La fame dilaga in Somalia

La situazione in Somalia sta peggiorando. Nonostante l'intensificazione degli aiuti umanitari internazionali alle popolazioni delle regioni del Corno d'Africa colpite dalla più grave siccità da decenni a questa parte, in Somalia la carestia sta dilagando e presto investirà tutte le regioni meridionali.

La fame dilaga in Somalia

da Attualità

del 06 settembre 2011

 

          Nonostante l'intensificazione degli aiuti umanitari internazionali alle popolazioni delle regioni del Corno d'Africa colpite dalla più grave siccità da decenni a questa parte, in Somalia la carestia sta dilagando e presto investirà tutte le regioni meridionali. 'La situazione in Somalia sta peggiorando', ha spiegato l'Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) in un rapporto diffuso sabato sera, nel quale si annuncia la proclamazione formale dello stato di carestia in una sesta regione somala, quella meridionale di Bay.

          Secondo l'Unità di analisi per la sicurezza nutrizionale delle Nazioni Unite, 'nella regione di Bay nel sud della Somalia la malnutrizione acuta e il livello di mortalità hanno sorpassato la soglia della carestia'. L'Onu proclama formalmente lo stato di carestia in una regione quando la malnutrizione colpisce un terzo della popolazione, con una mortalità giornaliera di quattro persone - sei se si tratta di bambini con meno di cinque anni - ogni diecimila. Nelle regioni somale in questione tali parametri sono già purtroppo abbondantemente superati. I rapporti dell'Onu riferiscono di decine di migliaia di vittime per la crisi alimentare e sottolineano che oltre metà di queste sono bambini.

          La siccità che sta stremando il Corno d'Africa - la maggiore da sessant'anni a questa parte - minaccia la sopravvivenza di oltre dodici milioni di persone. Tra queste, sono in condizioni particolarmente drammatiche proprio le popolazioni somale, a causa del perdurare della guerra civile che, in diverse forme e fasi, dura da oltre vent'anni. Secondo i dati dell'Onu, sono 2.600.000 i somali a rischio imminente di morte per fame. Mezzo milione di loro sono bambini di meno di cinque anni. La mortalità infantile e neonatale in Somalia è oggi la più alta del mondo, soprattutto tra i profughi, in massima parte sfollati interni, ma anche rifugiati all'estero che ogni giorno si riversano a migliaia oltre i confini di Etiopia e Kenya. Ad aggravare la situazione ha contribuito da oltre un anno e mezzo il veto all'azione delle agenzie dell'Onu e delle organizzazioni non governative posto dalle milizie radicali islamiche di al Shabaab, che controllano gran parte del territorio nazionale e che guidano l'insurrezione contro il Governo del presidente Sharif Ahmed.

          Questa insurrezione è solo il più recente e macroscopico aspetto di una guerra civile che si protrae da un ventennio, con modi e fasi diversi, oltretutto dopo le devastazioni della lunga dittatura di Siad Barre. Le stesse milizie di al Shabaab, pur contando su meno di tremila uomini armati, a opinione concorde di molti osservatori, sono riuscite a imporre negli ultimi anni il proprio controllo su vaste zone della Somalia, soprattutto operando nelle maglie dei complessi rapporti tra i clan e tra i soggetti internazionali coinvolti a vario titolo. Né il Governo di Ahmed, internazionalmente riconosciuto, finanziato e anche armato, è mai stato in grado di imporre la sua autorità al di fuori della capitale.

          E anche qui resiste solo grazie alla presenza dei contingenti ugandese e burundese dell'Amisom, la missione dell'Unione africana in Somalia. Ma la questione non è militare in senso stretto e va letta alla luce proprio delle divisioni della Somalia, dove la siccità inaridisce i campi come in altre zone del Corno d'Africa, ma dove a inaridire la speranza è soprattutto la guerra perpetua tra clan. La questione riguarda anche l'aiuto umanitario: se è vero che le milizie di al Shabaab impediscono, nelle zone che controllano, l'azione degli operatori umanitari non islamici, è altrettanto vero che a rendere possibile un simile atteggiamento è la connivenza, se non la voracità, dei clan in lotta fra loro.

 

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