza. La classe dirigente, per esempio, i politici e i rappresentanti delle istituzioni che cosa stanno facendo di concreto per sopperire alle esigenze dei giovani? I genitori, gli insegnanti, gli educatori che hanno a cuore l’avvenire dei loro figli e alunni, che cosa propongono a essi come valori di vita: la carta di credito o il senso di responsabilità; diventare il primo della classe a tutti i costi o saper intrattenere rapporti positivi di condivisione con l’intera classe?
Volontà di riscatto
          Ai giovani non rimane che reagire, con la loro fervida sensibilità, con la loro impagabile fantasia e tentare di rimboccarsi le maniche nel proprio piccolo, per restituire alla vita quel senso autentico, che pare si sia smarrito dietro un consumismo sfrenato e un’idolatria dell’apparenza che lasciano il tempo che trovano. Così l’indecisione cederà il passo a una volontà di riscatto invincibile…
Nicola Di Mauro
Versione app: 3.26.4 (097816f)