L'autrice è suor Linda Pocher, F.M.A. proveniente dall'ispettoria ITV
l tema del volume è "l'uomo e la donna", ma meno genericamente è quello che l'autrice chiama il "Vangelo della differenza", che è la condizione elementare dell'incontro e dell'incanto fra l'uomo e la donna, la dualità che porta il sigillo di Dio e della sua irrevocabile benedizione sull'amore umano. Vi si trovano spunti filosofici, affondi teologici e suggerimenti pratici. Scopo del testo consiste nel tentativo di introdurre il lettore a uno sguardo diverso dal solito sulla realtà della differenza sessuale. Uno sguardo diverso perché illuminato dalla luce che viene dall'evento dell'incarnazione, morte e risurrezione del Signore Gesù.
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La prefazione di d. Roberto Carelli
Tutto da leggere e da far leggere, il libro di suor Linda! Si trovano spunti filosofici, affondi teologici e suggerimenti pratici. C’è la profondità del pensiero, la passione del cuore e l’intenzione pastorale. È scritto con competenza e franchezza, con stile incisivo e scorrevole. Il tema è l’uomo e la donna, ma meno genericamente è quello che suor Linda chiama il “Vangelo della differenza”, che è la condizione elementare dell’incontro e dell’incanto fra l’uomo e la donna, la dualità che porta il sigillo di Dio e della sua irrevocabile benedizione sull’amore umano. C’è talmente Dio nel destino di comunione inscritto nella differenza dei sessi, che per le forze del male la cosa risulta insopportabile: come dice papa Francesco, se la famiglia è attaccata da tutte le parti, è perché “il demonio non la vuole”. E difatti viviamo in una cultura che dopo aver messo alla prova tutti i legami più cari e più sacri – la polis e la religio, il matrimonio e la generazione – ci ha portati sull’orlo di una crisi antropologica senza precedenti, dove la trama originaria dell’amore e della vita, cioè appunto l’evidenza e la resistenza dei corpi sessuati, viene radicalmente sovvertita, quasi che in essa non vi fosse non solo alcunché di sacro, ma neanche qualcosa di naturale. Ovviamente con un seguito di disorientamento e di sofferenza che è semplicemente incalcolabile: identità deboli e legami fragili, disagio psichico e caduta etica. Il lavoro di suor Linda, scritto con lo slancio di una giovane consacrata e di una giovane studiosa, è coraggioso, perché oggi è giunto il tempo di ridare voce a quelle distinzioni fra l’uomo e la donna che articolano in concreto la differenza, distinzioni che il femminismo ha cercato di silenziare e chi il genderismo cerca di neutralizzare. L’idea che circola è che il biologico non debba essere in alcun modo determinante per l’esercizio della libertà, e che non abbia alcuna portata simbolica nei confronti del disegno di Dio. Passa l’idea di una libertà insofferente di qualunque oggettività, e quindi costretta a vedere in tutto ciò che si nomina “maschile” e “femminile” – mediante una rozza scissione fra natura e cultura – soltanto un’opera di costruzione e mistificazione socio-culturale, globalmente responsabile di tutte le forme oppressive e discriminatorie che lungo la storia hanno segnato la relazione fra gli uomini e le donne. Il primo pregio di questo lavoro, nel panorama delle molte pubblicazioni oggi disponibili sul tema, è quello di tener conto, ma anche di superare, il livello dell’analisi psico-sociale e della loro divulgazione e riduzione giornalistica. Qui l’impegno teorico tocca la domanda intorno alla verità della differenza uomo-donna: è dunque un lavoro che interessa l’attualità, ma ha il sapore dell’eternità. D’altra parte, è un lavoro che guarda avanti, non all’indietro: non si limita a ribadire il discorso cristiano di sempre, ma si impegna a ridirlo in un confronto serrato con la filosofia e la teologia. Un secondo pregio del lavoro è la relativa brevità, ottenuta non però attraverso un discorso sommario e sbrigativo, ma attraverso la qualità delle figure con cui l’Autrice si confronta: Nietzsche e la Butler per la parte filosofica, Balthasar per quella teologica. Sono figure talmente autorevoli e paradigmatiche delle posizioni presenti nel dibattito, che consentono di alleggerire significativamente l’onere di una documentazione che appesantirebbe la lettura, e che resta comunque doveroso in opere più specialistiche. Terzo pregio che raccomanda la lettura del libro è che suor Linda pensa e scrive ben al di là della cornice maschilista e femminista con cui la differenza dei sessi è stata troppe volte mortificata. Tali quadri mentali sono letteralmente “residuati bellici”, documenti di quella dialettica fra l’uomo e la donna che deriva dell’incapacità di amare, di articolare felicemente identità e alterità all’interno di una relazione viva, senza pretendere di definire l’altro e senza cercare