La notte di ieri ha visto l'esito infelice di tanti altri imbrogli: quello di aver fatto a lungo credere che Eluana sia attaccata ad una spina, che Eluana sia una sorta di morta vivente, a dispetto delle testimonianze anche recentissime che parlano di una persona con gli occhi aperti, che respira autonomamente...
del 04 febbraio 2009
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Ricordate il Capitolo 8° dei Promessi Sposi? Era quello della notte degli imbrogli. Ieri sera Lecco è stata il teatro di una notte di incredibili imbrogli. Innanzitutto un imbroglio nei confronti di ciò che è la Medicina, l’Assistenza Sanitaria, la professione del prendersi cura dei malati.
Sono medico da oltre vent’anni, e mai avrei immaginato un giorno di assistere alla scena di cui sono stato testimone ieri sera: un’ambulanza della Croce Rossa Italiana che preleva una paziente disabile per portarla incontro ad un destino che dovrebbe essere quello della morte per inedia, per fame e per sete. Dico “dovrebbe” non solo perché continuo a sperare insieme alle migliaia di persone che sono vicine ad Eluana con tutta la loro solidarietà, ma anche perché - paradossalmente o forse ipocritamente - la struttura assistenziale di Udine che si è resa disponibile per procedere alla soluzione finale di Eluana ha dichiarato ben altri intenti. Il piano assistenziale formalmente dichiarato dalla struttura la Quiete e avallato dall’Asl di Udine infatti prevede, testualmente, di fornire adeguata assistenza alla persona di Eluana Englaro. Quale sarebbe dunque questa adeguata assistenza? La deprivazione di alimentazione e idratazione? L’inganno è anche far credere all’opinione pubblica che possano esistere delle zone franche del servizio sanitario dove le norme etiche e deontologiche che riguardano l’assistenza ai malati possano non valere.
La struttura La Quiete dovrà rispondere penalmente delle sue azioni.
La notte di ieri ha visto l’esito infelice di tanti altri imbrogli: quello di aver fatto a lungo credere che Eluana sia attaccata ad una spina, che Eluana sia una sorta di morta vivente, a dispetto delle testimonianze anche recentissime che parlano di una persona con gli occhi aperti, che respira autonomamente, in uno stato che persino il sanitario di riferimento degli Englaro, Defanti, ha definito “stato di vigilanza”, pur senza consapevolezza, aggiunge il Defanti, il che è in realtà tutto da dimostrare. L’inganno di aver spacciato per sedicente volontà di Eluana una frase buttata là nell’adolescenza riguardante le condizioni di coma, e come d’incanto ci si è ritrovati con una specie di testamento biologico espresso però da terzi, da chi afferma di dover adempiere ad un patto di sangue e onore, una terminologia che suscita di per sé orrore.
L’inganno verso le leggi della Costituzione italiana, verso la Carta dei Diritti del malato dell’ONU, oltrepassate con disinvoltura da giudici sordi a qualunque appello, a qualunque richiesta di prendere atto delle reali condizioni di una paziente disabile.
Ma accanto a tutto ciò, vorrei rendere testimonianza della straordinaria prova di coraggio civile di chi ieri sera ha affrontato la terribile serata fuori dalla Casa di Cura Beato Talamoni, persone che sono accorse spontaneamente non appena la notizia che Eluana sarebbe stata prelevata aveva iniziato a circolare; persone normali e Amministratori Pubblici l’uno affianco all’altro, chi a pregare, chi a reggere un cartello, chi ad abbracciare disperatamente il cofano del mezzo per impedire che portasse via Eluana, prima di essere trascinato via dalle forze dell’ordine, chi semplicemente a dire con la propria presenza che la vita umana è sacra e va rispettata.
La testimonianza più intensa e commovente è stata quella data da Giuseppe Colombo, 93 anni, il Maestro Colombo che tutti i lecchesi conoscono e hanno conosciuto, una delle figure più alte e nobili della nostra città. Alla 1,15, mentre l’ambulanza venuta da Udine stava per fare il suo ingresso nella Casa di Cura, l’anziano maestro ha risalito a passi lenti Via san Nicolò, e si è fatto avanti con il suo volto di gentilezza e di bontà tra i sostenitori della vita e gli agenti della Questura che avevano avuto l’ordine di far passare ad ogni costo il convoglio della morte. Questo uomo anziano e fragile che si è posto davanti al grosso automezzo della CRI ha mostrato tutto il coraggio civile, la forza, la dignità di chi sta dalla parte dell’uomo, e per un attimo la piccola figura del vecchio maestro ha ricordato a chi era presente il giovane cinese che oppose la sua persona ai carri armati di Piazza Tien an men, cercando di sbarrare la strage all’ingiustizia e all’orrore.
Chi ieri sera ha assistito a tutto questo, nella nuova notte degli imbrogli di Lecco, ha ricevuto una straordinaria lezione, che non dimenticherà e che - ci auguriamo - darà frutti in questa battaglia di civiltà per Eluana e contro l’eutanasia.
 
Paolo Gulisano
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