Le scuole dell'infanzia aderenti alla Fism ha concluso con una lettera l'incontro tenutosi in seguito al taglio del 25%...
del 03 aprile 2017
Le scuole dell’infanzia aderenti alla Fism ha concluso con una lettera l'incontro tenutosi in seguito al taglio del 25%...
«Gentile sindaca, il taglio del 25% del contributo comporta una grave disparità di trattamento tra le famiglie dei bambini che frequentano le scuole dell’infanzia paritarie, rispetto a quelle che frequentano le scuole dell’infanzia comunali e statali. Invitiamo Chiara Appendino, l’Assessora competente, la Giunta ed il Consiglio Comunale a stanziare in bilancio per l’anno 2017 un contributo non inferiore all’importo stanziato per l’anno 2016, ovvero 3 milioni di euro. Firmato: i gestori e le coordinatrici di 57 scuole materne». Si è concluso, per ora, con una lettera aperta l’incontro delle scuole dell’infanzia paritarie associate alla Fism-Torino, che si sono riunite ieri per discutere delle sforbiciata dei fondi indicata dalla Giunta comunale nel Bilancio previsionale della città.
«Le scuole dell’infanzia aderenti alla Fism (Federazione Italiana Scuola Materna), assieme a quelle statali e comunali, offrono ai bambini torinesi – si legge nel documento – l’opportunità di frequentare la scuola dell’infanzia, che sono pedagogicamente indispensabili per la crescita del bambino». Le scuole paritarie nella lettera ribadiscono anche che «le strutture associate alla Fism sono tutte gestite da enti non commerciali, senza scopo di lucro (come fondazioni, associazioni, parrocchie, congregazioni); e che il contributo erogato dal comune di Torino sulla base della convenzione risalente agli anni ’80, è finalizzato a contenere la retta applicata, al fine di favorire l’accesso alla scuola dell’infanzia da parte di tutte le famiglie, indipendentemente dal loro reddito».
Sulla base della convenzione, per l’anno 2016, è stato deliberato dal Comune di Torino un contributo complessivo di tre milioni di euro, ma, «in spregio alla convenzione firmata dallo stesso Comune, viene erogato nel corso dell’anno 2017 (con un anno di ritardo) in dieci rate mensili, obbligando le scuole a ricorrere ad anticipazioni bancarie molto onerose che rappresentano un costo aggiuntivo pari al 5% dell’erogato». Il taglio del 25%, quindi, disattende «l’impegno previsto dall’art. 14 della convenzione e tale riduzione comporterà necessariamente un incremento della retta annuale a carico delle famiglie pari a circa 130 euro, facendo venire meno la secolare funzione popolare delle scuole dell’infanzia aderenti alla Fism».
Gli istituti accolgono oltre 5.500 bambini (quasi un terzo del totale a livello cittadino) e danno impiego a 560 persone, di cui 520 laici). E quindi all’assemblea, particolarmente affollata, hanno partecipato i responsabili delle scuole cattoliche Fidae, dell’Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche) e del Movimento per la vita, ma anche i sindacati Cgil e Cisl, insieme a molti lavoratori, profondamente preoccupati per il futuro professionale del personale. La Fism già parteciperà alla manifestazione contro i tagli al bilancio prevista per domani, mentre la lettera, firmata da tutte le scuole convenzionate, sarà portata direttamente alla sindaca Appendino dai rappresentanti Fism mercoledì, quando si terrà un incontro. Se la sindaca non tornerà sui suoi passi, le scuole, come già era stato anticipato ad Avvenire nei giorni scorsi, sono pronti a mettere in atto una veglia durante la discussione del Bilancio previsionale in Consiglio comunale, con una presenza costante e ben riconoscibile tra il pubblico in ogni fase della discussione. E se anche questo non bastasse, si passerà a una manifestazione pubblica per le vie della città.
«Le ultime dichiarazioni dell’assessora Patti – spiega il presidente Fism provinciale, Luigi Vico – ci preoccupano anche dal punto di vista culturale: tutti gli istituti per l’infanzia sono patrimonio della nostra città. Al di là dei tagli, qual è l’idea dell’Amministrazione? Le scuole paritarie non sono contro le altre scuole, ma, anzi, si aiutano reciprocamente. Abbiamo sempre lavorato in modo integrato: perché rendere oggi difficile il dialogo?»
Danilo Poggio
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