«In questa catechesi vogliamo vedere e comprendere come e perché l'incontro con Gesù cambia la vita, e ci dona la capacità di vivere una vita vera».
Questa catechesi davanti alla Madonna, nella sua casa, è come l’introduzione ai quattro incontri della Scuola della Fede. Vogliamo, in essa, vedere e comprendere come e perché l’incontro con Gesù cambia la vita, e ci dona la capacità di vivere una vita vera.
1. Iniziamo dalla narrazione di alcuni incontri raccontati o nei Vangeli o in altri documenti.
(A) Zaccheo incontra Gesù: Lc 19, 1-10. Zaccheo è un funzionario del fisco; anzi un capo. Per come era organizzata la raccolta delle tasse – l’Agenzia delle entrate, si direbbe oggi – si prestava a furti da parte dei funzionari. I pubblicani avevano perciò, fra i contemporanei di Gesù, fama di ladri.
L’incontro di questo uomo con Gesù è singolare. Salito su un albero per vedere Gesù, si sente dire: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". E’ in casa sua che Zaccheo incontra Gesù.
Che cosa si sono detti? Quale è stata l’impressione che Gesù fece a Zaccheo? Sono domande a cui l’evangelista Luca non risponde. Narra la finale, che potrebbe in sintesi essere detta così: Gesù è entrato nella vita di Zaccheo; la vita di Zaccheo è cambiata; Zaccheo comincia una nuova vita. E’ questo che Gesù constata, dicendo: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa". Quale era il segno? "io do la metà dei miei beni ai poveri, e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto", dice Zaccheo.
Chi prendeva ingiustamente ciò che era degli altri, ora dona del suo. Zaccheo passa dalla logica del "prendere" alla logica del "donare".
(B) Paolo incontra Gesù: Fil 3, 7-12. Io penso che non esista una vicenda come quella di Paolo che dimostri come l’incontro con Gesù cambi la vita di una persona.
Come avviene l’incontro di Paolo con Gesù? Come avete sentito, l’apostolo lo descrive colle seguenti parole: "sono stato conquistato da Gesù Cristo". Riflettete a lungo su questa parola. Essere conquistati significa, denota l’irruzione di una Presenza nella tua vita, alla quale, per il fascino che essa esercita, ti è difficile resistere. E’ una Presenza che si impone con una potenza straordinaria.
Che cosa affascinò Paolo, fino al punto da esserne conquistato? "mi ha amato e ha dato se stesso per me" [Gal 2, 20]. Nel momento in cui Paolo ha "visto" questo amore, ha compreso che questo era tutto, non ciò che faceva, anche di bene. E’ rimasto come accecato dallo splendore della Presenza di Gesù – per qualche tempo anche fisicamente –, ma in realtà ha cominciato ad avere la visione vera di tutto.
La vita di Paolo uscì da questo incontro veramente cambiata: una vera rivoluzione. Lo esprime nel modo seguente: "quello che per me poteva essere un guadagno, l’ho considerato una perdita. Tutto io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore". Cristo, come era accaduto a Zaccheo, è una tale forza che cambia tutta la tua persona: "chi è in Cristo è una nuova creatura".
(C) E. Stein incontra Cristo. Facciamo un salto di molti secoli e parliamo di una donna fra le più grandi del secolo scorso, canonizzata da Giovanni Paolo II, fattasi carmelitana col nome di Sr. Teresa Benedetta della Croce. La sua è una vicenda molto singolare.
E. Stein si professò atea dai tredici ai ventun anni, e quindi attorno ai quattordici anni, scrive di se stessa, "consciamente e per libera scelta, abbandonai l’abitudine di pregare". All’università di Gottinga studia filosofia sotto la guida di uno dei più grandi filosofi del secolo scorso, E. Husserl.
Come avvenne l’incontro di Edith con Cristo? Furono tre fatti.
