L'Italia è una dittatura morbida

La pasta e la pizza, la mafia e Roberto Baggio: per anni quando si viaggiava all'estero ci siamo sentiti ribattere queste tre realtà ‚Äì a loro modo gloriose ‚Äì per tratteggiare l'identità della nostra Italia. Della maggior parte ne andavamo fieri. Che l'Italia sia ancora una democrazia è bello che qualcuno ci creda, sopratutto tra i più anziani...

L'Italia è una dittatura morbida

da Quaderni Cannibali

del 31 agosto 2011

 

 

           La pasta e la pizza, la mafia e Roberto Baggio: per anni quando si viaggiava all'estero ci siamo sentiti ribattere queste tre realtà – a loro modo gloriose – per tratteggiare l'identità della nostra Italia. Della maggior parte ne andavamo fieri, della mafia forse un po' meno perché intaccava quell'aurea di magia che avvolge da sempre la nostra patria.

          Oggi che Roberto Baggio non calcia più il pallone e la pizza riesce bene anche fuori dalla nostra terra (grazie alla fuga di maestri pizzaioli all'estero) non ci rimane che fare i conti con un passato faticoso da reggere al cospetto di un presente intrappolato nella confusione massima e nell'incapacità più totale di condurre la nave da parte di chi si è preso il posto al timone, democraticamente o meno.

          Che l'Italia sia ancora una democrazia è bello che qualcuno ci creda, sopratutto tra i più anziani: i loro sforzi e le loro battaglie sarebbero servite a qualcosa per migliorare la nostra storia. Anche se a ben guardare di democratico c'è rimasto un pizzico di Costituzione. Tutto il resto è un tentativo subdolo e diabolico di addossare il vestito elegante e intrigante della democrazia ad una forma di dittatura morbida che però non si ha il coraggio di chiamare per nome. Che i dittatori usino la forza, la coercizione e l'ordinamento delle stragi per tenere in piedi un modello politico è cosa nota sin dall'antichità: opinabile o meno, già l'uso della forza lascia dietro di sé il sospetto che ciò che si salvaguarda non sia una cosa condivisa dalla maggioranza del popolo. C'è, però, anche una dittatura intelligentissima che ha portato l'Italia sul ciglio dell'abisso: quella di chi, lasciando apparentemente liberi di agire (in realtà le stragi spesso bloccano anche l'azione) lavora a manipolare il pensiero della gente fino a compiere una disinformazione di massa che la gente finisce per leggere come informazione. Negare l'evidenza, ostinarsi a spostare il tema del dibattito su frivolezze di poco conto, usare l'ironia per spegnere l'intuito della gente è l'alfabeto della dittatura che sta portando allo sfascio una generazione intera. Un atteggiamento che ha condannato pure il Presidente della Repubblica aprendo il Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini: nascondere e mistificare la realtà è simile al tentativo che fa un bambino di nascondere ad oltranza una marachella fatta per non farsi rimproverare dalla mamma.

          La mia generazione ha studiato la dittatura sui libri di storia perché le cose da vicino non si vedono bene, quelle da lontano invece appaiono nella loro trasparente completezza. Oggi, invece, stiamo assistendo all'effetto contrario: i popoli che si affacciano sul Mediterraneo ci stanno mostrando in anteprima cosa succede quando agli occhi della gente si svelano i veri lineamenti della dittatura. La storia di Saddam, di Bin Laden, di Mubarack e di Gheddafi non sono altro che l'anticipo di quello che potrebbe succedere pure da noi: gente rimasta apparentemente fedele al loro leader (ogni leader tiene un pizzico carisma che lo fa adorare) nel momento in cui ha la percezione netta d'essere stata presa in giro lo tradisce a fil di spada: c'è una dignità ultima da tutelare. Spesso sono i giovani a ribellarsi perché stanchi di dover assistere impotenti ad una forma di dissacrazione del pensiero e dell'immaginazione ed esausti nel capacitarsi che chi è al potere ha perso ogni capacità di immaginare un futuro diverso e chi invece ha l'immaginazione non ha accesso al potere. Sospetto che fra non molto non ci basteranno più i maccheroni per sentirci orgogliosi dell'Italia.

Lo dobbiamo per rispetto della nostra intelligenza.   <!--var jcomments=new JComments(1224, 'com_content','/index.php?option=com_jcomments&amp;tmpl=component');jcomments.setList('comments-list');//--> 

Don Marco Pozza

http://www.sullastradadiemmaus.it

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