L'educazione esige continuità

Non dimenticate che i ragazzi, anche i più piccoli, sono tutt'occhi nell'osservare e nel registrare; si accorgono subito dei vostri cambiamenti d'umore. Guardatevi da tutto quello che potrebbe diminuire la vostra autorità su di loro. Guardatevi dall'indebolire tale autorità con l'uso continuato e con l'insistenza noiosa delle raccomandazioni e delle osservazioni.

L'educazione esige continuità

da Quaderni Cannibali

del 25 agosto 2011

 

 

          L’educazione esige continuità. Se cambiate parere e umore continuamente, sconcerterete il ragazzo. Se poi per eguali mancanze ora siete indulgente, ora severo, il ragazzo, che è d’una logica rigorosa, si disorienta e presto farà di testa sua.

          È soprattutto nei primi anni che si acquistano le abitudini. Qualunque sia il temperamento del fanciullo, qualunque siano i suoi atavismi, è facile orientare bene la ' tenera pianta ', Per acquistare il senso dell’ordine, del rispetto, della pulizia, della cortesia, della lealtà, dell’accettazione gioiosa nelle piccole difficoltà della vita, dei riflessi della carità, nessuna cosa vale quanto la costanza che crea le abitudini, le quali, divenendo vere pieghe psico-fisiologiche, renderanno facile ogni cosa. Ma non bisogna desistere finché l’abitudine non si sia formata.          Tale costanza e continuità domandano all’educatore durissimi sforzi. Non è forse necessario prendere tutto in una volta, ma è con continui sforzi, ripetuti nello stesso senso, con dolcezza e fermezza, che si libera il bambino dalla sua innata tendenza alla pigrizia e all’egoismo.          Agire, punire o premiare a capriccio, senza un motivo sufficiente, da' al fanciullo l’idea più o meno vaga di mancanza di serietà. Di qui alla trascuratezza non c’è che un passo. 'Se mamma ha i nervi e fa i capricci, perché non dovrei aver anch’io il diritto di fare altrettanto?'. Il meno che si possa esigere dall’autorità è la coerenza. Non vi è nulla che possa gettare il bambino nell’incertezza di quello che ha il diritto di fare o il dovere di non fare, come gli ordini contraddittori e la mancanza di logica nell’apprezzamento d’uno stesso atto.          Quando non si è dato un comando o una punizione in un momento di agitazione, è probabile che si sia restati nella giusta misura, e quindi non v’è bisogno di ritornare sulla decisione presa, senza un nuovo motivo sufficiente. L’educatore incostante perde man mano la sua autorità morale, con grave danno della formazione del bambino, che ha tanto bisogno di appoggiare la sua debolezza e le sue incertezze su una solida base.Vi sono a volte indulgenze che sono tradimenti.           Ecco una mamma che ha creduto suo dovere privare della frutta il suo ragazzo di otto anni. Ma si commuove dinanzi agli occhi lacrimosi del piccolo delinquente e dice: 'Andiamo, per questa volta ti perdono. Prendi la tua parte e non ricominciare più!'. Questo è un vero sbaglio per le conseguenze: se il ragazzo non meritava la punizione, non bisognava infliggerla; se la meritava, deve subirla, perché se gli si perdona 'per questa volta' non comprenderà come non gli si debba perdonare ogni volta.          Anche se avete avuto la mano troppo pesante, se cioè la sanzione applicata è eccessiva, sarà meglio mantenere, nell’interesse di vostro figlio, la sentenza pronunciata, salvo ad essere più attenti un’altra volta. Diversamente il vostro bimbo non prenderà più sul serio le vostre minacce o i vostri rimproveri. II segreto dell’ascendente morale dei genitori sui bambini è la stabilità nella serenità.          Se gli ordini che darete ai bambini e i rimproveri che farete loro procedono dagli impulsi del momento, da scatti d’impazienza, d’immaginazione o da sentimenti ciechi e male ponderati, come si può pretendere che essi non appaiano, sovente, arbitrari, incoerenti, forse anche ingiusti e inopportuni? Un giorno siete di un’esigenza irragionevole e d’una severità inesorabile con questi poveri piccoli; l’indomani lasciate correre tutto. Cominciate rifiutando una piccola cosa che, un istante dopo, stanchi dei lamenti e del broncio che vi fanno, accorderete con dimostrazioni di tenerezza, desiderosi che la finiscano una buona volta con una scena che v’innervosisce. Perché dunque non sapete dominare i movimenti del vostro umore e frenare la fantasia quando vi dedicate all’educazione dei vostri figli? Se in alcuni momenti vi accorgete di non essere del tutto padroni di voi stessi, rimandate a più tardi la punizione che volete infliggere o il rimprovero che volete dare; nella calma ferma dello spirito, la parola e il castigo avranno un’altra efficacia, una potenza più educativa e più autorevole che non gli scatti provocati da una passione mal repressa.

          Non dimenticate che i bambini, anche piccoli, sono tutt’occhi nell’osservare e nel registrare; si accorgono subito dei vostri cambiamenti d’umore. Sin dalla culla, appena giunti a distinguere la loro madre dalle altre donne, capiranno subito il potere che ha sui loro genitori un capriccio o uno strillo, e, nella loro innocente malizia, non si priveranno di abusarne. Guardatevi dunque da tutto quello che potrebbe diminuire la vostra autorità su di loro. Guardatevi dall’indebolire tale autorità con l’uso continuato e con l’insistenza noiosa delle raccomandazioni e delle osservazioni. Le loro orecchie finiranno per assuefarvisi e non ci faranno più caso.

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