Il primo accadde nel 1917 [Edith aveva ventisei anni]. Uno dei suoi amici più cari, Adolf Reinach, suo tutor nella ricerca filosofica, muore al fronte. Incaricata di riordinare i manoscritti dell’amico, ella non aveva il coraggio di incontrare la vedova coi tre bambini. "L’incontro colla signora Reinach, tuttavia, le riservò una sorpresa: la dubbiosa e disperata Edith fu consolata da quella donna di fede che non era spezzata dal dolore. Quest’esperienza sconvolse la giovane atea, che si trovò… proiettata in quel mondo a lei sconosciuto gravitante attorno a Cristo" [W. Herbstrith (a cura di), Edith Stein. Vita e testimonianze, Città Nuova ed., Roma 1987, 28-29]. Edith cominciò a leggere il Vangelo.
Il secondo fatto ha… dell’incredibile. Durante una gita a Francoforte, entrò come turista in Cattedrale. Ad un certo momento sopraggiunse una donna, ancora con la sporta della spesa sotto il braccio, e si inginocchiò su una panca, depose la sporta e cominciò a pregare. Edith scrive: "mai potuto dimenticare quell’episodio". Che cosa la colpì? Che una donna semplice ed umile avesse un senso così profondo del mistero di Dio, da parlargli durante le sue faccende quotidiane. Per quella donna Dio era una realtà al contempo molto familiare: le parlava con le sporte del mercato accanto. E assai potente: a lui diceva le sue difficoltà.
Il terzo fatto avvenne quando Edith aveva trent’anni. Attanagliata dentro una grave crisi spirituale, così profonda che ne risentì anche la sua salute fisica, fu invitata da una coppia amica nella casa di campagna. Una sera, entrata nella biblioteca di famiglia, si imbatté nell’autobiografia di S. Teresa d’Avila. Ne rimase talmente affascinata che continuò a leggere per tutta la notte. Quando terminò la lettura, si disse: "questa è la verità". Comprese che Dio, della cui esistenza aveva dubitato per anni, l’amava e attendeva da lei di essere riamato.
Nel 1922 ricevette il battesimo cambiando pertanto il nome in Teresa, e nel 1933 entrò nel Carmelo di Colonia. Morì nelle camere a gas in un campo di concentramento nazista, perché ebrea.
L’incontro di Edith con Cristo fu il termine di un lungo percorso di riflessione, orientato sempre da una profonda onestà con se stessa.
(D) Il quarto incontro con Gesù… è finito male: cfr. Mt 19, 16-21. È l’incontro di Gesù con un giovane che gli domanda: "che cosa devo fare di buono, per avere la vita eterna?". Più che una domanda e un desiderio di conoscere nuove regole di vita, è una domanda e un desiderio di una vita vera, di una vita piena di senso. È evidente che questo giovane, come Zaccheo, aveva sentito un’attrazione verso Gesù: gli rivolge la domanda più urgente della sua vita. L’incontro è, in questo caso, un vero e proprio dialogo fra Gesù e il giovane. E Gesù ama questo giovane desideroso di vivere una vita vera. E gli fa la proposta definitiva: "vendi tutto ciò che hai e seguimi". Gli propone cioè un’amicizia, una comunione libera da ogni altro legame. Gli propone di aderire alla sua persona; di condividere la sua vita ed il suo destino.
Il giovane "sente" che Gesù intende che il suo cuore non condivida altri attaccamenti all’infuori dell’attaccamento alla persona di Gesù. "Ma udito questo, il giovane se ne andò triste, poiché aveva molte ricchezze".
L’incontro in senso vero e proprio non avviene, e la tristezza entra nel cuore del giovane. Aveva buttato via l’occasione più grande della sua vita; aveva perso l’appuntamento colla felicità.
2. In questa seconda parte della catechesi proviamo a considerare i quattro incontri nel loro insieme. Questa considerazione d’insieme ci farà vedere alcuni tratti comuni ad ogni incontro.
