Sono un dono e una risorsa da curare alla maniera di un bene prezioso...
Sono giovani favolosi, dobbiamo dirlo! Sono gli animatori delle estati ragazzi, Grest, campi estivi, pellegrinaggi, attività varie di parrocchie, associazioni, movimenti, oratori, gruppi ecclesiali. Sono un dono e una risorsa da non "sfruttare" come manodopera per necessità, ma da curare alla maniera di un bene prezioso.
Non parliamo di extraterrestri, smidollati, sfigati, gente da sacrestia, bensì degli stessi ragazzi che ogni giorno potremmo incrociare sul bus, in tram, in piazza, al bar, fermi al semaforo, sul web, un po' dovunque. Mentre ci sembrano distratti, in realtà sono più che connessi; quando pare che non ascoltino, hanno le antenne tese; sebbene siano tacciati di incostanza, si dedicano totalmente se coinvolti da protagonisti; nel momento in cui vengono richiamati, si lamentano come tutti ma poi ricominciano meglio di prima; se pur alternativi nel modo di vestire e di acconciarsi, non è mai l'abito che fa il monaco.
Il mondo degli adulti non sempre va loro a genio, ed in fondo alla loro età non la pensavamo poi così tanto diversamente. Fanno di tutto per sfuggire al controllo delle loro famiglie ed invece finiscono a "controllare" i figlioletti degli altri. Non amano a volte certe celebrazioni e liturgie, tuttavia da animatori ed educatori celebrano la vita al massimo grado e agiscono fortemente per quel sacramento che è la persona ed in particolar modo i più piccoli e deboli.
I giovani ci sono in questa estate "per" e noi dove siamo? Non al posto loro, non senza di loro, mai prima di loro; ed invece "accanto" con discrezione, "vicini" quanto basta per dare una pacca sulla spalla, "un passo indietro" per dare un segno di "ok" visibile, "insieme" tutte le volte necessarie, pure lontani tuttavia in preghiera per loro. Si dice che non si debba facilitarli ed è vero se ciò implica la deresponsabilizzazione, ma non c'è niente di male nel rendere agevole il cammino verso la donazione di sé, nel creare ambienti formativi nuovi e affascinanti, nell'amare ciò che essi amano, nel progettare insieme magari a partire dai loro sogni tirati fuori dal cassetto.
Guardiamoli allora con ammirazione nei cortili assolati per ore, circondati dai bambini che pendono dalle loro labbra, distrutti ma arricchiti alla fine della giornata di attività, in lacrime però soddisfatti alla fine, strampalati e belli nei selfie. Rimproveriamoli, sì, rimproveriamoli, ma solo quando si dimenticheranno di essere felici... e noi con loro!
Marco Pappalardo
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