Com'è possibile pensare di tagliare le medicine e l'assistenza e non i cacciabombardieri? A me pare assurdo, inconcepibile. Sarà perché da anni vivo negli ospedali e ho negli occhi e nel cuore un fiume di umanità sofferente, curata spesso con mezzi insufficienti nei nostri ospedali.
Comunque si giudichi questo governo, qualunque sia l’idea politica che si ha, c’è un fatto, di semplice buon senso, che impone una riflessione: possibile che si trovi giusto tagliare posti letto negli ospedali, medicine e assistenza agli ammalati, per andare poi a spendere una cifra enorme (12 miliardi di euro) nell’acquisto dei 90 cacciabombardieri F-35?
Possibile che nessuno trovi sconcertante o almeno discutibile una scelta simile oggi, in tempo di tagli e di rigore e di rischiato default?
Personalmente, su queste colonne, ultimamente mi sono trovato a difendere alcune scelte di questo esecutivo e continuo a pensare che non abbia oggi alternative. Ritengo perfino che andrebbe rafforzato.
Ma questa dei cacciabombardieri mi pare una scelta del tutto indifendibile. È vero che è stata assunta da governi precedenti, ma il governo del rigore è l’attuale e come taglia su tutto, portando alle stelle la pressione fiscale, può ben farlo su questa che è la spesa più inutile.
Del resto già altri paesi – se non erro – si sono sfilati.
Com’è possibile pensare di tagliare le medicine e l’assistenza e non i cacciabombardieri?
A me pare assurdo, inconcepibile. Sarà perché da anni vivo negli ospedali e ho negli occhi e nel cuore un fiume di umanità sofferente, curata spesso con mezzi insufficienti nei nostri ospedali.
Ci sono sprechi nella Sanità? Di sicuro ci saranno come in tutti i settori. Ma allora si cancellino questi sprechi e si reinvestano nella stessa sanità le risorse così reperite.
Il problema è che sulla sanità la scelta del governo non va a colpire gli sprechi, ma l’assistenza. Riducendola in maniera drastica. Così noi daremo meno servizi, mentre la spesa sanitaria europea è invece in costante crescita.
Per esempio nel 2011 l’Italia ha speso il 9,5 per cento del suo pil per la sanità, mentre Francia e Germania hanno investito l’11,8 per cento. E sottolineo che già oggi il 34 per cento della spesa sanitaria globale è a carico dei cittadini e non dello Stato.
Quanti malati dovranno privarsi di ricoveri o cure adeguate per questi tagli? E se si trattasse dei nostri figli?
Quale padre di famiglia deciderebbe di negare cure e medicine a un figlio malato per comprarsi un costosissimo fucile nuovo, al posto del vecchio?
Obiettivamente questo dei cacciabombardieri, da qualunque parte lo si guardi, appare solo come un enorme sperpero. Siamo proprio sicuri che non possiamo farne a meno?
Siamo certi che questi infernali aviogetti sputabombe siano più importanti delle medicine e degli ospedali?
Attenzione, io non ho nulla, in via di principio contro le spese per le forze armate. Ma, soprattutto in tempi di grave crisi economica, in cui si taglia perfino il necessario, vorrei capire di che spese si tratta. Così, per esempio, quando Angelo Bonelli, dei Verdi, enuclea questi numeri mi pongo qualche domanda: “Non è superfluo ricordare” dice Bonelli “quale sia il livello della spesa militare raggiunto in Italia: circa 40 miliardi di euro. Vorremmo” aggiunge Bonelli “che qualcuno ci rispondesse a questa semplice domanda. Perché invece degli ospedali il governo non taglia i programmi per l’acquisto di cacciabombardieri F-35 (12 miliardi); l’acquisto di 8 aerei senza pilota (1,3 miliardi); l’acquisto di 100 elicotteri NH-90 (4 miliardi); l’acquisto di 10 fregate Fremm (5 miliardi); 2 sommergibili militari (1 miliardo); il programma per i sistemi digitali dell’Esercito che costerà alla fine oltre 16 miliardi di euro?”.
Si potrà dire che Bonelli ha un’ostilità ideologica nei confronti delle spese militari. Ebbene, io non ce l’ho.
