In Maria c'è tutta la verità del femminile

La Vergine Madre di Gesù, venerata e onorata come miracolo della grazia e dell'umanità di Dio, nasce dall'atto della generazione, e partecipa del fatto della generazione. La sua immacolata concezione la sottrae potentemente e delicatamente, senza togliere nulla ai genitori Gioacchino e Anna, alla malignità di un'oscura distanza dalla fede e dalla confidenza con Dio, nella quale veniamo al mondo.

In Maria c'è tutta la verità del femminile

da L'autore

del 28 novembre 2008

Dovremo arrivare a sostenere le madri come si fa con le specie protette? L’ipotesi suona certo paradossale, in questi termini (e meno male). D'altro canto, che le madri abbiano bisogno di protezione è un fatto generale. Però il nuovo avanza, come si dice. Intanto apprendiamo che non sarà così facile metterle sotto la protezione dell'Onu, come si diceva ai bei tempi della mitologia comunitaria in cui siamo cresciuti, nel culto di un'istituzione che accendeva le nostre fantasie - umanistiche più che commerciali, noi ingenui! - di democrazia globale. Nei nostri sogni, infatti, il presidio di una fraternità mondiale, accendeva utopicamente - lo sapevamo anche noi, che era un'utopia - l'immaginario di una grande madre che protegge e avvicina i popoli.

Sostenere le madri non si riduce affatto a sostenere semplicemente la procreazione e la famiglia (che comunque non guasta mai). La nostra smaliziata cultura ha tutti gli strumenti per elaborare analisi ricche e differenziate dell'esperienza storica. Siamo in grado di comprendere a quale profondità si gioca la qualità culturale della differenza di tutte le differenze, della quale il dato biologico fornisce l'evidenza elementare e l'abbozzo schematico, tutto da sviluppare. Proprio ora, però, l'entusiasmante scoperta delle molte virtualità del femminile (e correlativamente del maschile) cede il campo al gusto di una contraddittoria rimozione, che vorrebbe imporre alla cultura della differenza di scusarsi per l'uscita dall'indifferenziato (psicanalisti del grande codice, dove siete finiti?). Il femminile è certamente più grande, più comprensivo, più profondo e misterioso di tutte le specificazioni che gli danno concretezza e senso. Ma, appunto, le verità del femminile sono donne e madri. Il femminile astratto, svuotato della sua referenza, perde al tempo stesso realtà e significato.

La Vergine Madre di Gesù, venerata e onorata come miracolo della grazia e dell'umanità di Dio, nasce dall'atto della generazione, e partecipa del fatto della generazione. La sua immacolata concezione la sottrae potentemente e delicatamente, senza togliere nulla ai genitori Gioacchino e Anna, alla malignità di un'oscura distanza dalla fede e dalla confidenza con Dio, nella quale veniamo al mondo. Ombra dell'umana generazione, che insidia anche gli affetti più cari. L’assenso alla generazione di Gesù, il Figlio eternamente amato, la avvolge poi totalmente nell'intimità di Dio, che vi investe per intero e in modo esclusivo la sua grazia paterna. Il paradosso, anche qui, oltrepassa legami che non perdono, nondimeno, la loro giustizia. L’eccezione, necessaria per far ricominciare il mondo, sostiene a suo modo la regola: di certo non la avvilisce, anzi. L’orizzonte del femminile e del maschile, insieme con quello dell'amicizia fra gli uomini e della confidenza con Dio, riconosce la strada maestra della sua grazia e del suo riscatto.

II mistero assoluto e benedetto di Maria, la ragazza di Nazareth, sigilla l'insostituibile mediazione dell'originario femminile: singolarmente toccato da una grazia che lo esalta al limite della sua stessa complementarietà. Non saprei davvero se c'è qualcosa di più stimolante per riaprire la bellezza del pensiero della differenza, nel 'bazar' delle accigliate filosofie del genere, che oggi vanno giustamente in pagina sotto la dizione 'cultura e spettacolo'. Con ampio beneficio d'inventario, naturalmente.

 

Pierangelo Sequeri

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