Fu il primo salesiano ad attraversare lo stretto di Magellano ed a mettere piede nella Terra del Fuoco. Il lago scoperto nel 1892 (lungo 100 km) porta il suo nome, Fagnano, così come altri luoghi nelle isole e nella Patagonia australe.
del 11 dicembre 2016
Fu il primo salesiano ad attraversare lo stretto di Magellano ed a mettere piede nella Terra del Fuoco. Il lago scoperto nel 1892 (lungo 100 km) porta il suo nome, Fagnano, così come altri luoghi nelle isole e nella Patagonia australe.
Astigiano come don Bosco (Rocchetta Tanaro, 1844), seminarista senza seminario, garibaldino mancato, a 15 anni entrò a Valdocco, dove conseguì il diploma universitario per l'insegnamento nelle scuole ginnasiali inferiori nel 1868, l'anno stesso della sua ordinazione sacerdotale. Insegnante prima nel collegio di Lanzo Torinese (1863-1872), economo poi in quello di Varazze, nel 1875 don Bosco lo inserì nel primo drappello di missionari inviati in Argentina, come primo direttore di un collegio fuori Italia, S. Nicolás de los Arroyos. Don Bosco, confidando nella sua dedizione alla causa e puntando sul suo garibaldino ardimento, gli affidò nel 1880 la gestione della parrocchia di Carmen de Patagones, prima casa salesiana in Patagonia e ulteriore avamposto ideale verso gli Indios delle sconfinate pianure dove erano stati cacciati dalla “conquista del desierto” del general Roca.
A Patagones don Fagnano dispiegò le sue doti di intraprendenza piemontese costruendo edifici di educazione e di culto e organizzando l'eterogenea comunità di indi, di negri discendenti da schiavi africani e d'immigrati europei per lo più anticlericali. Nel dicembre 1883 la Santa Sede lo nominò Prefetto apostolico - il primo della congregazione salesiana - della Patagonia meridionale, delle Malvine e delle isole che si estendevano oltre lo stretto di Magellano. Intanto, in attesa di lasciare l'Argentina per Punta Arenas in Cile (1887), lungo la vale del Rio Negro si mise in contatto con i gruppi di indios della zona, arrivando nel 1884 a progettare nel Chubut una “riduzione” indigena.
Alla fine del mondo
Da Punta Arenas (1500 ab.), meta in quegli anni di commercianti cosmopoliti, piccoli armatori di navi, cercatori d'oro, avventurieri, monsignor Fagnano fece della Terra del Fuoco il campo preferenziale della sua attività, aggregandosi a spedizioni esplorative militari o scientifiche allo scopo di meglio conoscere le popolazioni fueghine. Fu il primo salesiano ad attraversare lo stretto di Magellano ed a mettere piede nella Terra del Fuoco. Il lago scoperto nel 1892 (lungo 100 km) porta il suo nome, Fagnano, così come altri luoghi nelle isole e nella Patagonia australe.
A Punta Arenas, vincendo ostilità politico-burocratiche ed impegnandosi in rischiosi investimenti, fondò collegi, luoghi di culto, scuole e oratori per i giovani. Con l'aiuto dell'architetto salesiano don Bernabè, fu il primo a produrre mattoni con impasto di materiali locali, invenzione che contribuì a cambiare rapidamente il volto della cittadina.
Nel 1889 comperò la goletta “Mafia Auxiliadora” con cui poté più facilmente stabilire contatti con le varie tribù fueghine, per trasferirsi sull'isola Grande della Terra del Fuoco, dove nei primi anni novanta lo stesso sacrificatissimo Fagnano, su un vasto terreno ottenuto in modo precario e mal precisato dal governo argentino, aveva raccolto centinaia di ovini e bovini e provveduto alla costruzione di edifici per Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, indios onas. A questa missione, intitolata a “Nostra Signora della Candelaria” - oggi monumento nazionale - essi affluirono numerosi per un decennio nonostante un devastante incendio il 12 dicembre 1896. L'acquisto di un naviglio a vapore, battezzato “Torino”, che garantiva contatti rapidi con Punta Arenas, costituì un altro inedito nella storia salesiana. Intanto nell'ambito della Prefettura apostolica in quei medesimi anni salesiani erano andati alle isole Malvine (1891), a Ushuaia (1904) e altrove.
Ma l'imperterrita colonizzazione di terre nelle plaghe argentine australi rese impraticabile anche il progetto di una “riduzione” per indios della Candelaria, per cui presto da azienza pecuaria per loro si trasformò in grande scuola agrotecnica per la popolazione locale.
Gli anni del tramonto
Negli anni seguenti vennero esercitate pressioni da parte del Vescovo diocesano di Ancud, perché Punta Arenas non fosse più il centro residenziale di una Prefettura apostolica. I salesiani, non volendo cedere i luoghi di culto eretti con tanti sacrifici, si opposero. La Santa Sede salomonicamente nell'ottobre 1916 eresse il Vicariato apostolico di Magellano con sede principale a Punta Arenas affidandolo però due mesi dopo al salesiano cileno don Abrahán Aguilera.
L'anziano monsignor Fagnano, esautorato e stanco, carico di debiti per un'amministrazione economica molto coraggiosa ma non sempre attenta agli approfittatori, continuò comunque a viaggiare in Argentina e in Cile, finché la morte lo colse a Santiago (Cile) il 18 settembre 1916. Su richiesta della cittadinanza di Punta Arenas, fu sepolto nella locale cattedrale, che egli stesso aveva costruito, a lato nella piazza dove troneggia il monumento all'indio patagone (“dal grande piede”) ormai scomparso, che invano monsignor Fagnano aveva cercato di salvare.
Resta il fatto che la terra, che don Bosco ha visto solo in sogno, è stata fecondata dal sudore di monsignor Fagnano e di altri grandi pionieri salesiani (come don Giovanni Bernabè, don Alberto de Agostini, don Maggiorino Borgatello...) che ne hanno lasciato tracce indelebili.
Francesco Motto
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