So che la Svizzera prospera benissimo da secoli senza esercito e non mi risulta che sia un paese che vive nell’emarginazione, nel discredito e nella paura. Tuttavia mi sta bene che l’Italia abbia una sua moderna forza di difesa.
Però mi chiedo se – in questo momento storico, in cui ogni giorno ci viene detto che siamo sul burrone del default – sia proprio necessario sperperare tutti quei miliardi, in particolare i 12 miliardi dei cacciabombardieri.
A cosa ci servono? Oltretutto oggi le guerre in Occidente non sono più militari, ma economiche ed è appunto per evitare di essere distrutti economicamente che bisognerebbe risparmiare su quelle costosissime e inutili armi.
Perfino l’on. Cicchitto, che non è certo un pacifista ideologico, ieri ha esternato il suo sconcerto per il fatto che si è portata la tassazione al massimo, sprofondando il Paese nella recessione, e non si sono tagliate spese come quelle per gli F-35.
C’è chi dice che servono per le missioni di pace. Premetto che vorrei proprio capire che missione di pace è quella che ha bisogno dei cacciabombardieri. Ma la migliore risposta mi pare proprio quella di Cicchitto che ha chiesto di destinare parte dei soldi risparmiati, con il taglio dei cacciabombardieri, a polizia, carabinieri, alla ricerca e ai beni culturali. Questa è la prima delle nostre “missioni di pace” se non vogliamo perire come Paese.
Quanto alle missioni militari all’estero andrebbero riconsiderate ricordando che quando si rischia il fallimento e il crollo come sta facendo l’Italia, che taglia su medicine e posti letto negli ospedali, bisogna anche avere il buon senso di non sobbarcarsi onerose missioni internazionali. Ci vadano i tedeschi, gli olandesi e i finlandesi a spendere (e a rischiare vite umane) per le missioni di pace, visto che fanno i primi della classe in Europa. Il prestigio internazionale noi italiani lo guadagneremo molto più rimettendo in ordine i nostri conti, e preferendo gli ospedali ai cacciabombardieri, che non buttandoci in tutte le missioni di pace del mondo.
Spesso di parla un po’ a vanvera del “ruolo dell’Italia” nello scenario mondiale, ma come pensate che si possa avere un qualche ruolo vero se poi siamo ogni giorno alla mercé della speculazione, così da essere umiliati nei consessi internazionali?
Pensiamo di recuperare un ruolo di prestigio se riduciamo la nostra sanità (ma anche la ricerca scientifica) al lumicino, e intanto partecipiamo alle missioni militari?
E cosa c’entrano le auto di servizio delle forze armate che sfrecciano sulle nostre strade con le missioni di pace?
Il 9 luglio sulla “Stampa” si leggeva infatti che il decreto governativo sulla “spending review” prevede “il taglio alle auto di Asl e ospedali”, taglio da cui “vengono esentate” altre categorie fra cui “in extremis, gli uomini con le stellette”.
Francamente le auto per i medici di guardia o per l’assistenza domiciliare a disabili e anziani o per le chiamate d’emergenza al servizio psichiatrico non mi sembrano uno spreco. Le auto di servizio dell’esercito sono più utili?
Con scelte così si porta acqua al mulino di chi, come Bonelli, punta il dito su tutto il bilancio della Difesa.
Io ritengo che i nostri uomini in divisa abbiano portato dovunque, nel mondo, un’immagine ottima del nostro Paese e meritino il massimo rispetto e il dovuto riconoscimento. Ma possiamo continuare a vivere anche con i cacciabombardieri che già abbiamo.
A meno che non vogliamo fare come la Grecia che – pur ridotta alla fame – ha dovuto sobbarcarsi inaudite spese militari.
È mai possibile che nessuno nel governo abbia avuto un sussulto per questa preferenza alle armi a discapito dei malati? Dove sono i cattolici, caro ministro Riccardi? Se non fanno sentire la loro voce nemmeno su questo, su cosa parlano?
E dove sono gli “intellettuali progressisti” e tutto quel movimento che riempì l’Italia di bandiere della pace? Tutti al mare?
Antonio Socci
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