Il primo è il profondo interessamento che Gesù ha della nostra persona. Una volta disse a S. Caterina da Siena: "non per scherzo ti ho amata". Ciascuno di voi, il destino di ciascuno di voi, la qualità della vostra vita ha per Lui un grande interesse. Desidera per voi il bene, solo il bene, tutto il bene. L’incontro con Gesù è sempre l’incontro con una persona dalla quale ci si sente amati. Tutto il resto viene dopo: "mi ha amato e ha dato se stesso per me".
Il secondo tratto comune è che Gesù imbastisce, programma l’incontro dentro la vita ordinaria, quotidiana. È molto raro che l’incontro avvenga per eventi straordinari. Ricordate la vicenda di E. Stein: la reazione di una vedova alla morte di suo marito; vedere una donna che si "prende la libertà" di parlare con Dio in mezzo alla faccenda più normale per una casalinga: fare la spesa; leggere un libro, cosa assai normale per una prof. di Filosofia. La porta attraverso cui entra Gesù è la tua vita quotidiana.
Deriva da tutto questo una conseguenza pratica assai importante. Abbiate una coscienza vigile: Gesù di solito entra in punta di piedi. Sappiate – cosa oggi assai difficile – avere momenti di silenzio nella vostra vita. Quando vedo ragazzi e ragazze che girano avendo nelle orecchie perennemente gli auricolari dell’Iphone, per sentire musiche o altro, che pena! E dico: "ma quando potranno essere un po’ soli/e?".
Non illudetevi: l’agriturismo spirituale non serve. Cioè: passare un giorno o due in qualche convento. E’ la vostra vita quotidiana il luogo dell’incontro. E’ per questo che Agostino scrive: "temo che il Signore passi, ed io non me ne accorga".
Il terzo tratto caratteristico è che Gesù non sfonda la porta: bussa. L’incontro con Gesù è un fatto di libertà; è l’incontro di due libertà, perché è un incontro d’amore. Sembra che ciò non sia accaduto con Paolo. Ma non è così. Anzi, Paolo sarà colui che esalterà di più la libertà di chi ha creduto a Gesù ed in Gesù.
Il rispetto che Gesù ha per la nostra libertà può manifestarsi in tanti modi. A volte prende la forma della pazienza. Pensate ad E. Stein: l’ha tallonata per vent’anni, circa. Pensate al giovane ricco del Vangelo: "se vuoi" gli dice Gesù.
A Gesù non piacciono i conformisti; coloro che seguono il "ma tutti dicono così". Chiede a chi incontra che risponda alla proposta con libertà vera.
Il quarto tratto caratteristico è che incontrando Gesù la vita cambia; anche se non sempre nello stesso modo.
Gesù a Zaccheo non chiede ciò che propone al giovane ricco. A questi propone anche di cambiare stato di vita: "vendi tutto e vieni a vivere con me". A Zaccheo, intimamente trasformato, non chiede questo. Egli continua a fare l’esattore delle tasse, ma non ruberà più, non opprimerà più i poveri, condividerà le sue ricchezze con chi è nel bisogno. Altre volte, Gesù stesso chiede mediante la Chiesa di aspettare a mettere in atto la decisione. E. Stein aspettò quasi dieci anni prima di entrare nel Carmelo, perché così le impose il suo direttore spirituale, per non dare un dolore troppo grande alla madre, la quale aveva subito in quel periodo molti e gravi disgrazie.
Cari amici, tocchiamo un punto fondamentale della nostra vita. Hai incontrato il Signore? Ascolta bene quale vita nuova vuole donarti: il sacerdozio, la consacrazione verginale, il matrimonio. Se non ti è chiaro, prega: "Gesù, che cosa vuoi che io faccia per corrispondere al tuo amore?".
A questa domanda fattagli subito da Paolo, Gesù non risponde, ma gli dice: "vai a Damasco, da Anania. Lui ti dirà". È assolutamente necessario che abbiate un sacerdote che vi guidi.
Concludo. All’inizio vi ho detto che questa catechesi è l’introduzione alla Scuola della Fede. In essa noi precisamente rifletteremo su come e perché l’incontro con Gesù cambia la vita: fa vivere una vita vera; una vita buona e felice.
Carlo Caffarra
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