Federica Toffanin ha perso sua figlia Lavinia la scorsa estate. Stava organizzando una raccolta di beneficenza per l'hospice pediatrico dove la bimba era stata curata, ma ha subìto il furto delle Uova di Pasqua destinate al gesto proprio mentre pregava al cimitero. Tanta solidarietà si è generata da questo atto ignobile.
di Annalisa Teggi, tratto da aleteia.org
Federica Toffanin ha perso sua figlia Lavinia la scorsa estate. Stava organizzando una raccolta di beneficenza per l'hospice pediatrico dove la bimba era stata curata, ma ha subìto il furto delle Uova di Pasqua destinate al gesto proprio mentre pregava al cimitero. Tanta solidarietà si è generata da questo atto ignobile.
Malcontenta, in provincia di Venezia, è un paese che porta un nome su cui tanti avranno fatto battute ironiche. Negli ultimi giorni è stato teatro di una vicenda davvero amara, un furto inqualificabile a cui però ha fatto seguito una gara di solidarietà commovente.
Sulla tomba della piccola Lavinia
Federica Toffanin è una mamma di 38 anni che la scorsa estate ha vissuto un lutto dolorissimo, dopo anni di lotta con una patologia chiamata mucolipidosi 2 sua figlia Lavinia è morta. Si è spenta nell’hospice pediatrico di Padova a cui Federica e la famiglia sono rimasti legati. Per aiutare i bimbi ospitati in quella struttura stava organizzando una vendita di beneficenza di uova di Pasqua in collaborazione con l’associazione Braccio di Ferro. Lo scorso 25 marzo, quando tutto era pronto per la distribuzione e vendita è accaduto un fatto increscioso che Federica ha raccontato con la sua voce.
Un ladro nel parcheggio di un cimitero. Chi ruberebbe dall’auto di una madre che va a pregare sulla tomba della figlia morta? Possiamo tirar fuori tantissimi commenti affranti e arrabbiati, forse sempre usando la terza persona singolare.
Chi lo ha fatto é … eccetera. Un gesto così vile e crudele lo possiamo solo identificare con qualcuno, altro da noi. E invece siamo anche noi. Cosa ci insegna il Venerdì Santo se non che tutti siamo capaci di abbandonare chi porta la Croce? Tutti, ma proprio tutti. I piedi che stasera verranno lavati non sono quelli di noi peccatori-ma-fino-a-un-certo-punto. Qualcuno della nostra compagnia umana ha rubato a una madre che pregava sulla tomba della figlia. Lo condanniamo, ma è un nostro simile. Si annida in questo fondo oscuro dell’anima la forza di risalita scritta nella Resurrezione che ancora una volta imploriamo.
Una grande gara di solidarietà
Ma poi l’essere umano, proprio sentendo l’ustione forte del male, è capace di reagire con quella forza opposta che chiamiamo solidarietà, parola tanto usata da suonare un po’ lisa e astratta.
Dopo l’annuncio addolorato di Federica Toffanin, qualcuno – tanti – si sono dati una mossa.
Ora qualcuno ha voluto ricomperare le uova e permettere così di avviare un’altra raccolta fondi benefica. Un imprenditore del posto, che ha voluto rimanere rigorosamente anonimo, ha contattato i carabinieri per chiedere di fare da tramite con i volontari dell’hospice oncologico di Padova.
Ma oltre alle uova c’è anche il gesto di altruismo e generosità dei militari dell’Arma pensato per ripagare la mamma e i bimbi malati del furto subìto. Anche i carabinieri hanno sentito l’esigenza di esprimere la loro vicinanza ai piccoli più sfortunati, raccogliendo spontaneamente dei fondi tra di loro.
Sarebbe bello essere bravi nei “passaggi di prima”, come si dice nel calcio: avere slanci di cura e premura in prima battuta, per volontà più che per reazione. Ma c’è qualcosa di commovente nel riconoscerci eccellenti nella ricezione più che nelle schiacciate – cambiando scenario sportivo. Sì, il pallavolista che schiaccia fa un salto ed è bellissimo da vedere, in ricezione il giocatore è accovacciato ed è decisamente meno fotogenico e più goffo. Accovacciati a prendere pallonate sghembe, eccoci. E’ un ruolo di vero servizio. I brutti colpi arrivano alla sprovvista, ma possono generare rilanci inaspettati.
Da un furto ignobile si è scatenata una generosità nel bene che sta dando visibilità alla realtà degli hospice pediatrici e questo non potrà che fare tanto bene. E’ un posto di dolore da cui togliamo gli occhi, ma non è solo un ospedale di morte. E la narrazione dei fatti non è una semplice equazione: anche da un gesto malvagio può nascere il bene. La verità è che spesso non c’è proprio alternativa. Noi ci rimbocchiamo le maniche con più solerzia quando sentiamo la ferita dei nostri peccati.
La Pasqua in un hospice
Ci sono porte che vogliamo stiano ben chiuse. In un hospice si entra solo se costretti da un caso tragico del destino, pensiamo. E in un hospice pediatrico non dovrebbe entrare nessuno.
Sono invece luoghi abitati, dove il verbo accompagnare si dilata più il tempo si fa breve. Cosa si veda e si viva in quelle stanze, lo ignoro. Trapelano anche voci di chi dice che lì la bellezza della vita si mette a fuoco come non mai. Schiantati dal dolore, c’è da aggiungere. Possibile? Possibile aprire quella porta senza tutto sappia solo di morte?
Federica Toffanin ci è entrata perché sua figlia era affetta da una malattia rarissima, cinque casi in tutto in Italia. Sembra il colpo preciso e cinico di un cecchino.
La notizia che riguarda questa mamma mi ha costretto a pensare come si trascorra una Pasqua in un hospice pediatrico. Finora mi ero lamentata di doverla trascorre chiusa in casa, senza parenti e amici; senza l’opzione gradevole della gita fuori porta. In fondo – come sempre – pensavo alla Pasqua senza pensare davvero alla Resurrezione.
Un piede con il segno dei chiodi che si appoggia al muretto del sepolcro, Piero della Francesca è così concreto nel ritrarre il Gesù Risorto. Non vola leggero, per aria. Si solleva quasi appoggiandosi sui segni tangibili della morte. Chi vede da vicino la morte, ne sente l’eco non troppo lontano e lo vede su un volto caro e giovane, è piantato sul bisogno che venga qualcosa, Qualcuno, a tirar via la pietra dai sepolcri di tutti.
E anche solo immaginare per un attimo, da lontano, chi cammina la via crucis quotidiana tra le stanze di questi ospedali mi fa cercare un momento di silenzio per pensare a quanto tutto il mistero di Chi risorge dai morti sia scritto su legno e pietre, cose dure come l’apparente ostilità della realtà e come – pure – i nostri cuori.
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