«Si vede che sono persone competenti, animate da ottimi propositi. Sono loro che possono ridare una speranza al Paese, anche se a caro prezzo. Un po' come quei medici che si consultano quando bisogna decidere dove tagliare per salvare un malato in punto di morte. I partiti però li hanno isolati e abbandonati».
del 01 dicembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
 
Abbiamo intervistato Giampaolo Pansa
          «Non penso di essere un sensitivo, ma il giuramento dei viceministri del governo Monti mi ha dato una strana impressione». Giampaolo Pansa, cinquantun anni di giornalismo sulle spalle, ha raccontato per una vita la politica agli italiani, scrutando, quando serviva, le manovre del Palazzo e dei suoi protagonisti con il suo famoso binocolo. Oggi, per cogliere i dettagli della scena, gli basta una rapida occhiata alla tv. «Si vede che sono persone competenti, animate da ottimi propositi. Sono loro che possono ridare una speranza al Paese, anche se a caro prezzo. Un po’ come quei medici che si consultano quando bisogna decidere dove tagliare per salvare un malato in punto di morte. I partiti però li hanno isolati e abbandonati. Preferiscono tenersi alla larga dai guai e forse anche dalla realtà».
Era già successo durante la scelta dei ministri. Anche questa volta nessun politico in squadra. Secondo lei a che gioco stanno giocando i partiti?
La realtà è che non sanno se il governo Monti riuscirà o meno a predisporre le misure per salvare l’Italia. Di conseguenza preferiscono tenersi le mani libere. In caso di “patatrac”, infatti, potranno sempre dire che hanno fatto tutto il Capo dello Stato, il presidente del Consiglio e la sua squadra di tecnici.
Le principali forze politiche hanno comunque garantito il proprio sostegno al “governo di impegno nazionale”.
Guardi, mi sono sempre occupato di politica mantenendo una sorta di qualunquismo di fondo, un certo disincanto che ho ereditato dalla mia famiglia. Detto questo, un piccolo credito al sistema politico italiano nel suo complesso l’ho sempre dato.
Ora non pi√π?
Purtroppo oggi sono sconcertato come cittadino e devo arrendermi di fronte a una triste realtà: la nomenclatura non è consapevole di quello che sta rischiando il Paese, oppure finge di dimenticarlo.
Ho l’impressione che la cosiddetta Casta non incontri più gli italiani. Basta entrare in un bar o in un’edicola per accorgersi, infatti, di quanto la gente sia spaventata. Se l’anti-politica continua a crescere non è solo per uno sfogo irrazionale, è una reazione alla sordità.
Secondo lei, al di là delle dichiarazioni, i leader stanno perciò scommettendo sulle elezioni anticipate?
Direi proprio di sì. Da un lato, Bersani ha il terrore di veder passare il suo momento, ma nessuno sa con quali alleanze potrebbe presentarsi alle urne. Dall’altro Berlusconi si è già rimesso in gioco. Un giorno dice che farà le pulci al nuovo governo e che la democrazia è stata sospesa. Il giorno dopo invita tutti a lasciar lavorare in pace Mario Monti e quello seguente annuncia una “campagna elettorale straordinaria”. Se dei leader di questo tipo mi dicessero che mi chiamo Giampaolo Pansa inizierei a dubitarne…
Da questo governo però non era lecito aspettarsi più decisione?
Non condivido questo tipo di critiche. Ho iniziato a leggere rimproveri simili a una settimana dal giuramento del presidente del Consiglio. È evidente che alla base di questi attacchi c’è il pregiudizio e il calcolo.
Oggi servono provvedimenti che cambino faccia all’Italia. E non si può fare in dieci giorni. Starei attento a segare il ramo su cui siamo seduti. Ci sono poi degli aspetti che non vengono abbastanza sottolineati.
Come ad esempio?
Il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, ieri ha rinunciato al 70% dello stipendio per fare il viceministro dell’Economia. E sono convinto che lo stesso Monti, a 68 anni, aveva solo da perderci nell’imbarcarsi in un’avventura del genere. Io questa la chiamo generosità, anche se è un termine che non si usa più.
Da ultimo, questa parentesi tecnica lascerà il sistema di alleanze identico a prima o lo cambierà profondamente, a cominciare dall’asse Lega-Pdl?
Le rispondo così. Ogni mattina leggo undici quotidiani. Se prima impiegavo buona parte della mattina per farlo, oggi mi basta poco più di un’ora. Sa perché? Per il semplice motivo che le congetture hanno preso il sopravvento sui fatti.
Dove andrà Bersani? Bossi e Berlusconi faranno la pace? In questa fase sono loro i primi a brancolare nel buio. Figuriamoci i giornalisti…
Carlo Melato
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