Lettera da Gesù

Una riflessione semplice e stimolante sull'amicizia per andare un po' più in profondità. Una lettera pensata come se fosse scritta da Gesù in persona che ricalcando i suoi rapporti umani, invita ad imitarlo nel “dono di se”. E' vero che l'amicizia dà gioia: ma a condizione che sia amicizia vera e generosa, amicizia disposta a dare tanto e forse tutto per chi si ama.

Lettera da Ges√π

da Quaderni Cannibali

del 25 agosto 2011

 

Carissimo,

          so bene che non è sempre facile essere capaci di vera amicizia nei confronti degli altri. Il Padre ha fatto te, me, ciascun uomo, con il cuore pieno di un profondo desiderio di comunione con gli altri. Tanto forte quanto è grande la paura che ci fa la solitudine; eppure gli uomini finiscono spesso per ferirsi e farsi dei male, come i porcospini della parabola.           Come mai, caro amico, è così difficile andare d'accordo? Come mai succede così spesso che due o più persone, per tanto tempo cosi affiatate, prendano le distanze l'una dall'altra, per una parola di troppo, per uno sgarbo fatto con leggerezza? Potresti farmi tanti esempi tu e potrei fartene tanti anch'io, presi dal ricordo dei tre anni trascorsi con i miei discepoli...Se vuoi, posso darti qualche consiglio. Non lo inventerò per l'occasione, ma ti ripeto quanto ho detto spesso ai Dodici, lungo le strade della Palestina.           l. Per prima cosa, bisogna saper «domare» una brutta bestia che tutti gli uomini, chi più o chi meno, si portano dentro: la spinta a mettersi sempre al primo posto. Ci piace essere serviti, adulati dagli altri, circondati di complimenti e di attenzioni... evitando, possibilmente, che anche altri, oltre noi, ricevano lo stesso trattamento. E così ci dimentichiamo l'unica cosa che conta nella vita e che sola può farci felici: amare ed essere amati. Per questo ai miei discepoli ho detto spesso (tantissime volte!) che il numero uno del gruppo è chi sa amare e servire gli altri e che l'unico «pezzo grosso» tra di noi è chi sa dare la vita per gli amici...           Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di' che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: « Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete,‑ però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio». Gli altri dieci udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti» (Mt 20,20‑28).           2. Un altro consiglio vorrei darti: per essere un buon amico devi imparare a non chiudere la porta dei tuo cuore a nessuno. Pensa ai farisei dei miei tempi: per loro ladri e prostitute erano persone impure, da cui guardarsi, gente da disprezzare cordialmente perché mai avrebbero capito e accolto l'insegnamento di Dio. E invece quanti di loro diventarono miei discepoli! L’altro, chiunque esso sia, è un tesoro nascosto, tutto da scoprire, pieno di ricchezze, regalategli dal Padre mio...           Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Egli, alzatosi, lo seguì. Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei pecca tori?». Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mc 2,13‑17).

          3. E infine, caro amico, ricorda sempre che è vero che «c'è più gioia nel dare che nel ricevere». E’ una frase semplice come l'acqua, ma così difficile da comprendere fino in fondo!

          Ai miei discepoli, nell'ultima cena, ho raccomandato due cose: di rimanere uniti a me e di volersi bene tra di loro: solo così avranno gioia piena e duratura.

          E’ vero che l'amicizia dà gioia: ma a condizione che sia amicizia vera e generosa, amicizia disposta a dare tanto e forse tutto per chi si ama. lo ho fatto così e, insieme con me, tanti altri fratelli.

          «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. lo sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. in questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone, ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri» (Gv 15, 1 ‑ 17). Ciao e a presto!                                                                  Gesù

 

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