Quella delle famiglie è la folla che pensa, perché vive ogni giorno nella carne, il vero, che da millenni plasma...
La folla è immensa, viva, consapevole; la piazza raccoglie come in un abbraccio uomini, donne e bambini. Nulla è più reale e vivo di quella folla, non anonima, men che meno spersonalizzante.
È invece una moltitudine di persone che sanno di raccontare il corpo vivo di ogni comunità, la cellula inestimabile che nutre il futuro: la famiglia. La cercano gli scapoli, la invocano i conviventi, la sognano i single; quando l’acqua arriva alla gola, e il lavoro si fa un miraggio; eccola “l’isola famigliare” irrisa e invocata, da tutti. E poco o nulla ha senso contare le teste per dire compiaciuti: “non sono un milione”; quanta precisione inutile, che mai fu mostrata quando a scendere in campo furono altri, ben più attrezzati e ammanicati. Le teste sono tante, tantissime e sono ben documentate. Le “teste sanno che i presunti diritti” hanno uno scopo solo; consegnare alla sterile unione di due individui dello stesso sesso, un bambino. Perché tutti han diritto a un figlio, taluni pensano. Ma il figlio non può essere un diritto, perché sulle persone non si accampano diritti, ma doveri d’amore.
Il figlio vuole il maschile e il femminile, la forza e la carezza, il perdono e la norma. Se ne accorgeranno quante confusioni germineranno dalla società di plastica che vanno plasmando, dei conflitti infiniti, delle forzature libertarie, della dismisura che correrà sempre più come un abisso, tra la realtà e il sogno di un mondo indistinto. La chiamano destra cattolica, ma non sanno cosa sia la destra oggi e non sanno neanche cosa significhi essere cattolici. Hanno in mente un mondo di atomi, di consumatori, di libertà senza responsabilità, d’emotività religiosa socialmente impegnata. Parlano di populismo cattolico, di antipolitica; ma il populismo vero e l’antipolitica è il frutto delle loro leggi, del loro ridere dell’astensione, dei loro sistemi elettorali, della morte dei partiti in nome della leadership. La loro è la “teledemocrazia”, capi e capetti in cerca di un rapporto diretto con le folle e i bisogni primordiali delle stesse. Quella delle famiglie è la folla che pensa, perché vive ogni giorno nella carne, il vero, che da millenni plasma, nutre e sostiene ogni civiltà.
No! Dei vostri slogan isterici, amplificati dai megafoni del regime omologante, ne facciamo a meno.
Marco Luscia
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