L'ALBERO DEGLI ZOCCOLI

Quello di Olmi è un film eroico e che parla al cuore delle persone.Quello che Olmi ha voluto descrivere è un mondo che appartiene ancora all'epoca preindustriale, dove presumibilmente le macchine della filanda in cui lavorano i due sposini sono mosse, piuttosto che dal vapore, dall'energia idraulica delle rogge e dei fiumi...

L’ALBERO DEGLI ZOCCOLI

da Quaderni Cannibali

del 28 ottobre 2005

Regia: Ermanno Olmi

Interpreti: “contadini e gente della campagna bergamasca”

Origine: Italia 1978

Durata: 175’

 

Storie di famiglie contadine si intrecciano nella campagna bergamasca tra l’autunno del 1897 e la primavera del 1898. La vedova Runk rimasta sola con sei bocche da sfamare: si sfianca a lavar panni da mattina a sera. Il figlio maggiore, Peppino, fa il garzone al mulino, e la seconda, Teresina, (dodici anni), va già in filanda. Un fiasco dell’acqua, che scorre sotto la cappella del Crocifisso, le guarisce la vacca, data per spacciata dal veterinario. Alla sua bimba più piccola, Bettina, nonno Anselmo insegna come far maturare i pomodori, quindici giorni prima degli altri. C’è il Finard che ogni tanto bisticcia e fa a botte con il figlio, c’è la faccenda del cavallo: gli aveva nascosto sotto lo zoccolo il marengo trovato sulla piazza nel giorno della sagra. Il “tesoro” va smarrito. Scoppia un furioso “duello” tra l’uomo e la bestia. Il Finard avrà la peggio e occorrerà l’intervento della “donna del segno” per guarirlo. L’alternanza delle stagioni ritma i tempi del lavoro (la semina, la macellazione del maiale, il raccolto) e le fasi della vita. Sboccia l’idillio tra Stefano e Maddalena, la lunga veglia invernale lo rinsalda. In maggio il coronamento davanti all’altare. Se la stagione tarda, l’esistenza contadina si ferma, come disorientata. Giunge allora, rassicurante, la parola degli anziani.

 

 

Hanno detto del film

Quello di Olmi è un film eroico e che parla al cuore delle persone. Interamente interpretato da attori non protagonisti, nella versione originale si presenta in dialetto bergamasco, coi sottotitoli in italiano. Il mondo che Olmi descrive in modo realistico è l’ambiente delle campagne bergamasche di fine ottocento, un mondo filtrato dai racconti della nonna materna, originaria di Treviglio, e certamente da lui idealizzato, ma pur sempre corrispondente all’autentico modo di essere dei contadini di quella terra e di quel particolare periodo storico. Quello che Olmi ha voluto descrivere è un mondo che appartiene ancora all’epoca preindustriale, dove presumibilmente le macchine della filanda in cui lavorano i due sposini sono mosse, piuttosto che dal vapore, dall’energia idraulica delle rogge e dei fiumi. È un fatto che la capacità totale dell’energia misurata in cavalli vapore delle macchine impiegate in Italia in processi di lavorazione industriale si aggiri, ancora nel 1896, intorno alla metà di quella prodotta nella Russia di Nicola II, e sia addirittura l’ottava e la dodicesima parte di quella prodotta rispettivamente in Inghilterra e negli Stati Uniti.

(D. S. Landes, Prometeo liberato, 1978)

 

…la cascina lombarda, le famiglie con le loro povere camere, gli uomini, le donne, i vecchi, i bambini a grappoli che corrono di qua e di là, i carretti, gli animali che abitano insieme agli uomini e che spesso dialogano con loro, in diverse lingue, ma assimilate dalla comune fatica, anche quando generosamente si lasciano ammazzare. Questa piccola comunità diventa un simbolo del mondo.

(Sandro Bernardi, “Ermanno Olmi”, Saggi Marsilio, Venezia, 2003)

 

...alle nozze della figlia del Brena il prevòst, dopo avere parlato agli sposi del paradisoche li aspetta, soggiunge: “El paradìs comincia propi dal ben che an sarà bon devurìss chè su la tera”: il paradiso comincia proprio dal bene che saremo capaci di volerci qui sulla terra.

(Mario Soldati, in “Lettere di Mario Soldati”, Mondatori, Milano)

 

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