«Stiamo pregando per queste giovani donne», racconta mons. Ignatius Kaigama, presidente della Conferenza episcopale nigeriana, che definisce "belve" i rapitori...
Nello Stato nigeriano di Borno, le famiglie vivono nel terrore dopo l’ultimo rapimento, avvenuto ieri, di 11 ragazzine, tra i 12 e i 15 anni, sequestrate dal gruppo di Boko Haram per poi essere ridotte in schiavitù. Nei giorni scorsi, ne erano state catturate oltre 200. "Faremo il possibile per fermarli", ha detto il presidente statunitense, Barack Obama. Pronte ad aiutare la Nigeria si sono dette anche Gran Bretagna e Francia. In molti chiedono al governo centrale di agire al più presto: la polizia ha offerto circa 200 mila euro di ricompensa a chi saprà dare informazioni utili al ritrovamento delle giovani. Stiamo pregando per queste giovani donne - racconta mons. Ignatius Kaigama, presidente della Conferenza episcopale nigeriana, che definisce "belve" i rapitori.
R. – E’ una grande tragedia, di immense proporzioni. I nigeriani sono molto infelici e per questo stiamo pregando e chiedendo al governo di fare qualcosa subito per liberare queste ragazze. In questi giorni, le donne hanno manifestato ad Abuja e pure in altre città per chiedere al governo e agli addetti della sicurezza di fare qualcosa rapidamente ed effettivamente. Dobbiamo fare un appello a questo gruppo terroristico, perché non faccia del male a queste ragazze, perché le liberi immediatamente e le restituisca ai loro parenti.
D. – Questo rapimento rientra nella visione fondamentalista che Boko Haram ha della donna un essere inferiore, tanto che queste ragazze rischiano di essere vendute come schiave sessuali per i matrimoni forzati...
R. – Fa molta paura pensare a ciò che sta capitando a queste ragazze in questo momento. Forse si trovano dentro la foresta, con queste persone, che per me non hanno niente di umano, che hanno un atteggiamento da belve. Non sappiamo cosa stia accadendo adesso a queste ragazze innocenti. Il leader di Boko Haram, Abubakar Shekau, ha parlato di vendere queste ragazze, di forzarle a sposarsi. Sono ragazze di 12, 15 anni! E’ una tragedia. Non so che tipo di persone possano agire in questa maniera. Dicono di fare la guerra nel nome di Dio, ma non so che tipo di Dio abbiano. E’ una grande tragedia! Noi abbiamo paura che possano ammazzare queste ragazze, far loro del male.
D. – Lei diceva che bisogna soprattutto chiedere al governo di agire. La Nigeria è un Paese molto grande, enorme. In che modo le forze di sicurezza potranno proteggere la popolazione nigeriana e, secondo lei, come bisogna agire contro Boko Haram, con quali mezzi?
R. – Devono cercare di usare le informazioni dell’intelligence, che dovrebbero avere. La polizia, i militari, i Servizi segreti hanno il modo di raccogliere informazioni. Quanti anni sono passati senza sapere dove queste persone compiono i loro misfatti? Per esempio, il loro leader parla attraverso Internet, ma non sappiamo dove si trovi. Dove trovano i mezzi poi per fare questa guerra? Da chi ricevono aiuto? Da altri Paesi forse? E come possono fare tutto questo senza far scoprire chi agisce dietro di loro? Questo ci dà molto fastidio. Speriamo che il governo, anche con l’aiuto di altri Paesi, possa fare qualcosa.
D. – Quindi, secondo lei, così come ha detto Barack Obama, l’aiuto degli Stati Uniti sarebbe importante?
R. – Molto importante. Stiamo chiedendo a tutti quelli che possono dare un qualsiasi aiuto di fare subito, di non tardare, perché credo che questo gruppo potrebbe fare molto male. Oggi, c’è stato questo attacco nella scuola, ma domani ce ne potrebbe essere uno al mercato e dopodomani forse all’aeroporto. Dobbiamo stare attenti e vigilare, per questo abbiamo bisogno degli aiuti dell’America, dell’Europa, dobbiamo essere equipaggiati e avere agenti di sicurezza addestrati, per riuscire a vincere questa guerra contro Boko Haram.
Francesca Sabatinelli
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