Obiezione di coscienza: il punto di vista di un medico

Una cosa mi ha sempre colpito, talora profondamente: l'immenso valore di ogni singola vita...

Obiezione di coscienza: il punto di vista di un medico

da Attualità

 

 

Uno si chiede: perchè mai scegliere di imbarcarsi in un percorso di studi lunghissimo, per approdare alla fine alla laurea in Medicina e Chirurgia? E poi “buttarsi” e scommettere molti anni di impegno e lavoro a fianco dei malati, con l’ intento di sostenere e cercare di salvare delle vite, facendo lo scientificamente e l’ umanamente possibile (uso il termine “scommettere” in omaggio a Pascal)?

 

Se c’ è una lezione che si apprende in una vita di professione da medico-chirurgo ospedaliero, è questa: vi è tanto da imparare giorno per giorno stando accanto ai malati…

 

Imparare dalle incertezze ad approfondire la propria cultura professionale; imparare ad essere sempre più un punto di riferimento, una sicurezza  per i pazienti, trasmettendo loro calma e serenità pur nei momenti drammatici della malattia.

 

Una cosa in particolare mi ha sempre colpito, talora profondamente: l’immenso valore di ogni singola vita, nella sua unicità assieme alla sua delicatezza e fragilità. Ho sempre percepito come evidente il fatto che che  non esistono il “prodotto del concepimento,” la “salute riproduttiva, la “vita non degna di essere vissuta”…. Esiste, quella sì, la Persona Umana, ciascuna unica e irripetibile.

 

Non ho mai avuto dubbi che, dal momento del concepimento, quella, pur così minuscola, fosse già una persona, intoccabile, degna di ogni rispetto e titolare di tutti  i diritti di ogni persona; di conseguenza che ogni atto chirurgico o farmacologico mirato alla sua eliminazione sia sempre un atto scellerato. Siamo dal primo giorno medici per curare e salvare vite e sostenerle, non certo per terminarle.

 

Vi è nell’ insegnamento di Ippocrate, quella massima “primum non nocere“, che si presenta  come una sfida attualissima nel nostro mondo, dove una tecnologia  sempre più sofisticata non può in nessun caso farci scordare i fondamenti etici professionali. Soprattutto mi riferisco al perenne principio del procedere operando secondo scienza e coscienza, che mi sembra assai vicino al criterio della verità nella carità .

 

Affermando la sacralità di ogni vita umana dal concepimento alla fine naturale, credo ci si addentri in una dimensione universale, oltre cioè, spazio e tempo.

 

Se da un lato tale valore è difficilmente contestabile anche soltanto sul piano semplicemente della bioetica professionale, dall’ altro a mio parere va sottolineata l’ urgenza di difendere con forza il libero svolgersi della nostra amata Professione, in onestà e autonomia, cioè ben al  riparo dagli interventi violenti di personaggi più o meno visibili, ma dotati di molti mezzi e di scarsi scrupoli; spesso oscuri burocrati usi a servirsi di un potere politico-coercitivo che sta assumendo in varie occasioni i caratteri di un vero delirio di onnipotenza.

 

Non è il caso di perdersi d’ animo tuttavia: non siamo soli. C’è Chi ci indica la via, assieme a una schiera di buoni Maestri che ci hanno preceduto e rimangono grandi esempi nella professione, uno tra tutti il dr G. Moscati (credo sia stato fatto santo) che unì una professionalità eccelsa ad una profonda spiritualità.

 

A noi tenere alta la bandiera della Professione affrontando ogni giorno accanto al malato la grande sfida, dura ma affascinante che è poi la sfida della Vita.

 

 

dr. Franco Visintainer

http://www.libertaepersona.org

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