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La colonna

La devozione a Maria Ausiliatrice e il suo santuario nel cuore dell'opera salesiana.


La colonna

da Teologo Borèl

del 03 maggio 2012(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));

           Una tiepida sera di maggio del 1862, con la consueta abilità narrativa don Bosco raccontò: «Figuratevi di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio sopra uno scoglio isolato, e di non vedere attorno a voi altro che mare. In tutta quella vasta superficie di acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia, con le prore terminate a rostro di ferro acuto a mo’ di strale. Queste navi sono armate di cannoni e cariche di fucili, di armi di ogni genere, di materie incendiarie e anche di libri. Esse si avanzano contro una nave molto più grande e alta di tutte, tentando di urtarla con il rostro, di incendiarla e di farle ogni guasto possibile.

           A quella maestosa nave, arredata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle che da lei ricevono ordini ed eseguiscono evoluzioni per difendersi dalla flotta avversaria. Ma il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici.

           In mezzo all’immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l’una dall’altra. Sopra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: “Auxilium Christianorum”; sull’altra, che è molto più alta e grossa, sta un’ostia di grandezza proporzionata alla colonna, e sotto un altro cartello con le parole: “Salus Credentium”.

           Il comandante supremo della grande nave, che è il Romano Pontefice, superando ogni ostacolo, guida la nave in mezzo alle due colonne, quindi con una catena che pende dalla prora la lega a un’ancora della colonna su cui sta l’Ostia, e con un’altra catena che pende a poppa la lega dalla parte opposta a un’altra ancora che pende dalla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata. Allora succede un gran rivolgimento: tutte le navi nemiche fuggono, si disperdono, si urtano, si fracassano a vicenda».

Un nome nuovo e antico

           Don Albera testimonia che proprio una sera di dicembre di quell’anno, don Bosco dopo aver confessato fino alle ore 23, scese a cena. Era soprapensiero. A un tratto gli disse: «Ho confessato tanto e per verità quasi non so che cosa abbia detto o fatto, tanto mi preoccupava un’idea. Pensavo: La nostra chiesa è troppo piccola; non capisce tutti i giovani o pure vi stanno addossati l’uno all’altro. Quindi ne fabbricheremo un’altra più bella, più grande, che sia magnifica. Le daremo il titolo: Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice. Io non ho un soldo, non so dove prenderò il denaro, ma ciò non importa. Se Dio la vuole si farà» (MB 7, 333-334). Il progetto fu confidato anche a don Cagliero: «Sinora abbiamo celebrato con solennità e pompa la festa dell’Immacolata […]. Ma la Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: i tempi corrono così tristi che abbiamo proprio bisogno che la Vergine SS. ci aiuti a conservare e difendere la fede cristiana» (MB 7, 334).

           Nei primi mesi del 1863 si mise all’opera per ottenere i permessi; nel 1865 pose la pietra angolare e nel 1868 l’opera era compiuta.

L’icona parlante

           Nella scelta di don Bosco non ci sono solo motivi di ordine pratico (avere una chiesa più ampia) o politico religioso (l’ondata di feroce anticlericalismo che minacciava la Chiesa).

           L’icona di Maria nel quadro del Lorenzone che sovrasta l’altare maggiore esprime bene il sentimento intimo di don Bosco. La sua concezione della storia della salvezza lo portava a collocare la Chiesa nel cuore del mondo, e nel cuore della Chiesa egli contemplava Maria Ausiliatrice, la Madre onnipotente, la vincitrice del male.

           La Madonna è stata sempre presente nella vita di don Bosco. Nel sogno dei nove anni, Gesù si presenta così: «Io sono il Figlio di Colei che tua madre ti ammaestrò a salutare tre volte al giorno».

           Ma la preferenza determinante per il suo culto ha un punto di riferimento preciso: il santuario di Valdocco. «E questa – scrive E. Viganò – rimarrà la scelta mariana definitiva: il punto di approdo di una incessante crescita vocazionale e il centro di espansione del suo carisma di fondatore. Nell’Ausiliatrice don Bosco riconosce finalmente delineato il volto della Signora che ha dato ini-zio alla sua vocazione e ne è stata e ne sarà sempre l’Ispiratrice e Maestra».

Maria si è edificata la sua casa

           Il santuario di Valdocco diventa il segno tangibile e reale della presenza di Maria nella vita di don Bosco e della Congregazione.  È questa la “chiesa madre” della Famiglia salesiana.

           Il sentire popolare scopre immediatamente la meravigliosa intesa tra Maria Ausiliatrice e don Bosco: Maria Ausiliatrice è per sempre ormai la «Madonna di don Bosco». E don Bosco è «il santo dell’Ausiliatrice». Raramente è avvenuto che un titolo mariano, pressoché sconosciuto, si diffondesse con tanta rapidità in tutto il mondo.

           Umilmente don Bosco diceva: «Io non sono l’autore delle grandi cose che voi vedete; è il Signore, è Maria SS. che degnarono di servirsi di un povero prete. Di mio non ci ho messo nulla: Aedificavit sibi domum Maria (Maria si è edificata la sua casa). Ogni pietra, ogni ornamento segnala una grazia».

           Il santuario di Valdocco è la chiesa che i salesiani di tutto il mondo vedono molto più con il cuore che con gli occhi. Ed è qui che tutti si sentono “a casa”.

Don Pascual Ch√°vez Villanueva

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