Omelia: "Andate anche voi nella vigna"

Dio chiama a tutte le ore! E' sempre tempo di andare a lavorare nella sua vigna; il nostro Dio non ha l'orologio (tempo scaduto!), non fa calcoli, ma invita, passa, chiama. Certamente all'inizio di questo nuovo anno rinnova anche a te l'invito a lavorare nella sua vigna (la tua famiglia, l'università, l'ambiente di lavoro, il gruppo, gli amici....). Rimboccati le maniche!

Omelia: 'Andate anche voi nella vigna'

da Quaderni Cannibali

del 15 settembre 2011

 

 Letture:            Isaia 55, 6-9                          Filippesi 1, 20-27                  Matteo 20, 1-16                                     Stiamo per leggere un’insolita parabola ed è quindi necessaria una premessa.Gesù usa immagini tolte dal suo ambiente, assai diverso dal nostro. Sentendo parlare di padrone e di operai non mettiamoci dentro le nostri opinioni sociali o sindacali. La parabola vuole spiegare il mistero del “regno dei cieli” e possiamo trovare una chiave di lettura nell’espressione dentro la quale è incastonata: “Molti che sembrano essere i primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno i primi!” (19, 30; 20, 16). È un punto focale del discorso.Si struttura in tre parti: 1. La chiamata degli operai (20, 1-7) La scena qui presentata si può ancora vedere oggi in certe parti del mondo: gente che viene ingaggiata lì per lì, di solito al mattino presto, sulla piazza o sulla strada, per un determinato lavoro e il “caporale” stabilisce subito con gli operai il salario, come qui fa il padrone della vigna con i primi chiamati: un denaro, cioè una moneta d’argento.Con gli altri invece che vengono chiamati alle nove del mattino, a mezzogiorno e anche alle tre del pomeriggio il padrone si limita a promettere che darà quello che è giusto. L’espressione definisce già il padrone come una persona che non vuole commettere ingiustizie e mette il lettore nell’attesa di sapere che cosa significa per lui quello che è giusto. Infine il padrone esce ancora alla cinque di sera (i primi avevano già lavorato 11 ore e mancava un’ora alla fine!). A questi il padrone non promette nulla. Alla fine viene  

2. Il momento della paga (20, 8-12)

Il padrone inizia dagli ultimi: lo esige il racconto. Infatti il narratore vuole attirare l’attenzione sulla reazione dei primi di fronte all’agire del padrone nel modo di trattare gli ultimi.Gli ultimi, quelli che hanno lavorato solo un’ora, ricevono il salario di un’intera giornata di lavoro come pure quelli chiamati alle nove, a mezzogiorno e alle tre del pomeriggio. Non stupisce quindi che coloro che avevano lavorato l’intera giornata pensino di ricevere di più, magari non in proporzione diretta, ma certo di più. Invece ricevono solo quello che avevano pattuito con il padrone: un denaro! Quello che scotta non è la mancanza di giustizia (hanno ricevuto quello che loro spettava), ma il comportamento del padrone e glielo dicono: “li hai trattati come noi, ci hai messo alla pari, ci hai declassati; tu disprezzi la nostra fatica. Non possiamo pretendere di più del concordato, ma tu non tieni conto che abbiamo più meriti di loro…”    Il loro ragionamento ci sembra ragionevole. La situazione è intollerabile; il datore di lavoro di sua iniziativa ha deciso di trattare alcuni secondo giustizia e altri secondo generosità. Se vuole essere generoso, lo sia con tutti; se vuole seguire la legge, questa sia uguale per tutti. La protesta è più che legittima. È questo il vero problema della parabola 3. Il padrone rende ragione del suo agire (20, 13-15) Ø non ho mancato di giustizia: ha dato quanto pattuito. Aveva concordato per un denaro e un denaro è stato dato Ø non mi è lecito disporre come voglio dei miei beni? Il padrone rivendica libertà di azione circa i suoi averi che intende disporre non per sé, ma per quelli che ne hanno meno o non ne hanno affatto. Una vita guidata solo dalla giustizia umana non risolve tutto. Solo se alla giustizia si unisce l’amore, la generosità, la bontà, tutto si può aggiustare. Ecco allora la terza motivazione Ø non è forse il tuo occhio cattivo perché io sono buono? Viene chiamato in causa il comportamento degli operai. Essi giudicano la bontà del padrone per il quale è “giusto” dare anche agli ultimi la paga dei primi. Sul piano storico è intuibile il riferimento agli Ebrei, chiamati per primi a formare la vigna del Signore e a lavorare in essa: si sono visti scavalcare dai pagani che sono entrati in maggioranza nella Chiesa. Ma più genericamente possiamo vedere nella reazione dei primi il tentativo diffuso di ridurre il cuore di Dio alle dimensioni del nostro povero cuore umano. Vorremmo che anche Dio si fermasse ad una giustizia ben calcolata in ore e meriti, cosicché a noi toccherebbe un bel gruzzolo. E invece Dio allarga i cordoni della sua borsa e … gli ultimi diventano i primi! Aggiungo ancora qualche altra considerazione, molto in breve. Tu potrai soffermarti con calma a riflettere su questa parabola “divina”, perché solo Dio tratta tutti così da … Signore! Ø Dio chiama a tutte le ore! E’ sempre tempo di andare a lavorare nella sua vigna; il nostro Dio non ha l’orologio (tempo scaduto!), non fa calcoli, ma invita, passa, chiama. Certamente all’inizio di questo nuovo anno rinnova anche a te l’invito a lavorare nella sua vigna (la tua famiglia, l’Università, l’ambiente di lavoro, il gruppo, gli amici….). Rimboccati le maniche e sii generoso/a! Ø La logica di Dio: ricordi  o    il padre misericordioso che abbraccia il figlio che lo ha disonorato sperperando metà del suo patrimonio? o    la generosità folle del re che condona l’enorme debito di un suo suddito (vangelo di domenica scorsa)?o    Quanto dice Isaia nella prima lettura di oggi? “Le mie vie non sono le vostre vie”? a ricordarci che la logica di Dio, il suo modo di guardare i fatti e le persone supera enormemente il nostro povero giudizio, il suo modo di agire nella storia va molto al di là delle nostre corte e meschine vedute… o    Le espressioni (così poco sagge secondo il mondo): “Chi perde la vita la guadagna; chi la guadagna la perde…   amate i vostri nemici, pregate per quelli che perseguitano…” Ø La Croce di Gesù, massima epifania della logica di Dio: Dio nella Croce di Gesù non è sconfitto, ma è vittorioso e vince nell’unico modo con cui Lui può vincere: dando la vita e non solo per quelli che sono entrati per primi a lavorare nella vigna, ma per tutti, anche per gli ultimi che hanno faticato un’ora sola. Il cuore squarciato di Gesù è per TUTTI! E questo perché la salvezza, il Paradiso, non è oggetto di conquista da parte nostra (non ha quindi senso contare i meriti, segnare le ore di lavoro nella vigna…), ma è unicamente DONO. La fredda giustizia della legge, direbbe san Paolo, di fronte alla quale nessuno si può dire giusto, è superata dalla gratuità della giustificazione, sgorgata dalla Croce di Gesù! 

Don Gianni

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