...dà un sedativo alla figlia Anne Marie di 22 anni handicappata psichica, poi la affoga nella vasca da bagno, ingoia un tubetto di barbiturici e attende la morte... Ma ecco l'imprevisto, il marito rincasa prima del solito e la moglie è salva.Ieri il processo l'assolve dall'accusa di omicidio.Il pubblico in aula e i giurati applaudono.
del 17 aprile 2008
Il fatto risale al maggio 2005, in un paese a 15 chilometri da Parigi, la donna, che oggi ha 66 anni, dà un sedativo alla figlia Anne Marie di 22 anni handicappata psichica, poi la affoga nella vasca da bagno, ingoia un tubetto di barbiturici e attende la morte, al marito lascia un messaggio che dice:
«Scusami, Fernand, se ti lascio. Abbi coraggio, adesso, almeno tu. Anne Marie non se ne è nemmeno accorta, ti amo, Lydie».
Ma ecco l’imprevisto, il marito rincasa prima del solito e la moglie è salva.
Ieri il processo l’assolve dall’accusa di omicidio.
Il pubblico in aula e i giurati applaudono.
 
Qualcuno si è scandalizzato per l’applauso, diamine un po’ di contegno, io credo sia stato il gesto sincero dei presenti, la conseguenza di un modo di guardare alla vita che è diventato normale, non hanno pensato ad Anne Marie, ma alle fatiche di sua madre e di suo padre, a quei 22 anni di amore incondizionato dato ad una figlia cresciuta solo nel fisico, ma bisognosa di cure più di un neonato.
 
Del resto, perché scandalizzarci, gli handicappati si possono sopprimere prima che vengano al mondo tramite aborto, e nessuno ne ha pietà.
 
Poi ci sono quelli come Anna Marie, handicappati a causa del parto, oppure, handicappati a seguito di un incidente, è logico che li si guardi come un peso, un errore, qualcosa che ci piacerebbe togliere dalla nostra strada, averlo saputo, se ci fosse un esame che predice il futuro e dice che quel figlio che sta per nascere, bello biondo, paffuto a 10 o 15 anni rimarrà inevitabilmente handicappato, a causa di un incidente, i genitori che farebbero, chissà?
 
In Belgio il 95 per cento dei bambini con spina bifida viene abortito, in Inghilterra si sale al 98 e in Olanda abbiamo il Protocollo di Groningen per la legalizzazione dell'eutanasia infantile. Dietro alla parola “compassione” c'é solo il desiderio di eliminare gli invalidi, compassione si coniuga alla perfezione con la parola “eugenetica”.
 
Sia chiaro, la vita con dei figli handicappati gravi è dura, spesso è fatta di rinunce e solitudine, ma è proprio questo che dovrebbe indicarci la strada, le famiglie che vivono questa esperienza hanno bisogno di una comunità che condivide, di supporti psicologici e pratici, non basta l’assegno di accompagnamento, quando ad accompagnare sei sempre e solo tu.
 
Quando non hai un attimo di tempo per guardare in faccia tuo marito, quando dedichi ogni attimo della tua vita a quel figlio e ai suoi bisogni e soffri di sensi di colpa per non avere lo stesso tempo da dedicare agli altri figli, quando ti vedi invecchiare allo specchio, senti le energie venire meno e sei sempre impegnato ad accudire quel figlio fragile che non è mai cresciuto.
Ti sale l’angoscia per il suo futuro, per il dopo, e a volte ti coglie lo sconforto per quei desideri buoni di vita, che non hai mai potuto soddisfare.
 
La vera cultura della vita, è un’educazione al bene, all’accoglienza, e uno Stato che davvero volesse promuovere la vita dovrebbe anche sostenere e favorire tutte quelle esperienze che pure esistono, fanno da supporto alle famiglie con figli handicappati, inutile, come in questo caso, gridare all’eutanasia, dire che la povera Anne Marie era handicappata al 90% e quindi ucciderla è stato un gesto di pietà, una società che elimina i deboli non è una società che promuove la pietà, ma promuove una cultura che le si rivolterà inevitabilmente contro, la storia lo insegna.
Nerella Buggio
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