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Incessante

La seconda caratteristica della preghiera del cuore è di essere incessante. Il problema di come seguire l'esortazione di Paolo a «pregare incessantemente» ha avuto un posto centrale nell'esicasmo dal tempo dei Padri del deserto fino alla Russia del XIX secolo. Ci sono molti esempi di questa preoccupazione ai due estremi della tradizione esicastica.


Incessante

da L'autore

del 01 gennaio 2002

La seconda caratteristica della preghiera del cuore è di essere incessante. Il problema  di come seguire l'esortazione di Paolo a «pregare incessantemente» ha avuto un posto centrale nell'esicasmo dal tempo dei Padri del deserto fino alla Russia del XIX secolo. Ci sono molti esempi di questa preoccupazione ai due estremi della tradizione esicastica.

Nel periodo dei Padri del deserto ci fu una setta pietistica chiamata dei messaliani. Erano persone che avevano un approccio eccessivamente spiritualizzato alla preghiera e consideravano il lavoro manuale condannabile per un monaco. Alcuni monaci di questa setta si recarono a visitare l'abate Lucio. «Il vecchio chiese loro: 'Qual è il vostro lavoro manuale?'. Essi risposero: 'Il lavoro manuale non ci tocca. Però, come dice l'apostolo, preghiamo ininterrottamente '. Il vecchio chiese: 'Non mangiate?'. Essi risposero di sì. 'E quando mangiate - egli aggiunse - chi prega per voi?'. Domandò 'ancora se dormivano ed essi risposero di sì. 'Quando dormite - egli replicò - chi prega per voi?'. Ma essi non trovarono niente da ribattere. L'abate, quindi, disse loro: 'Perdonatemi, però voi non fate come dite. Io, invece, vi posso dimostrare che, mentre mi dedico al mio lavoro manuale, prego senza interruzione. Quando bagno i rametti di palma e ne intreccio una corda, siedo insieme a Dio e dico: Abbi pietà di me, o Dio, in ragione della tua grande misericordia e della moltitudine delle tue compassioni cancella la mia empietà. Non è questa una preghiera?'. Essi risposero di sì. Egli, quindi, aggiunse:

'Quando resto tutto il giorno a lavorare e a pregare, faccio più o meno sedici soldi, di questi, due li dò in elemosina e col resto mi mantengo. Chi prende quelle due monete, a sua volta, prega per me mentre mangio e mentre dormo e, per grazia di Dio, si realizza nel mio caso la possibilità di una preghiera senza interruzioni».

Questo racconto offre una risposta molto concreta alla domanda: «Come posso pregare senza smettere, mentre sono occupato con molte altre cose?

La risposta coinvolge il prossimo. Attraverso la mia carità, il mio prossimo diventa mio compagno nella mia preghiera e la trasforma in una preghiera incessante. Nel diciannovesimo secolo, quando i problemi con i messaliani non esistevano, fu data una risposta più mistica. La troviamo nella celebre storia del contadino russo intitolata Racconti di un pellegrino russo. Comincia così: «Per grazia di Dio sono uomo e cristiano, per opere grande peccatore...

Una volta, era la ventiquattresima domenica dopo la festa della Trinità, entrai in una chiesa a pregare durante la liturgia. Stavano facendo la lettura, tratta dalla lettera ai Tessalonicesi, al passo in cui è detto: pregate incessantemente (1 Ts 5,17). Queste parole mi si radicarono nella mente e cominciai a pensare: come è possibile pregare incessantemente, se ciascuno deve per forza preoccuparsi anche di tante altre cose per il proprio sostentamento?». Il contadino andò in giro per le chiese più famose per i loro predicatori, ma non riuscì a trovare la risposta che desiderava. Finalmente incontrò un santo starec che gli disse:

«L'incessante preghiera interiore è la perenne aspirazione dello spirito umano a rivolgersi al centro, cioè a Dio. Per apprendere questo dolce esercizio è necessario concentrare su di esso la nostra forza di volontà e domandare con assiduità al Signore che sia lui stesso a insegnarci come pregare incessantemente... Prega come sei capace e la preghiera stessa ti rivelerà in che modo essa possa divenire incessante; ogni cosa vuole il suo tempo».

Poi il santo starec insegnò al contadino la Preghiera di Gesù:

«Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me».

Mentre percorre in lungo e in largo la Russia come pellegrino, il contadino ha costantemente sulle labbra questa preghiera silenziosa che ripete migliaia di volte. Giunge persino a considerare la Preghiera di Gesù il suo vero e proprio compagno di viaggio. E così, un giorno, egli ha la sensazione che la preghiera spontaneamente passi dalle sue labbra al cuore. Ed egli dice: “Sentii che la preghiera in un certo modo si trasferiva da sé dentro il cuore; era come se il cuore, al ritmo abituale delle sue pulsazioni, avesse cominciato a pronunciare dentro di sé le parole della preghiera, una per ogni battito... Cessai allora di pronunciare la preghiera con la bocca e presi ad ascoltare con attenzione questa voce interiore»''.

Qui apprendiamo un'altra via per arrivare alla preghiera incessante. La preghiera continua a pregare dentro di me anche quando sto parlando con gli altri o sono concentrato sul lavoro manuale. La preghiera è diventata la presenza attiva dello Spirito di Dio che mi assiste in tutti i momenti della mia vita.

Così, vediamo come, attraverso la carità e l'attività della preghiera di Gesù nel nostro cuore, tutta la nostra giornata può diventare una preghiera continua. Non intendo suggerire che noi dovremmo imitare il monaco Lucio o il pellegrino russo, ma intendo dire che anche noi, nel nostro ministero così pieno di impegni dovremmo preoccuparci di pregare incessantemente, così che qualunque cosa mangiamo, qualunque cosa beviamo, qualunque cosa facciamo, lo facciamo per la gloria di Dio (cfr. 1Cor 10,31). Amare e lavorare per la gloria di Dio non può restare un'idea astratta, cui pensiamo una volta ogni tanto. Deve diventare una dossologia interiore e incessante.

Henri Jozef Machiel Nouwen

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