di annullarsi per l’altro. La differenza dei sessi va dunque riscattata dalla sua vicenda “dialettica”, frutto del peccato, per essere restituita alla sua verità “dialogica” che è frutto della grazia! Oggi è possibile pensare altrimenti! In questo senso il modo di argomentare di suor Linda non si sofferma a dimostrare “che gli altri hanno torto”, ma si impegna a mostrare che la differenza è radicata nella realtà, e che il disegno di Dio corrisponde al desiderio profondo del nostro cuore: l’oggettivo non è contro il soggettivo, al contrario! A riprova del carattere sostanzialmente propositivo del libro di suor Linda, va detto che il punto di partenza della sua riflessione è che il problema nel rapporto tra i sessi nasce dal fatto che dal primo peccato in avanti abbiamo sostituito la logica del potere a quella dell’amore. Ma in principio non era così! E non era questo il piano di Dio! Da questa considerazione nasce l’intuizione che guida tutta la ricerca: se il Padre ha glorificato Gesù e Maria insieme, è anche perché possiamo avere davanti agli occhi una coppia che ci mostri al vivo la bellezza del disegno originario di Dio. L’idea è a nostro parere ineccepibile e vincente: per comprendere l’uomo e la donna nel disegno di Dio occorre fare centro in quell’unico punto della storia non pregiudicato dal peccato, e questo punto è solo il segmento di storia abitato da Gesù e da Maria, da quest’uomo e questa donna, segmento custodito e distribuito lungo la storia nello spazio della Chiesa, nella visione cristiana dell’uomo e della donna come immagine di Dio, del matrimonio cristiano come riabilitazione dell’amore umano, degli stati di vita cristiana come irradiazione di tutta la possibile fecondità che gli uomini e le donne possono sprigionare quando vivono secondo la volontà di Dio. Gesù e Maria: non cioè modelli ideali, ma figure storiche suscitate da Dio, l’uno che esprime e realizza il sì definitivo del Creatore alla sua creatura, l’altra che esprime e realizza il sì perfetto della creatura nei confronti del suo Creatore. Dio solo sa, ma un po’ anche noi, quanto ce ne sia bisogno! La diagnosi dei nostri tempi è impietosa: se non si volge lo sguardo a Gesù e Maria, dove Dio stesso ha operato il riscatto della creazione, tutto precipita in un infinito conflitto di interpretazioni e contraddizioni. Basta vedere come l'esplorazione puntigliosa del mondo delle emozioni, dei sentimenti e degli affetti promosso nella cultura contemporanea si salda contraddittoriamente con la sistematica demolizione di tutti i legami che ne sono il terreno di insorgenza e di sviluppo. Nell’esecuzione del compito di rinominare la differenza, il concetto-chiave su cui suor Linda lavora è quello di “reciprocità asimmetrica”. Niente di nuovo, si dirà. Quello che è relativamente nuovo è però il fatto che i due termini “reciprocità” e “asimmetria” non sono posti in alternativa. Chi conosce la letteratura filosofica e teologica degli ultimi decenni sa molto bene come il concetto di reciprocità sia stato impiegato come contestazione di quello di “complementarietà”, nonostante fosse continuamente e pazientemente riproposto dal magistero ecclesiale, inclinando così la riflessione verso la pericolosa retorica dell’“amore puro” (Derrida), della “relazione pura” (Giddens), dove la reciprocità è in fondo sinonimo di reversibilità e di intercambiabilità. Con la conseguenza di sottrarre ai giovani d’oggi la grammatica e la sintassi della differenza, senza le quali il fraseggio amoroso è reso praticamente impossibile. C’è infine qualcosa di appena accennato nel discorso di suor Linda, ma che forse ne rappresenta il maggior pregio e ne dice la qualità spirituale. Emerge nella prima appendice pastorale, quando viene manifestata la convinzione che il riscatto della relazione uomo-donna richiede un lavoro di conversione e si gioca in definitiva sul terreno della testimonianza. Sì, perché è ingenuo ritenere che il male corrompa solo il cuore e disordini le condotte, mentre la ragione rimarrebbe in qualche modo lucida, capace di pensare rettamente. In realtà, non solo il cuore, ma anche la mente dell’uomo è sotto il peccato, e anch’essa deve essere illuminata dalla grazia. Il peccato è anzitutto tenebra, oscura la ragione, cancella le evidenze, disorienta le idee e le capovolge in ideologie, chiama male il bene e bene il male, confonde la verità con l’opinione e viceversa. Al lettore viene dunque richiesta la fatica della conversione, il lavoro sulle proprie ferite affettive e sulle proprie resistenze interiori, sui propri schemi mentali e le proprie eredità culturali: tutto va esposto alla luce del Vangelo, al giudizio di salvezza che nasce dall’ascolto della Parola. E per questo occorre umiltà e coraggio!
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