Mi fermo davanti ad una scritta su una porta. "Non è il cammino a consumare i tuoi piedi. Tu sai cosa è! Guardalo e attraversalo, così la tua anima sarà in cammino". Lascio parlare i volti e le voci di chi pellegrina con me. E capisco che forse è il dolore - portato in proprio o incontrato negli altri - la fatica più grande.
del 26 agosto 2011
 
          Poco prima di Leon, mi fermo davanti ad una scritta su una porta. 'Non è il cammino a consumare i tuoi piedi. Tu sai cosa è! Guardalo e attraversalo, così la tua anima sarà in cammino'. Non lo capisco, lo rileggo e mi lascia perplesso. E dalla memoria, per capire, mi salgono i visi e le voci di chi pellegrina con me.
          C'è Giacomo che, insieme al suo amico Aldo, viene dalla Calabria. È in pensione. Ha lavorato una vita all'ufficio delle entrate della sua provincia. Ne ha viste di ogni. E mi racconta di come nella sua regione, pur in forme diverse, l'amministrazione pubblica sia in mano alle cosche: 'La lordìa è dentro di noi. Non ce la possiamo fare. I politici fanno le leggi che vogliono, ma non è questo il problema. È che se manca la coscienza del tuo valore di uomo, non ci stai davanti ad una pistola puntata'. 'Ai miei figli ho detto di andarsene dall'Italia, mi fa male dirlo, ma non vedo nessuna possibilità per loro'.
          C'è Giorgio, diacono permanente. Ha fatto servizio a Scampia a fianco di don Aniello. Occhi chiari, intensi e svegli, essenziale e diretto: 'Come fai ad andare a messa e fare la comunione insieme ad una famiglia in cui il padre violenta la figlia da 9 anni. Lei te lo ha detto confidenzialmente perché non ne può più, ma non vuole assolutamente che si sappia, e tu sai che non puoi fare gran ché per ora, se non continuare ad ascoltarla'. 'Come fai a fare un incontro di vicariato con tre parroci viciniori, di cui sai che uno è colluso con la camorra e 'protegge' due pluriomicidi. Eppure in questa Chiesa continuo a crederci'.
          C'è Nikis, scapestrato giovane greco che è arrivato qui per fuggire dal caos del suo Paese, forse anche dalla polizia che magari lo cerca. Ci ha messo del suo nelle piazze di Atene, durante le rivolte contro il governo. A vederlo diresti che è un barbone, trasandato e un po' puzzolente, ma le sue parole sono molto pulite: 'In Grecia tra banchieri e politici si sono mangiati anche la le pietre del Partenone. E adesso dobbiamo pagare noi per i loro furti? Ma dimmi tu se non è un po' giusto fargli sentire il nostro fiato sul collo...'
          C'è Jerome, 40enne docente delle scuole 'medie' a Washington. Il primo giorno l'ho visto 'provarci' con una ragazza 20enne, anche lei americana. Ma dopo qualche ora di cammino insieme, lei gli ha dato 'picche'. Allora ha mirato ad una 26enne lussemburghese, dolce e un po' ingenua, centrando il bersaglio. Per una settimana sono andati avanti come se fossero 'sposati'. Poi un bel giorno, lui mi ha sorpassato da solo e al rifugio, la sera, l'ho trovato con una olandese di mezza età, Elodiè, molto appariscente, mentre cercava di aggiungere una nuova preda al suo 'carnè'.
          Ma Elodiè l'ha capito presto e lo ha spedito altrove. Ha esperienza della vita lei. Ha lavorato due anni come volontaria per una Ong nei sobborghi di quel che resta di Mogadiscio, in Somalia. 'Adesso ho bisogno di tirare un po' il fiato. Non è facile tornare ad una vita normale dopo che ti sono morti tre bambini in braccio di sete e di stenti. E tu sei li impotente che non puoi fare altro che abbracciarli. Ma sai che è troppo poco'. 'Ma davvero pensiamo di essere noi i normali? Noi che spendiamo 15 mila euro per una macchina nuova solo perché ha un airbag in più? Con 15 mila euro si farebbe mangiare per un anno un villaggio intero!'
          C'è Juan, 72 anni, da Portorico. È la quarta volta che fa il cammino negli ultimi 6 anni, è sempre arrivato in fondo. 'Io e mia moglie eravamo venuti in spagna 27 anni fa e ci eravamo innamorati del cammino. E spesso progettavamo di venire a farlo, ma non è mai stato possibile. Poi le è morta 12 anni fa e mi ha lasciato solo. E così fare il cammino per me è un po' come realizzare il nostro sogno e sentirla un po' presente anche lei, di fianco a me, mentre cammino'. A Burgos ha scelto di non dormire nell'ostello con noi, ma nell'albergo dove era stato con lei 27 anni prima...
          Ci sono Sonia e David, dal Maine (USA). Lei docente di spagnolo, lui direttore di un coro polifonico, si è esibito anche davanti a Bush, e lo dice con un sorriso ironico malcelato. Una figlia sposata, che li farà nonni fra poco. Una casa grande. Un vita tranquilla e felice. E per Sonia anche una fede cattolica chiara e solida: 'So che mi è stato dato molto nella vita e non so invece quanto io ho restituito. Sento che vorrei fare di più e forse un giorno ci proverò. C'è così tanto dolore!'
          Ecco, questa parola, mi illumina. Forse è il dolore che consuma i nostri piedi. Quello che ognuno di noi si porta dentro, suo o di chi l'ha incontrato, che lentamente è attraversato e consumato mentre si cammina. Questo ritmo lento e continuo, ripetitivo ma sempre diverso, stancante ma anche rigenerante, ha misteriosamente la capacità di fare accadere qualcosa dentro di noi. Mentre la testa si svuota della vita abituale e si riempie di silenzio, di grano, di verde, di vento e di cielo, il cuore lavora e cerca di sistemare i pezzi di dolore che la vita ci ha consegnato, perché l'anima torni a camminare.
          'Come i treni a vapore, come i treni a vapore, di stazione in stazione e di pioggia in pioggia, di dolore in dolore.... il dolore passerà...' Le parole di una canzone (F. Mannoia) si mischiano a quelle della Bibbia: 'Uomo dei dolori che ben conosce il patire... Dopo il suo intimo tormento vedrà la Luce e si sazierà della Sua conoscenza (Is 53,3.11)'.
 
Gilberto Borghi
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