La lettera al Papa mette in discussione il Primato di Pietro?

Molti porporati negano di aver firmato, altri precisano che il testo che è girato non è corretto...

La lettera al Papa mette in discussione il Primato di Pietro?

 

La questione della lettera di alcuni porporati in rappresentanza di una parte dei vescovi partecipanti al Sinodo sulla Famiglia è tornata – a due giorni di distanza – al centro del briefing quotidiano della Sala Stampa vaticana ed è lo stesso Padre Federico Lombardi che ha voluto fare una precisazione in merito a «una strana lettera di cui si è parlato ieri»: «Come sappiamo – ha spiegato – almeno quattro dei sinodali che erano stati compresi nella lista dei firmatari hanno smentito: Scola, Piacenza, Vingt-Trois ed Erdö.

Pell ha dichiarato che una lettera fatta avere al Papa era riservata e doveva rimanere riservata e che quanto pubblicato non corrispondeva né al testo né alle firme di quanto pubblicato. Nella sostanza le difficoltà della lettera erano state evocate lunedì sera in aula anche se non così dettagliatamente, come avevo riferito parlando di obiezioni e dubbi circa le procedure, e come sappiamo il Segretario generale e il Papa avevano risposto con chiarezza. Chi, a distanza di giorni, ha pubblicato la lettera ha compiuto un atto di disturbo non inteso dai firmatari, almeno da alcuni dei più autorevoli, e l’invito è a non farsene condizionare. Che si possano fare osservazioni sulla metodologia del Sinodo che è nuova non stupisce, ma una volta stabilita, c’è l’impegno di tutti ad applicarla nel migliore dei modi. Alcuni dei “firmatari” – ha detto ancora Lombardi sottolineando le virgolette – sono anche moderatori eletti dei circoli e vi lavorano intensamente, e il clima generale è positivo» (Vatican Insider, 13 ottobre).

 

Nel frattempo, peraltro, anche il cardinale messicano Norberto Rivera Carrera ha fatto diramare una smentita in merito alla sua firma in calce alla missiva.

Viene da sé che la lettera da 13 è passata ad avere la paternità di “soli” 8 cardinali a meno di ulteriori smentite, ma soprattutto come ha spiegato il Cardinal Pell a Vatican Insider, essa aveva carattere squisitamente “privato” e non era pensata come mezzo di pressione sul Pontefice e che il contenuto stesso del testo diffuso dal vaticanista dell’Espresso Sandro Magister era parzialmente “inaccurato”.

 

Contestualmente Lombardi – nella riunione odierna – ha voluto precisare in merito ad alcune affermazioni attribuite da Crux al cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier: “A proposito della composizione della Commissione di dieci membri nominata dal Papa per l’elaborazione della Relazione finale del Sinodo, è stato scritto erroneamente: ‘Napier mette in questione il diritto di Papa Francesco di fare questa scelta’. Il cardinale Napier mi ha detto di correggere, affermando esattamente il contrario, cioè: ‘Napier non mette in questione il diritto di Papa Francesco di scegliere questa Commissione’” (Il Sismografo, 13 ottobre).

La sostanza della lettera – lo ricordiamo – metterebbe (il condizionale è d’obbligo) in discussione sia le modalità di composizione, sia quelle di deliberazione dei testi, apparirebbe addirittura come una sorta di forzatura.

 

Tuttavia come ricorda il teologo italiano Massimo Faggioli sul suo blog in realtà il Sinodo è:

per definizione, dalla sua fondazione nel 1965 ad oggi, uno strumento del primato pontificio, in cui la collegialità dei vescovi si esprime ma senza mai varcare la funzione consultiva (almeno fino ad oggi: in futuro potrebbe cambiare). Basta leggere il motu proprio Apostolica sollicitudo di Paolo VI (15 settembre 1965) per rendersene conto: “Al Sinodo dei Vescovi spetta per sua natura il compito di dare informazioni e consigli […] Il Sinodo dei Vescovi è sottomesso direttamente ed immediatamente all’autorità del Romano Pontefice” (Huffington Post, 13 ottobre).

 

Ecco che la lettera assume dunque una consistenza “strana” ed è difficile capire cosa vorrebbe davvero oltre a segnalare una legittima perplessità al Pontefice. Certamente – e la rettifica di Napier sul punto della potestà del Papa è chiarificatrice – non si può dire che il Papa non può decidere qualcosa senza voler mettere in discussione il primato petrino. Siamo dunque di fronte ad un nuovo Vatileaks? Un tentativo di pezzetti di Chiesa di seminare zizzania per qualche motivo? È presto per dirlo, speravamo fosse una questione archiviata anche grazie al gesto di generosità e di responsabilizzazione operato da Benedetto XVI con la sua rinuncia…

 

 

Lucandrea Massaro

http://it.aleteia.org

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