Un uomo ha la sua crescita, e il vigore della sua chiamata si conserva nella fedeltà al dono ricevuto, al primo dono
del 01 gennaio 2002
Titolo originale dell'opera: “Berufung”
Edito da: Informationszentrum Berufe der Kirche, Freiburg i.B., 1966. Traduzione: dal tedesco, a cura di Roberto De Odorico.
Introduzione
In questo breve saggio teologico, Hans Urs von Balthasar ci offre una visione profonda del mistero della vocazione. Questo mistero è posto dall'autore alla sorgente di ogni chiamata: il Dio che è amore; è visto come chiamata dell'amore del Padre nel suo Figlio. Von Balthasar sa che ogni vocazione è un dono d'amore, dono dello Spirito.
Ogni dono spirituale, ogni carisma, è da nato alla Chiesa e per la Chiesa. E’ una grazia per chi è chiamato, una grazia donata per servire, per vivere una vita offerta al servizio dei fratelli, quegli uomini salvati da Gesù Cristo.
Il saggio ha un carattere speculativo. L'autore dà una descrizione dei valori essenziali del dono della vocazione: un amore totale per Dio, autentico nella misura in cui chi si dona lo fa in maniera definitiva; una chiamata ad amare che porta con sé l'esigenza di una donazione totale alla sequela di Cristo povero, casto, obbediente fino alla morte di croce.
Possiamo ritenere queste esigenze dei “consigli”? L'autore non è di questo parere, piuttosto egli vede, in una chiamata compresa ed accolta, delle esigenze nuove, ineluttabili, diremmo quasi i “precetti” di un amore totale e senza riserve.
Queste esigenze sono predominanti. Esse rappresentano l'opera di Dio in ogni uomo chiamato, superano i limiti di una regola e non accettano le riserve che una scelta particolare può comportare, o magari un tipo di vocazione o l'entrata in un Istituto di vita consacrata.
Infatti, la via dei consigli è la via di Dio che, Signore di ogni cosa, può fare di un apostolo un monaco, di un monaco un apostolo e può chiedere al membro di un Istituto secolare di lasciare la discrezione in cui vive la sua consacrazione, per offrire una migliore testimonianza.
Tutto ciò è vero ed è essenziale. Sì, Dio è Signore di tutte le cose. Ma l'eccezione non fa la regola. Un uomo ha la sua crescita, e il vigore della sua chiamata si conserva nella fedeltà al dono ricevuto, al primo dono. Sottolineando la libertà suprema di Dio, non si può porre in questione l'importanza della perseveranza in una stessa vocazione, quella perseveranza che assicura forza, realizzazione, pienezza.
E sarebbe ancor più pericoloso fare appello al cambiamento possibile per favorire l'indecisione e l'instabilità. Sarebbe, così, crediamo, un mal comprendere le intenzioni dell'autore.
Dovremmo allora concludere che sia da ritenere secondaria una concreta chiamata ad un determinato tipo di vita o a seguire una regola? Pensiamo di no. L'uomo chiamato da Dio è l'uomo concreto.
E’ l'uomo di nome Pietro, Giovanni, Andrea. Chiamato ad amare Dio con tutto il suo cuore, con tutta la sua anima, con tutte le sue forze, chiamato a svolgere una missione affidata a lui e che nessun altro potrebbe svolgere. Chiamato da Dio, egli ha il suo posto nel progetto divino, ha una missione nella Chiesa che nessun altro ha ricevuto e nemmeno lo potrebbe.
Dio l'ha visto, l'ha conosciuto e chiamato per nome. Tale è il mistero della vocazione personale, nella quale le esigenze dell'amore penetrano, al ritmo della grazia divina, nell'esistenza concreta e personale dell'uomo chiamato da Dio.
In una visione del genere la regola non è un fatto secondario. La missione sarà specifica, il gruppo avrà una sua fisionomia ed una forza particolari; le esigenze dell'amore saranno necessariamente reali, concrete e meglio percepite.
Il vigore del saggio di Hans Urs von Balthasar ci è sembrato questo: tutti i cristiani sono chiamati all'amore di Dio, tutti possono essere invitati a seguire Cristo sempre più da vicino; tutti possono imitare il Cristo povero, casto, obbediente nella verginità di un cuore pienamente offerto, indiviso, donato senza riserve, per intero.
Ciò può verificarsi per un povero prete come il Curato d'Ars; ma la chiamata può essere sentita da ogni cristiano, dal più semplice, dal meno in vista, dal più sconosciuto degli uomini ma che è forse il più vicino a Dio.
Bisogna leggere e rileggere questo scritto denso e chiaro. Bisogna accettare il suo linguaggio a volte duro e categorico, sapendo che, essendo breve, deve essere commentato, essendo speculativo non sa né può dir tutto.
Chi può d'altronde svelare un mistero? Per capirlo bisogna viverlo e lo può capire poco a poco solo chi lo vive giorno per giorno nella concretezza della propria vita e negli imprevisti che la chiamata di Dio comporta.
JEAN BEYER, S.j.
Hans Urs von Balthasar
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