Nella sua Opinione, la Corte ha concluso che la costruzione del muro o recinzione da parte dell'esercito israeliano all'interno della Cisgiordania, comprese parti di territorio di e intorno a Gerusalemme Est, viola il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto umanitario e che “Israele ha anche il dovere di porre fine alla violazione dei propri obblighi internazionali causata dalla costruzione del muro nei Territori palestinesi occupati”...
del 10 luglio 2004
 
 
 
 
Alla luce dell’Opinione emessa oggi dalla Corte internazionale di giustizia (Icj), Amnesty International ritiene che Israele debba sospendere immediatamente la costruzione del muro o recinzione all’interno della Cisgiordania occupata, smantellare la sezione già costruita in quel territorio e accordare un risarcimento per i danni apportati.
 
Nella sua Opinione, la Corte ha concluso che la costruzione del muro o recinzione da parte dell’esercito israeliano all’interno della Cisgiordania, comprese parti di territorio di e intorno a Gerusalemme Est, viola il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto umanitario e che “Israele ha anche il dovere di porre fine alla violazione dei propri obblighi internazionali causata dalla costruzione del muro nei Territori palestinesi occupati”. La Corte ha concluso che Israele ha l’obbligo di risarcire i danni sinora causati, secondo il principio che “il risarcimento deve, per quanto possibile, eliminare tutte le conseguenze dell’atto illegale”.
 
“L’Opinione dell’Icj sottolinea che il diritto / dovere di Israele, basato sulle leggi internazionali, di prendere misure per impedire a potenziali attentatori di entrare in Israele non giustifica la costruzione del muro o recinzione all’interno della Cisgiordania. La costruzione ha distrutto le terre agricole e la produzione di decine di migliaia di palestinesi a vantaggio degli insediamenti illegali israeliani. Le misure di sicurezza che Israele assume devono rispettare il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto umanitario, compresi soprattutto i diritti della popolazione palestinese” – ha dichiarato Amnesty International.
 
Nelle zone in cui il muro o recinzione è stato costruito, la popolazione palestinese vive praticamente sotto assedio in città e villaggi circondati da reticolati, barriere, filo spinato, varchi e posti di blocco. I contadini sono separati dai propri terreni e dalle riserve d’acqua e i centri abitati divisi tra di loro nonché dalle scuole, dai servizi sanitari e da altri servizi essenziali.
 
Come fa notare l’Icj, “ogni Stato” che è Parte contraente delle Convenzioni di Ginevra “ha l’obbligo di assicurare che le previsioni dell’accordo in questione siano rispettate” ; inoltre, “le Nazioni Unite, e specialmente l’Assemblea Generale e il Consiglio di Sicurezza, dovrebbero considerare quali ulteriori azioni siano necessarie per porre fine alla situazione illegale derivante dalla costruzione del muro”.
 
In coerenza con l’Opinione dell’Icj, Amnesty International rinnova la propria richiesta alla comunità internazionale affinché siano intraprese iniziative per assicurare il rispetto del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto umanitario in Israele e nei Territori Occupati.
 
Amnesty International ricorda inoltre la sentenza emessa il 30 giugno dalla Corte suprema israeliana, secondo la quale i danni inflitti alla popolazione locale palestinese da una sezione del muro o recinzione che circonda i villaggi della Cisgiordania a nord di Gerusalemme non trovano giustificazione nelle necessità di sicurezza di Israele; pertanto, la Corte ha annullato le ordinanze di sequestro dei terreni palestinesi a scopo di costruzione del muro o recinzione.
 
Si tratta, secondo l’organizzazione per i diritti umani, di uno sviluppo positivo ma che tuttavia riguarda solo una porzione assai piccola – 40 chilometri su 600 – del percorso complessivo del muro o recinzione. Inoltre, a differenza dell’Icj, la Corte suprema israeliana non si è espressa sulla questione, predominante, dell’illegalità della costruzione del muro israeliano all’interno dei Territori Occupati.
 
FINE DEL COMUNICATO Roma, 9 luglio 2004
 
Amnesty International
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