Al termine dell'Angelus Francesco si unisce all'appello dei vescovi del Paese asiatico che, dopo il golpe del primo febbraio scorso, si trova ad un passo dalla carestia e con i luoghi di culto sotto attacco.
La voce del Papa si unisce a quella addolorata dei vescovi del Myanmar, Paese che vive un dramma dopo l'altro dal colpo di Stato dello scorso primo febbraio. A conclusione dell’Angelus, Francesco parla di una “esperienza straziante” per la popolazione, sfollata, impaurita e a un passo dalla carestia.
“Unisco la mia voce a quella dei vescovi del Myanmar che la scorsa settimana hanno lanciato un appello richiamando all’attenzione del mondo intero l’esperienza straziante di migliaia di persone che in quel Paese sono sfollate e stanno morendo di fame”
L'appello dei vescovi: migliaia di persone muoiono di fame
Nell'appello pubblico, la Conferenza episcopale del Myanmar, guidata dal cardinale Charles Bo, chiedeva di difendere la vita di un popolo e, al tempo stesso, denunciava la situazione di “migliaia di persone che muoiono di fame e malattie nelle giungle”, senza un riparo adeguato, senza cibo e acqua pulita. In quei giorni, inoltre, i militari, dopo aver colpito chiese e monasteri dove gli sfollati avevano cercato riparo dagli attacchi alle loro case, sono passati a colpire direttamente gli aiuti umanitari destinati a chi si trova nella foresta, distruggendoli e incendiandoli, così come con le forniture mediche per i rifugiati.
Myanmar, i vescovi: si difendano gli aiuti umanitari, il popolo muore
Il Papa, oggi, ha fatto proprio l’appello dei vescovi, citando le loro stesse parole:
Noi supplichiamo - dicono loro - "con tutta la gentilezza, di permettere i corridoi umanitari e che le chiese, pagode, monasteri, moschee, templi,. come pure scuole e ospedali siano rispettati come luoghi neutrali di rifugio".
Quindi la sua preghiera, condivisa con i fratelli di tutto il mondo:
“Che il cuore di Cristo tocchi il cuore di tutti, portando pace nel Myanmar”
Giornata Mondiale del Rifugiato: accogliere per costruire una comunità
E ancora di cuore, Papa Francesco ha parlato in riferimento alle condizioni di centinaia di migliaia di rifugiati dei cinque continenti, dei quali oggi si celebra la Giornata Mondiale promossa dalle Nazioni Unite.
Apriamo il nostro cuore ai rifugiati, facciamo nostre le loro tristezze, le loro gioie, impariamo dalla loro coraggiosa resilienza.
Francesco ha ricordato il tema della Giornata, “Insieme possiamo fare la differenza”, e ha quindi invocato uno sforzo congiunto da parte di tutti per far fronte a questa emergenza umana.
Così, tutti insieme faremo crescere una comunità più umana, una sola grande famiglia.
Numeri in crescita, nonostante la pandemia
82 milioni di rifugiati nel mondo. L'ONU chiede più impegno per la pace
Il dramma dei rifugiati vede numeri in crescita. Due giorni fa, il rapporto pubblicato a Ginevra dell’Unhcr (l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), diffondendo i dati di Global Trends, affermava infatti che nel 2020, nonostate la pandemia, il numero di persone in fuga da guerre, violenze, persecuzioni e violazioni dei diritti umani è salito a quasi 82,4 milioni. Mentre 48 milioni sono gli sfollati all’interno dei propri Paesi. “Dietro ogni numero c’è una persona. Meritano la nostra attenzione e il nostro sostegno, non solo con aiuti umanitari, ma con soluzioni alla loro situazione”, ha detto l’alto commissario Filippo Grandi, appellandosi ai leader mondiali per intensificare gli sforzi in favore di pace e stabilità.
di Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
tratto da vaticannews.va
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