Letterina agli inventori di Babbo Natale

Babbo Natale, un personaggio rinomato e sopravvalutato. Il frutto di una fantasia eppure capace di distrarre l'uomo dal centro del Natale, usurpando il posto dovuto a Gesù Bambino. Un confronto assurdo: alimentare l'illusione, scartare la Verità.

Letterina agli inventori di Babbo Natale

 

          Cari inventori di Babbo Natale, se in questo momento ci chiedessero di assegnare il premio Nobel per il marketing, lo daremmo proprio a voi, per quella trovata del simpatico vecchietto panciuto vestito di rosso e bianco che resiste imperturbabile a tutte le mode.

          Sappiamo benissimo che la storia del personaggio deputato a portare i doni ai bambini affonda le sue radici nei secoli. E sappiamo anche che, a un certo punto, si intreccia anche con la tradizione cristiana. Ma non è a questo fenomeno che ci riferiamo. Noi parliamo di quella figura che, a cominciare dal secolo scorso, ha preso corpo conquistando una vita a sé: è quella l’invenzione per cui meritate un premio che vi riconosca geni del marketing. Non a caso, Babbo Natale ha preso a circolare per il mondo vestito di bianco rosso nel 1930, quando la Coca-Cola lo adottò per la sua campagna pubblicitaria.

          Cari inventori di Babbo Natale, ci complimentiamo con voi per l’innegabile genialità, ma non certo per il contenuto della vostra invenzione. Oggi Babbo Natale è un vero e proprio personaggio pubblico capace di infilarsi ovunque, di arrivare in ogni casa, in ogni ufficio, in ogni piazza, in ogni negozio senza che qualcuno si senta disturbato. Da qualche anno lo vediamo persino aggrappato a corde e scale che penzolano dai muri delle case come fosse un ladro: ma è un ladro simpatico, che magari ruba un po’ di intimità, ma porta tanti regali e quindi è un ladro benvenuto. E così, approfittando di tanta familiarità, lui si insinua ovunque: nella pubblicità, nei centri commerciali, nei biglietti di auguri, nei libri di scuola e persino negli articoli, come questo, che parlano del Natale. Ma è, soprattutto, nelle fantasie dei bambini.

          Cari inventori di Babbo Natale, lasciatevi dire che questa invasione della fantasia dei bambini non ci piace proprio. Non già, come sostengono alcuni pedagogisti di stampo illuminista, per il fatto che i bambini siano indotti a credere a un personaggio fantasioso. Sappiamo benissimo che è tipico della psicologia infantile vivere in un mondo popolato di esseri immaginari, e sappiamo pure che ogni adulto con un grano di sale in testa rispetta e alimenta in modo buono tali fantasie. Il pericolo non viene dall’ingresso in scena del simpatico vecchietto con la slitta e le renne, quanto da ciò che il suo ingresso spazza via.

          Se Babbo Natale fosse soltanto un mito creato a conforto delle fantasie infantili, poco male. Il guaio è che incarna invece un mito sostitutivo, diventa una identità forte che serve a rimpiazzare altre realtà sostanziali, che erano fino a poco tempo fa al centro del Natale. Ve lo diciamo più brutalmente: Babbo Natale scaccia Gesù Bambino.

          Molto si è sempre scritto e detto anche contro la credenza che i regali li portasse il Divin Bambino. Ma la differenza tra le due credenze è abissale. Innanzitutto, perché Gesù Bambino rimanda inequivocabilmente all’origine della ricorrenza che si celebra. Inoltre, i doni portati da Gesù rimandano al Dono per eccellenza che Lui stesso rappresenta. E poi, Gesù non è una figura mitologica, ma storica. E ancora, questa “fedeltà” all’origine divina dei doni da scartare sotto l’albero è di conforto all’idea che tutto ciò che di buono abbiamo, facciamo e siamo, dipende da Lui. Persino la nostra preghiera quotidiana di adulti è una reiterata “letterina a Gesù” in cui mettiamo ai suoi piedi le nostre ansie, le nostre miserie, i nostri desideri.

          Va riconosciuto, cari inventori di Babbo Natale, che la sensibilità dei cattolici a questo scippo con destrezza operato dalla società dei consumi è molto scarsa, per non dire inesistente. Così, la vostra invenzione è potuta penetrare indisturbata nelle nostre case e nelle nostre scuole, sostituendo ogni esplicito riferimento alla Natività e al Presepe.

          Sentiamo già risuonare l’obiezione secondo cui “una fede adulta non può fermarsi a Gesù Bambino che porta i regali”. Rimane il fatto che, a forza di demitizzare, oggi si sta allevando una generazione di fanciulli che credono che il 25 dicembre sia la festa di Babbo Natale. E di adulti che magari si vergognano di Cristo e della Chiesa, ma non provano alcun imbarazzo nell’arrampicarsi sul balcone per appendere un manichino vestito di rosso con la barba posticcia. Non accorgendosi che Babbo Natale è il perfetto agente 007 di quella complessa macchina delle emozioni che si chiama “società dei consumi”.

          Se Gesù Bambino induce per forza di cose chi lo incontra a pensare al Vangelo, alla Chiesa, alla Croce, alla vita e quindi anche alla morte, al Paradiso e quindi anche all’inferno, ai buoni e quindi anche ai cattivi, con Babbo Natale è tutta un’altra cosa: niente Vangelo, niente Papa, niente morale, niente Paradiso e niente inferno. L’unica fatica da compiere è quella di caricarsi il pesante fardello dei desideri consumistici che il vegliardo promette di esaudire la notte magica. Insomma, Babbo Natale mostra un paradiso terreno che si può conquistare con la sola carta di credito.

          Invece Gesù Bambino, cari inventori di Babbo Natale, ne indica uno nel quale si può arrivare anche senza un centesimo in tasca. Forse, anche a voi conviene crederci. Buon Natale.

 

 

Gnocchi e Palmaro

 

 

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