Morale imprevedibile: Non saprete mai se questo articolo è scritto dal tavolino di una spiaggia o da una scrivania. Nell'incertezza, vivete bene, vivete adesso.
del 01 agosto 2017
Morale imprevedibile: Non saprete mai se questo articolo è scritto dal tavolino di una spiaggia o da una scrivania. Nell’incertezza, vivete bene, vivete adesso.
Ho sempre incarnato il classico modello di persona fissata col carpe diem, bianconiglio tachicardico a cui nonne e madri hanno per anni raccomandato di stare serena, una cosa alla volta, puntualmente inascoltate.
Probabilmente solo in un’unica occasione nella mia e loro vita la frettolosa filosofia con cui mi conduco ha trionfato indisturbata: quella in cui ho scelto di vivere l’estate prima della maturità come se non ci fosse un domani.
Prima
Nonne & Madri si sono sommessamente ritirate annuendo con rispetto come fanno i capi tribù. Nel profondo sapevano che avevo fatto la cosa giusta (ma non hanno mai smesso di ricordarmi che avrei potuto anche allora rallentare un po’ i ritmi), sapevano che gli esami di maturità sono colonne d’Ercole oltre le quali s’intravede da lontano un’estate che chissà se esiste.
Mi sono dunque armata di buonissima volontà e ho iniziato a dividere equamente tra gli amici i miei sacchetti di tempo libero, ho immortalato tutti i momenti migliori, scalato precipizi sul mare, fatto parapendio, visitato piccoli villaggi peruviani… d’accordo, ho solo organizzato le mie settimane urbane cercando di non dimenticare nessuno, soprattutto me stessa. Sentivo, come dire, puzza della fine di un’epoca.
Durante
Quando l’anno successivo accadde che i miei diciott’anni mi avessero conferito, oltre che inesplorati diritti, il dovere di conseguire l’esame di Stato, mi gettai, come mio solito, sul mare di appunti con improvvisato coraggio. Verso giugno ero persino riuscita a cavalcare le ondate di fogli a quadri, a luglio l’orale mi fece sentire disperatamente libera. Nonne & Madri sorridevano dagli spalti: ora puoi stare serena, fare una cosa alla volta! Sì, che meraviglia! Un mese ai Caraibi, l’altro a riprendersi dal viaggio ed il terzo a programmare le vacanze di Natale! E… i test l’università?
Dopo
Il dopo è circa adesso. Senza che me ne accorgessi (né che lo desiderassi neanche così intensamente) sono diventata una matricola. Il mio nome è un numero e questo non mi riduce ad un grigio umanoide, mi fa solo pensare che qui l’appello ha un alfabeto senza lettere. Segui le lezioni, prendi gli appunti, vai in copisteria: come nei film americani. Ma nei film si fermano prima della tragedia, anche perché nessuno guarderebbe mai su uno schermo uno studente in sessione estiva. Il set sarebbe molto economico, però: fogli sparsi e sempre lo stesso pigiama addosso all’attore principale, il quale dovrebbe inoltre avere delle crisi isteriche (reali o improvvisate) e la costante sensazione di caldo anche qualora possedesse il più innovativo dei condizionatori.
Moraledellafavola
Quando Leopardi diceva a se stesso “Godi, fanciullo mio, stato soave” si stava inconsapevolmente dedicando una poesia d’amore. Perché amarsi è avere fretta di vivere appieno. La morale della favola è che il tempo fugge? Anche, ma soprattutto che il nostro tempo siamo noi. Che per evitare di diventare nostalgici Peter Pan dobbiamo prima essere bianconigli tanto immersi nel presente poiché coscienti del futuro.
Moraleimprevedibile
Non è vero che dopo la maturità non ci sarà più estate libera. Non saprete mai se questo articolo è scritto dal tavolino di una spiaggia o da una scrivania. Nell’incertezza, vivete bene, vivete adesso.
Sabrina Sapienza
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